Dresda:  TRE NUOVE SEDI PER LA MUSICA E IL TEATRO

Dresda: TRE NUOVE SEDI PER LA MUSICA E IL TEATRO

L’ineccepibile ed organizzatissimo Ufficio del Turismo di Dresda affidando al poliglotta e preparatissimo Christoph Munch la guida di un nutrito manipolo di giornalisti provenienti da varie località: dalla Cina al Brasile, passando dall’Inghilterra, dalla Polonia e Lituania, dalla Norvegia e Danimarca, dalla Cechia e, come no, dall’Italia. Questo viaggio era mirato alla presentazione di tre nuovi spazi dedicati alla musica ed al teatro in generale, nella capitale della Sassonia: la “Firenze sull’Elba” come amano definirla i tedeschi.

Nell’ordine cronologico, abbiamo visitato la nuova sede della Staatsoperette che finalmente e dopo oltre cinquantanni di gloriosa attività nella “sede provvisoria” situata in una ex balera all’estrema periferia, raggiungibile comunque agevolmente coi mezzi pubblici, della “Città giardino”, ha trovato la definitiva locazione “in centro”. Si è recuperato uno spazio rimasto in disuso per decenni, sede della primitiva società che forniva energia elettrica alla città. Interessante e vasto complesso costruito in laterizio della fine del secolo XIX, miracolosamente salvato dai bombardamenti a tappeto che distrussero buona parte di Dresda nel 1945 e pure dalla “socializzazione” ai tempi della DDR, a cui recentemente è stato dedicato un significativo museo presso Albert Plaz, quando ai disastri della guerra si sommarono autentici orrori architettonici che segnarono indelebilmente il preteso “paradiso dei lavoratori”.

All’interno del complesso, dove si trovano pure spazi espositivi, bar e ristoranti, la fiammante Staatsoperette è l’esempio perfetto di come si possa recuperare la “memoria storica” coniugandola con la funzionalità e l’estetica senza forzature e sconvolgimenti. La sala, preceduta da un ampio foyer dove le vecchie strutture industriali hanno avuto il giusto e meritato rilievo, offre una capienza di circa 700 posti, tutti di facile accessibilità e dotati di visibilità completa. Purtroppo, poiché lo spettacolo toccato in sorte la sera del 28 aprile era un Musical americano, Next to Normal, tradotto in tedesco ed affidato ad un’orchestra rock e ad un gruppo di allenati cantanti attori… amplificati a manetta, non si è potuta valutare appieno la nuova acustica, ma c’è da scommettere che sia perfetta anche per le operette e le opere, tradotte al tedesco, che arricchiscono il nutrito cartellone con spettacoli quotidiani.

L’evento più atteso è stato comunque quello riguardante la riapertura, dopo cinque anni di restiling del centralissimo Kulturpalast, edificio polifunzionale costruito nel 1969 in pieno auge del potere comunista con l’intenzione precisa di “rompere” definitivamente con l’architettura barocca superstite nella per altro devastata città. Una sala che si è frequentata diverse volte in oltre venti anni di viaggi per il Festival di primavera, dove oltre ai concerti eseguiti dalla celeberrima Orchestra Filarmonica, anche di opere in versione concertante, si tenevano pure meeting del Partito ed altri atti politici e culturali. C’erano non pochi problemi acustici, primitivamente risolti con schermature per delimitare sul palco lo spazio dell’orchestra ed evitare dispersioni e distorsioni sonore.

Cosa fare dell’edificio a suo modo “ingombrante”? Ha prevalso il criterio della “memoria” di voler conservare quello che, nel bene e nel male, è un monumento dell’era socialista. E dunque, senza ritocchi esterni, anzi restaurando le enormi decorazioni in ceramica che esaltano il “popolo” nelle diverse categorie di lavoratori, rappresentati anche con l’inevitabile pugno alzato ed il simbolo della falce e martello. Segno di grande intelligenza nel non negare un passato scomodo, ma vicinissimo nel tempo. L’interno della sala, piuttosto, ha subito un radicale cambiamento e, a giudicare dall’ascolto di ben due concerti, sia dalla grande e spaziosa balconata che poi dalla platea, l’acustica sembra perfetta, un’altra cosa rispetto a quella rimbombante della sala anteriore. I posti riservati al pubblico sono 1800. La volumetria totale è di 21.500 metri cubi, i soldi investiti rasentano 90 milioni di euro: un miracolo alla tedesca! Va aggiunto che nel rinnovato Kulturpalast si sono ricavati altri due spazi per il pubblico: il Cabaret Theater, capace di 250 posti e la Zentralbibliothek, indirizzata ovviamente alla musica.

Dopo la serata inagurale del 28 aprile, nel segno della rappresentanza ufficiale con il sindaco di Dresda in testa, ha preso il via il Festkonzert in Kulturpalast con il primo dei due concerti la sera del 29 aprile.  Titolo suggestivo: Ode an die Freude. Protagonista la Philarmonic Orchestra diretta dal suo Maestro titolare, Michael Sanderling, si sono eseguite l’Ouverture op.96  di Sciostakovich seguita da tre Lieder di Schubert, per baritono ed orchestra, tratti dal ciclo Die schone Mullerin. Ne è stato sopraffino interprete, con voce ambrata e vellutata, con un‘espressività palpabile, il bravissimo baritono Matthias Gorne, non a caso discepolo di Fischer- Dieskau e della Schwarzkopf. Nella seconda parte abbiamo goduto di un‘imponente esecuzione della Sinfonia n° 9 di Beethoven, con la partecipazione del citato Gorne e del tenore Daniel Kirch, del soprano Christiane Libor e del mezzosoprano Silvia Hablowetz, assieme al coro stabile cui si è unito parte del coro di voci bianche della Filarmonia.

La mattina del 30 aprile si è fatto il bis con un concerto matinée, alle 11: Ivor Bolton ha diretto la sinfonia da “Il franco cacciatore” di Carl Maria von Weber ed il magnifico concerto di Beethoven, op. 56, per violino, violoncello e fortepiano, dove si sono esibiti gli eccezionali Nicola Benedetti, stupenda violinista, Jan Vogler violoncellista e direttore artistico del Festival di Primavera a Dresda ed il russo Alexander Melnikov, preciso e solenne al fortepiano. Nella seconda parte del concerto, la suggestiva Sinfonia n° 4 op. 120 di Schumann. Successo apoteosico con Standing ovation finale.

La gita a Dresda ha avuto un’appendice con una puntatina a Meissen, dove si è potuta visitare la celeberrima fabbrica di porcellane ed ascoltare un breve concerto eseguito ad un peculiare organo con le canne di porcellana dal suono curiosamente simile a quello delle cornamuse.

Eppure il terzo spazio ha serbato un’altra sorpresa: si tratta della “SemperZwei” attigua alla monumentale Semperoper. Uno spazio in tutto simile ad una sala prove, con capienza per circa 150 persone dove si programmano spettacoli… di nicchia. E tale possiamo considerare il Lohengrin di Sciarrino, per voce recitante (mugugni, soprattutto, per simulare l’orgasmo del cigno) ed un organico di una quindicina di strumenti. La brevità gran pregio, certo. Anche il rimpianto di non aver potuto assistere, magari, a quello di Wagner nella città wagneriana per eccellenza, con buona pace ed in buona compagnia con Bayreuth.

Ma si sa, un pegno si doveva pur pagare per la bella vacanza, costellata da visite a monumenti e musei, libagioni in diversi e diversificati ristoranti e pure il tempo per qualche acquisto ai mercatini e nella fornitissima zona commerciale.   

Andrea Merli

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