BRESCIA: IL BARBIERE DI SIVIGLIA, 17 ottobre 2021

BRESCIA: IL BARBIERE DI SIVIGLIA, 17 ottobre 2021

 

IL BARBIERE DI SIVIGLIA

Dramma comico in due atti. Musica di Gioachino Rossini.
Libretto di Cesare Sterbini dalla commedia Le barbier de Séville di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais.
Prima rappresentazione: Roma, Teatro Argentina, 20 febbraio 1816

 

Direttore Jacopo Rivani
Regia, Scene e Costumi Ivan Stefanutti

Personaggi e Interpreti:

  • Il conte d’Almaviva Matteo Roma
  • Bartolo Enrico Marabelli
  • Rosina Chiara Tirotta
  • Figaro Gianni Luca Giuga
  • Don Basilio Alberto Comes 
  • Fiorello Pierpaolo Martella
  • Berta Tiberia Monica Naghi
  • Ambrogio Federico Pinna
  • Ufficiale Federico Pinna


Luci Fiammetta Baldiserri

Assistente regia e scene Filippo Tadolini
Assistente ai costumi Stefano Nicolao
Assistente alle luci Gianni Bertoli

Maestro del coro Massimo Fiocchi Malaspina

Coro OperaLombardia
Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano

Coproduzione Teatri di OperaLombardia e Shanghai International Arts Festival

 

Teatro Grande, 17 ottobre 2021


Ultima recita, al Teatro Grande di Brescia, del fortunato Barbiere di Siviglia del circuito Opera Lombardia, che riprenderà in gennaio 2022 la irrefrenabile corsa con i giovani finalisti dell’As.Li.Co a cui si è aggiunto, per un salvataggio in extremis, il baritono Enrico Marabelli al posto di Diego Salvini nella parte di Don Bartolo.

Il barbiere di siviglia – Teatro Grande di Brescia

Della “prima” a Como ha già dato notizia ed ampio resoconto qui, nel sito de I Teatri dell’Est, Nicola Salmoiraghi, non di meno a Brescia si è trattato di una ripresa a teatro praticamente esaurito alla replica domenicale, con numerosa presenza di giovani e ragazzi i quali hanno molto apprezzato questa regia “dark” spiritosissima di Ivan Stefanutti – sue pure le scene ed i costumi, mentre il disegno delle luci si deve a Fiammetta Baldiserri, coadiuvati rispettivamente da Filippo Tadolini, Stefano Nicolao e Gianni Bertoli – che si rifà alla celebre serie televisiva americana The Munsters degli anni Sessanta dello scorso secolo, giunta in Italia verso gli anni Ottanta. Un Barbiere che, lungi dall’essere inquietante, stigmatizza l’horror ridendoci sopra, laddove Don Bartolo – in ciò impagabile Marabelli – risulta il fedele ritratto di Granpa, il nonno vampiro alla Bela Lugosi, con tocchi mefistofelici degni del Dottor Jekyll e Mister Hyde, mentre Don Basilio espone la “calunnia” carbonizzando un coniglio. In linea, dunque, con i “Kattivissimi” dell’opera, che attraggono i più piccoli nei libri di Cristina Bersanelli, strappando oltre agli applausi schiette risate anche al pubblico adulto.

Il barbiere di siviglia – Teatro Grande di Brescia

Il versante musicale è parso all’altezza: di Marabelli, veterano tra i giovani, è presto detto: voce di notevole presenza, arguzia nel fraseggio senza mai scadere in facili effetti, sillabato da manuale. Una presenza vocale rassicurante, nonostante il diabolico aspetto. Se il Figaro di Gianni Luca Giuga è parso sotto tono vocalmente, si è saputo poi che ha cantato indisposto, ha reso benissimo la mercuriale recitazione, non meno dello spiritoso Basilio di Alberto Comes, giovane basso di cui si segue con interesse la progressiva presa di ruoli sempre più impegnativi, e del bravissimo, facile all’acuto e brillante nel canto, Almaviva dell’altrettanto giovane tenore Matteo Roma.

Una delizia, per la scioltezza vocale, lo spirito travolgente e la voce di bella grana e usata a dovere con grande maestria, la bella e simpatica Rosina di Chiara Tirotta, mezzosoprano di Reggio Calabria che ormai costituisce una preziosa conferma. Ottima anche la Berta, armata di ascia e sempre minacciosa, intonata con bel piglio sopranile da Tiberia Monica Naghi e assai bene anche il Fiorello di Pierpaolo Martella nonché l’Ufficiale di Pietro Miedico.

Il barbiere di siviglia – Teatro Grande di Brescia

Ben preparato il coro di Opera Lombardia agli ordini di Massimo Fiocchi Malaspina e così pure l’orchestra dei Pomeriggi Musicali obbediente alla bacchetta di Jacopo Rivani, che ha garantito un buon ritmo, i giusti colori al celebre spartito, con incalzante energia nei celeberrimi “crescendo”. Alla fine fragorosi ed insistiti applausi di un pubblico finalmente felice e soddisfatto.

Andrea Merli

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