COMO: Aida – Giuseppe Verdi, 29 novembre 2019

COMO: Aida – Giuseppe Verdi, 29 novembre 2019

AIDA

Opera drammatica in quattro atti. Musica di Giuseppe Verdi. Libretto di Antonio Ghislanzoni.

Prima rappresentazione: Il Cairo, Teatro dell’Opera, 24 dicembre 1871

 

Direttore Francesco Cilluffo

Regia e scene Franco Zeffirelli

Regia, riallestimento scene riprese da Stefano Trespidi

Personaggi e Interpreti:

  • Aida Maria Teresa Leva
  • Radamès Samuele Simoncini
  • Amneris Cristina Melis
  • Amonasro Leon Kim
  • Ramfis Fabrizio Beggi
  • Il Re d’Egitto Francesco Milanese
  • Una sacerdotessa Teresa Di Bari
  • Un messaggero Alessandro Mundula

Costumi Anna Anni

Costumi ripresi da  Lorena Marin

Luci Fiammetta Baldiserri

Coreografia Luc Bouy

Maestro del coro Diego Maccagnola

 Coro OperaLombardia

Orchestra I Pomeriggi Musicali

Coproduzione Teatri di OperaLombardia

Teatro Sociale, 29 novembre 2019

Accolta a Como da franco successo la ripresa dell’Aida che Franco Zeffirelli ideò nel 2001 per il teatrino di Busseto. Una “Aidina”, come ebbe modo di sottolineare il compianto regista fiorentino, in grado di entrare in un palcoscenico ampio sette metri e dunque, come del resto la precedente Traviata, facile da esportare anche in spazi non nati per l’opera: uno per tutti il Piccolo Teatro di Milano dove si ebbe modo di assistervi ormai tanti e tanti anni fa.

Uno spettacolo su cui si sono già versati fiumi di inchiostro e sul quale non è il caso di dilungarsi, anche perché documentato in DVD. Si dica solo che per strada si è ovviamente modificato, non necessariamente in meglio, ha perso alcuni pezzi, per esempio nel terzo atto, quello del Nilo, dove del fiume, un tempo addirittura navigabile in barca, s’è persa la traccia. Curatore della ripresa Stefano Trespidi; rimangono, rimaneggiati anch’essi da Lorena Marin, i bei costumi di Anna Anni, le coreografie di Luc Bouy e le luci, sempre azzeccate, di Fiammetta Baldiserri.

Sugli scudi il lodevole coro OperaLombardia, diretto da Diego Maccagnola, che senza rinforzi riesce comunque a rendere la grandiosità delle scene trionfali e pure l’ottima orchestra de I Pomeriggi Musicali guidata da Francesco Cilluffo, che si doleva dell’imposizione dei tagli (oltre alle danze pure di alcuni assieme) ma che, comunque, ha impresso una lettura baldanzosa e ritmicamente serrata, con grandi effetti ed accese dinamiche nei pieni e nei tutti, tanto da risultare quasi esplosivo, salvo poi diradare il suono e creare la giusta atmosfera nei momenti di maggior liricità.

Affiatato e ben assortito il giovane cast: iniziando dal solvente e puntuale Messaggero del tenore Alessandro Mundula e continuando con la pregevole sacerdotessa intonata in quinta da Teresa Di Bari, giustamente in costume per gli applausi alla ribalta finale. Un po’ esangue il Re di Francesco Milanese, roboante al punto giusto ed autorevole il Ramfis di Fabrizio Beggi. E’ piaciuto molto il baritono Leon Kim, un Amonasro cantato e mai gridato, ricco di intenzioni e dotato di voce pregevole. Ben in parte, sia scenicamente che vocalmente, l’appassionata Amneris di Cristina Melis, rotonda in zona centrale e grave, svettante in acuto con estrema incisività. Benissimo la giovane Aida di Maria Teresa Leva, la quale senza tradire l’impostazione squisitamente lirica – apprezzata anche nella recente Bohème a Modena – ha l’arma vincente in messe in voce, attacchi in pianissimo e smorzature che la rendono particolarmente seducente e commovente nel canto.

Un capitolo a parte merita il tenore Samuele Simoncini, il percorso artistico e la vita avventurosa meriterebbero l’attenzione di uno sceneggiatore televisivo: da un discreto Ernesto in Don Pasquale agli inizi, è passato poi per concorsi televisivi, quindi ha cantato sulle navi da crociera e poi, finito sotto le cure materne di Laura Brioli, è rinato tenore lirico spinto. Lo ha dimostrato ormai in parti di estrema difficoltà, che vanno dal Manrico in Trovatore, all’Alvaro della Forza ed allo Chénier. Questo di Radames è un ruolo che gli calza benissimo, per la passione che ci mette nel fraseggio, per il giusto accento e per la sicurezza nell’acuto, timbrato e squillante. Un’ulteriore maturità d’interprete ed anche il dosaggio delle sue cospicue energie, esposte fin troppo generosamente, faranno di lui un elemento di sicuro successo, pronto a prendere il volo dalla dorata provincia ai più grandi palcoscenici internazionali.

Andrea Merli

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