PIACENZA: Andrea Chenier, 24 gennaio 2019

PIACENZA: Andrea Chenier, 24 gennaio 2019

UMBERTO GIORDANO
ANDREA CHÉNIER
Dramma di ambiente storico in quattro quadri
Libretto di Luigi Illica

Direttore Aldo Sisillo
Regia Nicola Berloffa

Personaggi e Interpreti:

  • Andrea Chénier Martin Muehle
  • Carlo Gérard Claudio Sgura
  • Maddalena di Coigny Saioa Hernández
  • La mulatta Bersi Nozomi Kato
  • La Contessa di Coigny Shay Bloch
  • Madelon Antonella Colaianni
  • Roucher Stefano Marchisio
  • Fléville/Tinville Alex Martini
  • Mathieu, detto Populus Fellipe Oliveira
  • Un “Incredibile” Alfonso Zambuto
  • L’abate Roberto Carli
  • Schmidt Stefano Cescatti
  • Il Maestro di Casa / Dumas Luca Marcheselli

Justin Arienti, scene
Edoardo Russo, costumi
Valerio Tiberi, luci
Veronica Bolognani, assistente alla regia

ORCHESTRA REGIONALE DELL’EMILIA ROMAGNA
CORO: ASSOCIAZIONE CORO LIRICO TERRE VERDIANE – FONDAZIONE TEATRO COMUNALE DI MODENA
Stefano COLÒ, maestro del coro

Teatro Municipale, 24 gennaio 2019


Produzione del circuito emiliano, questo Andrea Chénier colto nel suo passaggio per Piacenza si potrà vedere a Reggio Emilia, Ravenna ed a Parma. Un bel traguardo in una programmazione che, essendo della “dorata” provincia operistica, nulla ha da invidiare a quelle di teatri più blasonati e non ci si stancherà mai di ripeterlo.

Lo spettacolo, innanzitutto, ha una presa sicura ed immediata sul pubblico. Nicola Berloffa, regista di cui ricordiamo i bei risultati delle precedenti La Wally e La Gioconda ottenuti proprio al Teatro Muncipale di Piacenza, non si discosta da quello che, inevitabilmente, è un grande affresco storico: il “Terrore” durante la fase finale della Rivoluzione francese. Personaggi di fantasia tutti meno quello del celebre Poeta, che gli hanno permesso qualche divagazione e la ricerca di una lettura, se possibile, “nuova”. Un remake, si direbbe in termini cinematografici, di un film notissimo, molto amato dal pubblico dei melomani. Reinterpretare la tradizione comporta dei rischi e qualche scivolone qui c’è stato. Iniziando dalla parrucca di Maddalena, che da libretto viene a più riprese nominata come “bella bionda” mentre appare di un bel rosso “pel di carota”, continuando con l’uccisione a vista della malcapitata Contessa di Coigny a colpi di lancia da parte dei servitori a fine atto primo, dunque non più “morta alla porta della stanza mia” come ci narra poi Maddalena nella sua conosciutissima romanza. E via di questo passo, nell’ambito di una regia che è sostanzialmente convenzionale. Scene di Justin Arienti, costumi di Edoardo Russo, luci di Valerio Tiberi.

Ottimo il versante musicale dominato da tre solisti di vaglia, iniziando dal poderoso Gerard intonato dal baritono Claudio Sgura, interprete talentuoso che dopo il “Nemico della Patria” ha ottenuto un meritato e prolungato applauso; Saioa Hernandez, soprano madrileno che proprio a Piacenza ha mosso i primi passi in Italia e, come si sa, è stata recentemente Odabella nell’Attila inaugurale alla Scala, è Maddalena: palpitante ed eroica, commovente ne “La mamma morta” e quindi ispiratissima nel duettone finale in cui gareggia in acuto con il tenore brasiliano Martin Muehle, Chénier, che ha trovato un bel riscontro col pubblico della pomeridiana, facile all’entusiasmo e generosissimo di applausi. Le parti di fianco, molto ben difese, hanno visto allineate l’ottima Mulatta Bersy del soprano giapponese Nozomi Kato, le brave Contessa di Coigny e Vecchia Madelon, rispettivamente i mezzosoprano Shay Bloch e Antonella Colasanto, il mercuriale Rocher del baritono Stefano Marchisio, cui spetta l’ardito compito di copulare “coram populi” con la Meravigliosa Bersy, il baritono Alex Martini, perfetto sia come svenevole Fléville che quale terribile Fouquier Tinville, i tenori Roberto Carli, pungente Abate ed Alfonso Zambuto, mellifluo Incredibile, il baritono Felipe Oliveira, tonante Sanculotto Mathieu, Stefano Cescati carceriere Schmidt ed infine Luca Marteselli, nei panni del Maestro di Casa prima e di Dumas nel terzo atto.

Bravo il coro “Associazione Coro Lirico Terre Verdiane”, disinvolto anche nei movimenti scenici, istruito da Stefano Colò e benissimo l’Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna “Arturo Toscanini” ubbidiente alla bacchetta del Maestro Aldo Sisillo che ha garantito una tenuta ottimale, staccando dei tempi adattissimi a rendere dell’opera la sequenza quasi cinematografica dello svolgimento, curando con massima attenzione il rapporto tra buca e palcoscenico, sostenendo idealmente le voci. Del successo di pubblico, arrivato numeroso anche da regioni e città vicine, s’è detto, in un teatro che ha offerto il consolante aspetto del “tutto esaurito”.

Andrea Merli

 

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