TEATRO ALLA SCALA: La traviata, 22 gennaio 2019

TEATRO ALLA SCALA: La traviata, 22 gennaio 2019

LA TRAVIATA

 Melodramma in tre atti

Libretto di Francesco Maria Piave

Musica di GIUSEPPE VERDI

(Editore Casa Ricordi, Milano)

Prima rappresentazione: Venezia, Teatro La Fenice, 6 marzo 1853

Prima rappresentazione al Teatro alla Scala: 29 dicembre 1859

Produzione Teatro alla Scala

 

Direttore MYUNG-WHUN CHUNG (gennaio e febbraio) MARCO ARMILIATO (marzo)

 Regia LILIANA CAVANI

 

Personaggi e interpreti principali

  •  Violetta Valéry  Marina Rebeka (11, 13, 16, 20, 22, 27 gen.; 2, 5, 8 feb.), Sonya Yoncheva (12, 14, 17 mar.)
  • Alfredo Germont Francesco Meli (11, 13, 16, 20, 22, 27 gen.; 12, 14, 17 mar.), Benjamin Bernheim (2, 5, 8 feb.)
  • Giorgio Germont Leo Nucci (11, 13, 16, 20, 22, 27 gen.; 2, 5, 8 feb.), Plácido Domingo (12, 14, 17 mar.)

 Scene DANTE FERRETTI

Costumi GABRIELLA PESCUCCI

Coreografia MICHA VAN HOECKE

Luci MARCO FILIBECK

Coro, Corpo di Ballo e Orchestra del Teatro alla Scala

Maestro del Coro BRUNO CASONI

 

Teatro alla Scala, 22 gennaio 2019


L’ennesima ripresa, si dirà, della “solita” Traviata. Quella firmata da Liliana Cavani, con le monumentali scene – atto primo e casa Bervoix nel secondo quadro del secondo atto – di Dante Ferretti, sempre di grande fascino e suggestione, gli splendidi costumi di Gabriella Pescucci le ben dosate luci di Frédéric Filibeck e le opportune coreografie di Misha Van Hoeke. Una gioia per gli occhi degli spettatori del turno O, quasi tutti autoctoni e con molte facce nuove. “Fammi dare un’occhiata alla storia” si è sentito dire prima che iniziasse la recita ed è sempre buono un pubblico nuovo. Nel frattempo il “nuovo” allestimento di Tcherniakov, quello delle tagliatelle e delle zucchine, sembra decisamente relegato in soffitta – o in cantina – con tanti cari saluti, soprattutto ai bei soldi investiti in una produzione in tutti i sensi “irripetibile”.

Poche sorprese nel cast, navigatissimo: Leo Nucci, che ogni volta impartisce una Master Class di canto e che, pur mutilato della cabaletta per volontà di regia e direzione, ha dimostrato di padroneggiare sia vocalmente che scenicamente la parte del “vecchio” Germont, ed abbondantemente collaudato: Francesco Meli, il cui Alfredo oggi in Scala pare insostituibile per la compenetrazione scenica e vocale con il personaggio, reso con gagliarda veemenza e anche con sfumature e colori nel fraseggio che lo rendono addirittura simpatico e credibile nella sua ottusità “machista”. Debuttava in Scala la Violetta di Marina Rebeka, la quale dopo un primo atto gestito con cautela – Mi bemolle compreso – si afferma avvincente interprete ed ottima vocalista nel proseguo dell’opera, con un commovente atto terzo e un “Addio del passato” degno di menzione.

Benissimo i ruoli di fianco; alcuni affidati a voci dell’Accademia: il Domestico di Flora, nonché Commisionario di Jorge Martinez, l’altrettanto valido Giuseppe di Sergei Ababkin, la partecipe ed accorata Annina di Francesca Manzo che ha sostituito a tambur battente la prevista collega Caterina Piva. Soprattutto piace segnalare l’eccezionale Gastone di Riccardo Della Sciucca, ormai pronto al volo per ruoli ben più impegnativi. Ma vanno lodati pure gli ottimi Alessandro Spina, Grenvil, la perfetta Flora di Chiara Isotton e, new entry in Scala, il bravissimo Marchese d’Obigny del basso Antonio Di Matteo.

Dell’orchestra e del coro risulta pleonastico ripetersi in lodi, ché la Traviata la eseguono a occhi chiusi. Complimenti ancora al veterano Maestro Bruno Casoni e buon ultimo al Maestro Myung-Whun Chung che, pur dilatando alcuni tempi al parossismo, ha fornito una lettura a dir poco commovente cesellando, per esempio, il preludio al terzo atto. Successo trionfale scandito da continui applausi a scena aperta e quindi con ripetute ed insistite chiamate alla ribalta finale, compreso un corale “Happy Birthday”, suonato ed intonato pure dall’orchestra, al direttore nel giorno del suo compleanno.

E se ha da essere repertorio, ebbene sia!

Andrea Merli

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