BERGAMO: Raffa in the sky – Lamberto Curtoni, 8 ottobre 2023

BERGAMO: Raffa in the sky – Lamberto Curtoni, 8 ottobre 2023

RAFFA IN THE SKY

Fantaopera in due atti
Libretto Renata Ciaravino, Alberto Mattioli
da un’idea di Francesco Micheli
Musica Lamberto Curtoni
Copyright ed edizioni della musica originale Casa Musicale Sonzogno – Edizioni Curci


Direttore Carlo Boccadoro

Regia Francesco Micheli

Personaggi e Interpreti:

  • Raffaella Carrà Chiara Dello Iacovo
  • Apollo XI, La Maestra russa, Il Parrucchiere delle dive Dave Monaco
  • La Nonna, L’Ostetrica, Luca Gaia Petrone
  • Carmela Carmela Remigio
  • Fidelius, La Star di Hollywood, Il grande censore, L’impresario della tivù Roberto Lorenzi
  • Vito Haris Andrianos

Scene Edoardo Sanchi
Costumi Alessio Rosati
Coreografie Mattia Agatiello
Light designer Alessandro Andreoli

Orchestra Donizetti Opera e Ensemble Sentieri Selvaggi
Coro I Piccoli Musici di Casazza Maestro del coro Mario Mora
Danzatori della Fattoria Vittadini

Nuova produzione della Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo per Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023

 

Teatro Donizetti, 8 ottobre 2023


A due anni dalla scomparsa, avvenuta il 5 luglio 2021, a Raffaella Carrà (nome d’arte di Raffaella Maria Roberta Pelloni, nata a Bologna il 18 giugno 1943) il Teatro Donizetti di Bergamo inaugura la stagione, che proseguirà con l’edizione 2023 del Festival dedicato al grande Bergamasco,  con una “Fantaopera” in due atti, commissionata dal direttore e regista Francesco Micheli al compositore Lamberto Curtoni, su libretto di Renata Ciavarino e Alberto Mattioli.

La cronaca si riferisce all’ultima delle quattro recite programmate, a teatro gremito di pubblico particolarmente partecipe e anche “particolare”, che ha decretato un successo clamoroso, interrotto da scroscianti applausi a scena aperta e, alla fine, con “Standing Ovation”, ottenendo per bis due canzoni popolarissime della celeberrima cantante e ballerina, il cui successo si espanse nel corso della lunga e non sempre facile carriera soprattutto nei paesi di lingua spagnola:  “Ballo ballo” e lo “scandaloso”, per tempi, “Tuca tuca”.

Si vorrebbe, ripetendo l’abbaglio della critica all’indomani della “prima” torinese della Bohème pucciniana, con gli insindacabili commenti del Bersezio: “l’errore di un momento” e del D’Ormeville: “opera mancata, non farà giro”, garantire un lungo e fortunato percorso a Raffa in the Sky. La produzione è davvero magnifica. Il lavoro di Micheli, con la sua squadra, Edoardo Sanchi, scene, Alessio Rosati, costumi, Mattia Agatiello, coreografie e Alessandro Andreoli, luci, è ammirevole, brillante, dinamica e ideale per mettere a fuoco la trama, che essendo “fantastica” immagina la Carrá extraterrestre, inviata dal pianeta Arkadia, nascosto dietro la Luna e invisibile all’essere umano. Un mondo magico dominato da Apollo XI, il quale canta in stile barocco, e dai suoi fedeli sudditi, voci bianche di perfetta armonia I Piccoli Musici di Casazza diretti da Mario Mora e che ricordano tanto i bimbi dei nimbi del Mefistofele, amministrato da Fidelius. La loro missione è inviare sulla Terra geni dell’arte, tra questi nel 1943 la Carrá, la quale si umanizza al punto di non voler tornare sul pianeta di origine, disobbedendo gli ordini della missione. In parallelo alla fantascienza, si sviluppa una storia umana piccolo-borghese, protagonista una famiglia con le tipiche crisi familiari di gelosia e incomprensioni e, poteva mancare, relativo figlio gay. Spetta alla “maga” Raffaella con i suoi programmi televisivi, telefonate, fagioli contenuti nel grande contenitore di vetro, garantire la riconciliazione e l’immancabile happy end: “Carramba! Che sorpresa”.

La lunghezza è parsa eccessiva (un’ora e un quarto la prima parte, 55 minuti la seconda) certamente la “brevità, gran pregio” di pucciniana memoria non è stata osservata. Il testo è funzionale, come la nuova musica. Il libretto, in rima, propone la “formula chiusa” di arie, duetti ecc. La musica segue l’onda neo-melodica e si diletta in molte citazioni operistiche, inevitabilmente Lucia di Lammermoor e inaspettatamente il Don Giovanni. Il volo, beninteso musicale, si raggiunge quando vengono usate le canzoni della Carrà, va detto ben integrate.

Il cast allinea artisti molto preparati: tra questi il soprano Carmela Remigio, nella parte di Carmela, madre e moglie della coppia umana, il tenore Dave Monaco, Apollo XI, Maestro russo e Parrucchiere, il baritono Roberto Lorenzi, Fidelius, Hollywood Star, Censore ed Impresario TV, baritono Haris Andrinos, Vito il marito e padre di Luca, il mezzosoprano Gaia Petrone, che veste pure i panni della nonna e dell’ostetrica. Molto bene il corpo di ballo Danzatori della Fattoria Vittadini e, naturalmente, ottima l’orchestra Donizetti Opera diretta con cura e spirito da Carlo Boccadoro.

Una nota a parte merita la protagonista, Chiara Dello Iacovo, unica cantante pop e ballerina, la cui voce è amplificata, per altro molto bene. Perfetta sia nel canto che nella danza, ha dato vita ad una Carrà credibile somigliantissima all’originale, il miglior complimento che le si possa fare.

Infine una riflessione: per un personaggio così popolare, sarebbe stato più adatto un Musical, senza voci liriche e con un linguaggio musicale prossimo al suo e al suo pubblico. La storia parallela, la famigliola con il figlio gay, mi è parsa di troppo. Che la Carrà sia stata e continuerà ad essere anche un’icona gay, come d’altra parte Barbara Streisand, Mina, Judy Garland e molte altre, è noto all’universo e… in altri siti. Sottolinearlo mi è parso la tipica “ruffianata” teatrale.

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