ORTE: La bohème – Giacomo Puccini, 26 luglio 2019

ORTE: La bohème – Giacomo Puccini, 26 luglio 2019

Piazza Libertà, 26 luglio 2019


A seguito della prima edizione del Concorso di canto “Lirica sul Tevere” tenuto a Orte, privincia di Viterbo, un anno fa, la messa in scena de La bohéme, che era motivo di selezione del concorso, nella centrale Piazza Libertà del centro storico della cittadina arroccata alle sponde del “biondo” fiume sacro ai romani.

Direttore artistico, promotore, patron e anima della manifestazione, il regista ortano Sandro Corelli che ci mette tutte le sue forze, da “puro folle” qual’è, per garantire una continuità musicale, culturale alla sua Terra ed alla sua Città, che ambirebbe porre al centro delle atrattive turistiche di tutto il Lazio e della Tuscia in particolare.

Quest’anno, poi, in questa sede si è colta l’occasione per celebrare i cinquant’anni di carriera di Katia Ricciarelli, madrina e presidente del Concorso che, in questa edizione, ha visto tra i giurati altri due illustri colleghi: il tenore Nicola Martinucci ed il basso Roberto Scandiuzzi. Da questa edizione del Concorso, finalizzato a recite di Tosca e della rossiniana Cenerentola da tenersi a Orte dal 13 al 26 luglio 2020, sono emerse voci assai interessanti. A riprova che la temuta crisi di voci e di giovani talenti è ben lontana dalla realtà

Nell’unica recita di Bohème, si è molto apprezzata la regia dello stesso Corelli, che ne ha voluto realizzare una versione scenicamente a 180 gradi inglobando tutta la piazza, con un originale effetto panoramico poiché la scena, assieme alle luci firmata da Umberto Di Nino, rimaneva sempre visibile nella sua totalità, focalizando a seconda degli atti la soffitta nella zona centrale, il quartiere latino e il Cafè Momus sulla sinistra dello spettatore, mentre la Barriera d’Enfer stava a destra, Come al solito perfettamente centrati i costumi di Artemio Cabassi, sempre una garanzia di buon gusto e professionalità, che non ha rinunciato ad una zampata di eleganza nel vestire Musetta e le sue amiche presenti al Cafè Momus, con modelli di alta sartoria anni Cinquanta dello scorso secolo, visto che l’azione è stata temporalmente spostata al periodo del dopoguerra e della rinascita economica italiana. Comunque uno spettacolo tradizionale, rispettoso della drammaturgia, con alcune ottime trovate, come quella di far attraversare la piazza da un doganiere a cavallo all’inzio del terzo atto.

Musicalmente è andata anche molto bene, seppure la necessaria amplificazione abbia a tratti falsato le dinamiche (le voci interne si sentivano quasi più presenti di quelle in scena) grazie al pregevole apporto della Orchestra Sinfonica Europa e del coro Lirico Italiano, quest’ultimo ubbidiente al Maestro Renzo Renzi. Dal podio il giovane direttore Jacopo Sipari di Pescasseroli ha imposto una lettura precisa, ricca di sfumature per quanto consentito all’aperto, di tensione e di ottime intenzioni apprezzabili in certi ritardando e pianissimi che pure sono stati molto apprezzati dal folto pubblico che gremiva la piazza.

Pubblico che ha calorosamente sottolineato con generosi applausi le arie più famose ed ha premiato il giovanissimo cast. Tra I vincitori della edizione 2018 del concorso, abbiamo ritrovato la trepitante e avvincente Mimì del soprano rumeno Alexandra Grigoras, dotata di una voce lirica piena e morbida, la affascinante, bellissima Musetta del soprano di Gran Canaria Abenuara Graffigna Caballero, deliziosa nel suo brillante valzer, il baritono giapponese Hibiki Ikeuchi, molto maturato e decisamente ottimo Marcello, il baritono padovano Alberto Zanetti, uno Schaunard di lusso ed il convincente basso koreano Sang Jin Jang. Menzione speciale merita il tenore calabrese Raffaele Tassone, che ha sostituito il previsto vincitore del concorso che ha dato forfait. Voce interessante di tenore lirico, dotata di squillo e dal Do facile e timbrato, come si è potuto apprezzare sulla “speranza” che corona la “Gelida manina”. Interprete apprezzabile ed elemento da tenere d’occhio, impiccionescamente parlando.

Sotto la guida paterna di Armando Ariostini che, oltre a dar loro saggi consigli, si è divertito e ci ha deliziato con due saporitissime caratterizzazioni, Benoit il godereccio padrone di casa prima, ed Alcindoro nel secondo atto, ricalcando nello sfortunato gentleman con un tocco di ironia il Conte Danilo delle sue tante ed indimenticabili Vedove allegre.

Andrea Merli

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