BILBAO: Semiramide – Gioachino Rossini, 16 febbraio 2019

BILBAO: Semiramide – Gioachino Rossini, 16 febbraio 2019

SEMIRAMIDE

Gioachino Rossini

Euskalduna Jauregia

direttore Alessandro Vitiello
regia Luca Ronconi
ripresa da  Marina Bianchi

Personaggi e Interpreti:

  • Semiramide Silvia Dalla Benetta
  • Arsace Daniela Barcellona
  • Assur Simón Orfila
  • Idreno José Luis Sola
  • Oroe Richard Wiegold
  • Azema Itziar de Unda
  • Mitrane Josep Fadó
  • Ghost of Nino David Sánchez

    Bilbao Orkestra Sinfonikoa
    Coro de Ópera de Bilbao

    scene Tiziano Santi
    luci A.J. Weissbard
    costumi Emanuel Ungaro
    direttore del coro Boris Dujin

    Production Teatro di San Carlo di Napoli


Torna nella 67esima stagione ABAO Semiramide, titolo che mancava da ben 24 anni e che pure, tra i capolavori del così detto “Rossini serio”, ha avuto una precedente frequentazione nella capitale dei Paesi Baschi: nel 1985, protagonista June Anderson e giusto dieci anni più tardi con Denia Mazzola Gavazzeni nei panni della leggendaria regina babilonese.

Lo spettacolo è stato mutuato dal Teatro di San Carlo di Napoli, dove vide la luce circa 8 anni fa ed è uno degli ultimi per la regia del compianto Luca Ronconi, qui ripreso con estrema fedeltà ed efficacia da Marina Bianchi e dal suo team costituito da Cinzia Macis e Marcella Lustrati, per le scene firmate a suo tempo da Tiziano Santi, da Maddalena Marciano che ha riproposto i costumi di Emanuel Ungaro e di Pamela Cantore che, a sua volta, ha ricreato le luci che disegnò Weisbard. Si tratta di un allestimento riconoscibile tra quelli di Ronconi, dotato di pannelli che scorrono lateralmente e perpendicolrmente sulla scatola che racchiude la scena. La narrazione procede fluida e senza intoppi, con suggestioni evidenti e con una lettura chiara della drammaturgia di Gaetano Rossi che si rifà al testo volterriano dove la regina, più che lussuriosa e corrotta, è ambiziosa e superba.

Nel ruolo del titolo era stata annunciata Angela Meade, ma il soprano si è vista costretta a rinunciare a ridosso dell’inizio delle prove – sempre risicate in queste realtà dove lo spazio teatrale, giova ricordarlo, è ceduto dalla municipalità a pagamento e per tempo limitato – e dunque, per fortuna del direttore artistico Cesidio Nino, si è trovata libera Silvia Dalla Benetta, soprano già nota a Bilbao per aver interpretato nel 2010 la Gulnara del verdiano Il Corsaro e, soprattutto, che il ruolo aveva già interpretato, seppure 14 anni fa in quel di Pisa. Dunque le lodi vadano in primis a lei che ha superato brillantemente la prova con invidiabile sicurezza professionale, aggiungendo poi un’adeguata presenza scenica e vocale, tanto nelle spericolate agilità, quanto fulminante in acuto. L’interprete, infine, non è stata da meno, rivaleggiando con un autentico “mostro” in campo rossiniano: Daniela Barcellona che ha vestito di panni di Arsace. Stupisce, nell’Artista triestina, la duttilità e fluidità di un mezzo vocale, ampio, pieno e rigoglioso, asservito in tempi recenti anche a ruoli verdiani, Eboli e Amneris, tra gli altri e, addirittura veristi: proprio qui a Bilbao, nel 2015, debuttò con successo Cavalleria Rusticana a fianco di un altro Turiddu alle primissime armi, Gregory Kunde. Arsace per la Barcellona non ha segreti, le calza a pennello anche per la facilità con cui gestisce l’imponente figura conferendole una credibile virilità. Vocalmente le riesce di trovare toni e colori adolescenziali del ragazzo, veemente e innamorato e la riprova, oltre che nelle due celeberrime arie salutate da applausi interminabili, nei duetti con Semiramide e con il rivale Assur. Questi era Simon Orfila, il basso di Minorca che in questo ruolo emula per baldanza fisica e valore interpretativo il grandissimo Samuel Ramey: esibisce un canto fluido e agile, con una bella cavata nella zona grave e con precisione nelle agilità, pure variate nella ripresa delle strette. Come interprete, infine, pure lui ammirevole.

Buona la prova del tenore emergente in Spagna José Luis Sola, cui è stata amputata l’aria del primo atto, ma che si è fatto onore in quella spericolata del secondo. Di particolare spicco la Azema del soprano Iziar de Unda, dalla voce bella ed in avanti e musicalmente precisa e così pure adeguati il fantasma di Nino (amplificato e fuori scena) del basso David Sanchez ed il Mitrane di Josep Fadò. Fuori parte l’Oroe del basso Richard Wiegold, dalle cavernosità più adatte, forse, al canto wagneriano.

Rimane da dire della bella prova del Coro Abao, diretto come sempre da Boris Dujin, sistemato in buca e ciò, per motivi di regia ma motivo di disagio per il direttore d’orchestra che doveva concertare gli attacchi senza mandarlo fuori tempo specie nei pertichini durante le arie. Alessandro Vitiello, rossiniano DOC, ha garantito la fatidica quadratura del cerchio e, oltre a portare in porto con polso sicuro la valente orchestra Sinfonica di Bilbao, ha sempre mantenuto un adeguato equilibrio tra buca e palcoscenico. I tagli ci sono stati, ma abbastanza contenuti e tutto sommato indolori, ma soprattutto ci sono stati i colori, il ritmo e la necessaria tensione drammatica per rendere al completo il fascino di questa meravigliosa opera cui è arriso un successo pieno scandito da ripetute chiamate.

Andrea Merli

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