NOVARA: Elisir d’amore, 7 maggio 2017

NOVARA: Elisir d’amore, 7 maggio 2017

Sabato 6 maggio 2017 ore 20.30 – Turno A

Domenica 7 maggio 2017 ore 16.00 – Turno B

 GAETANO DONIZETTI

L’ELISIR D’AMORE

Melodramma giocoso su libretto di Felice Romani
Nuovo allestimento a cura del Laboratorio OPERA STUDIO
del Conservatorio di Musica “G. Verdi” di Milano

 

Direttore d’orchestra: Andrea Sanguineti*, Nicolò Jacopo Suppa

Regia: Laura Cosso

 

Personaggi e interpreti

  • ADINA: Barbara Massaro*, Luana Lombardi
  • NEMORINO: Sehoon Moon*, Shinichiro Kawasaki
  • DULCAMARA: Jaime Eduardo Pialli*, Davide Hong Shin Kil
  • BELCORE: Qipeng Tang*, Hojoum Lee
  • GIANNETTA: Claudia Strano*, Gaëlle Meyer

*recita del 7 maggio

Scene e costumi Elisabeth Bohr

Assistente scenografa Rugile Norkute

Assistente costumista Caterina Villa

Filmmaker video pubblicitari Marco Misheff

Immagini e regia video a cura del SAV-ConsMi: Filippo Berbenni,

Carmen Canale, Matteo Castiglioni

interventi coreografici Simone Magnani

maestri collaboratori: Dahyun Kang, Nari Kim, Kibbum Lee, Subhin Kwon

CORO del LABORATORIO OPERA STUDIO

ORCHESTRA DEL CONSERVATORIO “G. VERDI” DI MILANO


Fuori programma nella stagione del Teatro Coccia una fresca e pimpante edizione del capolavoro del Cigno di Bergamo: L’elisir d’amore. Si tratta dell’allestimento prodotto dal Conservatorio “G.Verdi” di Milano portato in trasferta a Novara. E’ ormai una bella consuetudine quella di allestire spettacoli puntando sulle forze degli studenti che frequentano le classi dell’Istituto milanese: l’anno scorso fu la volta de Le nozze di Figaro di cui qui si diede impiccionescamente conto. Forti del lavoro svolto dai docenti del dipartimento di canto e teatro musicale, che citiamo come da programma, Demetrio Colaci, Silvana Manga, Maria Mastino, Vitalba Mosca, Michele Porcelli, Cristina Rubin, Adelina Scarabelli e Sonia Turchella, un bel manipolo di ragazzi, per la stragrande maggioranza composto da giovani orientali, ha composto il vivace ed esuberante coro ed ha fornito parte dei solisti dei due cast che si sono alternati nelle recite di sabato 6 e di domenica 7 maggio a cui si riferisce questa cronaca. Anche l’arduo compito di dirigere l’orchestra del Conservatorio è stato diviso; alla recita domenicale cadendo sulle spalle e nella bacchetta di Andrea Sanguinetti che ha dimostrato di possedere stoffa e talento ed ha eseguito lo spartito apportando alcuni provvidenziali tagli, ma riaprendo quello del quartetto dopo la scena del merciaiolo cantata da Giannetta e dal coro femminile. Momento che ha garantito uno dei tanti e convinti applausi a scena aperta. E’ stato coadiuvato dai maestri collaboratori Cesare Della Sciucca e Luca Deun Lee, mentre della regia si è presa l’incarico la docente Laura Cosso, forte degli essenziali elementi scenici e dei vivaci costumi creati da Elisabeth Bohr. Ne è sortito uno spettacolo molto godibile nella sua prevedibile economia e minimalismo, a riprova che quando si lavora sodo e con idee chiare si possono ottenere miracoli. L’ambientazione è stata posticipata agli anni Settanta dello scorso secolo consentendo un dinamismo ed una partecipazione ideale di tutti i componenti del team artistico. Tra questi va segnalata la conferma del Nemorino di Sehoon Moon, tenore giapponese che già si era apprezzato nell’edizione della Traviata in scena a Jesi qualche mese fa e dove si vide costretto a sostituire a tambur battente l’indisposto collega Ivan De Fabiani. Se là qualche tentennamento era sicuramente dovuto e all’emozione e alla precarietà di una prova… senza prove, qui a Novara dopo il “collaudo” milanese ne abbiamo apprezzato le indiscutibili qualità che vanno oltre alla gradevolezza del timbro ed al colore della voce. Si è molto apprezzato, dote rara in un orientale, la precisa dizione della parola cantata, l’espressività di un canto “all’italiana” con uso del legato, delle dinamiche sfumate e con una sicurezza ammirevole anche nell’acuto. Curiosamente ha proposto delle variazioni nella ripresa della “furtiva lagrima”, il ché ha colto molti di sorpresa e, compreso il sottoscritto: confesso che in oltre cinquant’anni di frequentazione operistica, quando gli Elisir non si contano più, era la prima volta che le sentivo. Dopo la fatidica aria il pubblico s’è scatenato in grida di “bravo” e con un applauso interminabile che ha fatto per un attimo sperare nel “bis”. Elemento, dunque, da tenere d’occhio! Adina era la 23enne Barbara Massaro, soprano di cui seguo la carriera artistica sin da quando, ancora teenager, iniziò a cantare nel coro ed in brevi parti con la compagnia VoceAllOpera di Gianmaria Aliverta. Il personaggio della capricciosa e volubile fittavola non è dunque una novità, avendolo eseguito con ottimi risultati una prima volta al Teatro Nuovo di Milano. La ragazza, che ora dovrà pure diplomarsi… in canto!, in realtà è un’artista già fatta e finita. Se n’ebbe la prova con la sua strepitosa Despina cantata nel circuito Opera Lombardia (già As.Li.Co.) la scorsa stagione. Stupisce, e rincuora, in una ragazzina così giovane tanta professionalità, una tecnica già ferratissima che le permette di dominare la voce in tutta l’estensione, con emissione ammirevole e grande musicalità. Facile e naturale salita all’acuto, bello pieno e timbrato, capacità di modulare il suono a qualsiasi altezza. Si unisca la vivacità scenica, la mimica che sprizza simpatia, la dolcezza e femminilità della figura, che per la statura minuta le dà un ché di adolescenziale e si capisca che di questa Adina ci si innamora tutti. E’ lecito attendersi dalla Massaro una carriera brillante ed in ascesa e glielo si augura di cuore, perché lo merita proprio. Una forza prorompente della natura è quella del basso baritono di Bogotà Jaime Eduardo Pialli, anch’egli proveniente tra l’altro dalla palestra di Aliverta. Il suo Dulcamara, imbonitore e mercuriale, dalla mimica irresistibile che ricorda quella dell’indimenticato Franco Franchi (e pure nella maniera di camminare e mi sa che il fatto non sia casuale…) è dotato di voce sonora, che “corre” benissimo impostata. La parola scenica è ben accentata, il fraseggio da artista navigato: in definitiva, un “mattatore” già bello e fatto. Baldanzoso e volutamente “truzzo” nella sortita, intrigante con Nemorino nello spacciare il Bordeaux per elisir, spiritoso nella barcarola ed infine sedotto da Adina nel duettone del secondo atto. Ha ottenuto pur egli un’accoglienza festosissima. Corretto, ma un po’ intimidito e certo al di sotto delle prestazioni degli altri solisti, il baritono cinese Qjpeng Tang, scenicamente credibile, ma vocalmente flebile. Ottima, invece, Claudia Strano, mezzosoprano nei panni di Giannetta, che si è fatta valere come si è detto nella salace scena del secondo atto e pure negli incisi e nei concertati. Il successo con punte di entusiasmo è stato per tutti, con ripetute chiamate alla ribalta finale: un altro spettacolo a costo quasi zero che potrebbe (e dovrebbe) girare non solo tra Piemonte e Lombardia.

Andrea Merli

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