TEATRO ALLA SCALA: Cavalleria Rusticana – Pagliacci, 26 aprile 2024

TEATRO ALLA SCALA: Cavalleria Rusticana – Pagliacci, 26 aprile 2024

Cavalleria rusticana
Pietro Mascagni
Melodramma in un atto
Libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci


Pagliacci
Ruggero Leoncavallo
Dramma in un prologo e due atti
Libretto di Ruggero Leoncavallo


Direttore GIAMPAOLO BISANTI
Regia MARIO MARTONE

Personaggi e Interpreti:

  • Santuzza Saioa Hernández
  • Lola Francesca Di Sauro
  • Turiddu Brian Jagde
  • Alfio Roman Burdenko
  • Mamma Lucia Elena Zilio
  • Una voce Patrizia Molina (coro)

 

  • Nedda Irina Lungu
  • Canio Fabio Sartori
  • Tonio Roman Burdenko 
  • Peppe Jinxu Xiahou
  • Silvio Mattia Olivieri
  • Un contadino Gabriele Valsecchi (coro)
  • Altro contadino Luigi Albani (coro)

Ripresa della regia FEDERICA STEFANI
Scene SERGIO TRAMONTI
Costumi URSULA PATZAK
Luci PASQUALE MARI
Movimenti scenici DANIELA SCHIAVONE

Teatro alla Scala, 26 aprile 2024


photo Brescia e Amisano © Teatro alla Scala

“La fortuna aiuta gli audaci”. Il proverbio ha avuto la sua applicazione concreta la sera del 26 aprile al Teatro alla Scala, quando per improvvisa indisposizione di Elīna Garanča, Saioa Hernández, il cui debutto nella parte di Santuzza era previsto per il 30 aprile, ha dovuto salire sul palcoscenico quasi senza preavviso, interpretando per la prima volta nella sua già prestigiosa carriera il ruolo della protagonista in Cavalleria Rusticana. Quando le luci di sala si sono spente, Dominique Meyer è uscito a dare l’annuncio, poiché non c’era stato il tempo per cambiare né il cartellone, dove una striscia color verde scuro attaccata all’ultimo minuto annunciava quasi in sordina il cambiamento, né la locandina acclusa al programma di sala. Dopo l’atto unico, raggiunti i camerini, tratto un sospiro di sollievo per il trionfo personale del soprano madrileno, il direttore commentò che qualcosa di simile gli era già accaduta a Vienna, annunciando che “un certo” Juan Diego Florez, ancora sconosciuto ai più, avrebbe sostituto il tenore previsto nel Barbiere di Siviglia. A fine recita il direttore d’orchestra Giampaolo Bisanti, incrociato all’uscita artisti del teatro in via Filodrammatici, ha dichiarato: “Ci è bastato scambiare due parole: ‘Maestro, mi faccia respirare in quel punto e poi faccia quello che vuole’ tanto è bastato all'”eroina” della serata, Saioa!”

photo Brescia e Amisano © Teatro alla Scala


È stata la sua una performance eccezionale e memorabile sotto ogni punto di vista. Questo ruolo le calza a pennello e si capisce che lo sente nell’anima. La sua vocalità travolgente, la sua musicalità adamantina, la sua proiezione del suono, ricca di armonici, ma idealmente piegata al sentimento e alla drammaticità della parte, sono state premiate da applausi scroscianti. Personalmente mi piace sottolineare un dettaglio, che a volte sfugge ai più esigenti: la maledizione che Santuzza lancia a Turiddu “A te la mala Pasqua”, è quasi sempre “parlata” e gridata dal soprano. La Hernández l’ha cantata con le sue note, dandole un tocco di tragicità agghiacciante.

photo Brescia e Amisano © Teatro alla Scala


È stata accompagnata molto bene: il tenore Brian Jagde è piaciuto molto, un Turiddu coraggioso negli acuti e dotato di assai bel timbro. Buono l’Alfio del baritono Roman Burdenko, con un tocco di violento machismo, perfetta la giovane e bella Lola dell’ottimo mezzosoprano Francesca Di Sauro, e soprattutto la Mamma Lucia di Elena Zilio, icona del canto italiano, che a dispetto delle 82 primavere ha sfoggiato armonici ed un’agilità scenica che molte trentenni vorrebbero per sé.


Pagliacci ha avuto il suo apice nella grande interpretazione di Fabio Sartori, Canio. Il 54enne tenore trevigiano si trova al culmine della carriera e sfoggia una straordinaria forma vocale, brillando nel Si acuto di “A ventitre ore! “; ma a toccare il cuore e la fibra del sentimento è il suo canto ricco di colori e sfumature, intenso di dolorosa umanità e tragico; una voce che contiene “la lacrima” nella dolcezza di frasi come “Sperai, tanto il delirio accecato m’avea” per poi far emergere tagliente de affilata la lama, non solo del coltello, ma pure del temperamento violento e sanguigno che porta il personaggio, spinto dalla gelosia, al cruento finale. Un’esecuzione magnifica che il pubblico ha ringraziato con applausi cadenzati da sonorissimi “bravo”.

photo Brescia e Amisano © Teatro alla Scala


Nel ruolo di Nedda era affiancato dal soprano Irina Lungu, che ha fatto annunciare di non essere in buona salute, ma che ha cantato molto bene, con ottimi risultati drammatici e vocali, la parte della donna che anela la libertà, anche e soprattutto dal giogo maschile. Tonio è stato ancora una volta il baritono Burdenko, che ha avuto un inciampo nel prologo (capita anche ai migliori), ma che si è rivelato ugualmente ottimo professionista. Mattia Olivieri, baritono brillante e di bella figura, ha fornito il giusto rilievo scenico e vocale, creando un Silvio credibile; il tenore cinese Jinxu Xiahou ha dato alla parte di Beppe un insolito, molto apprezzato, peso lirico.

photo Brescia e Amisano © Teatro alla Scala


Per l’orchestra scaligera questo repertorio è quasi un gioco da ragazzi, per non parlare del sensazionale coro, sempre sugli scudi ed orgoglio non solo del teatro, istruito in modo impeccabile da Alberto Malazzi. Bisanti ha diretto con grande professionalità, dando forza e brillantezza ad entrambe gli spartiti. L’allestimento di Mario Martone (scene di Sergio Tramonti, costumi di Ursula Patzak e luci di Pasquale Mari) è la ripresa della produzione del 2011, riproposta nel 2015 e si conferma uno tra gli spettacoli più riusciti alla Scala, con il corale minimalismo in Cavalleria e la centrata attualizzazione di Pagliacci.

Andrea Merli

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