VERONA: La rondine – Giacomo Puccini, 23 febbraio 2024

VERONA: La rondine – Giacomo Puccini, 23 febbraio 2024

La rondine

 

opera lirica in tre atti di Giacomo Puccini

su libretto di Giuseppe Adami


 

Direttore Alvise Casellati
Regia Stefano Vizioli

Personaggi e Interpreti:

  • Magda Mariangela Sicilia
  • Lisette Eleonora Bellocci
  • Ruggero Galeano Salas
  • Prunier Matteo Roma
  • Rambaldo Gëzim Myshketa
  • Yvette/Georgette Amelie Hois
  • Bianca/Lolette Sara Rossini
  • Suzy/Gabrielle Marta Pluda

Scene Cristian Tarraborrelli
Costumi Angela Buscemi
Coreografia Pierluigi Vanelli
Luci Vincenzo Raponi

 

 

Teatro Filarmonico, 23 febbraio 2024


La rondine è una solenne porcheria” questa lapidaria frase è stata pronunciata dallo stesso autore, riferendosi però al libretto viennese, e fu travisata come un giudizio sull’opera, alla quale in realtà era molto affezionato, al punto di averla immortalata in un medaglione smaltato che teneva alla catena dell’orologio da tasca; un’opera che solo negli ultimi anni ha ottenuto il meritato riconoscimento da parte della critica e che ad ogni riproposta trova il consenso del pubblico. “Operetta fallita” fu un altro degli argomenti usati per sminuirla, poiché in principio doveva essere un’operetta, sebbene già nel 1913 (la “prima” si diede nel territorio “neutrale” del Principato di Monaco in pieno conflitto mondiale, nel marzo del 1917) Puccini avesse dichiarato “Io un’operetta non la comporrò mai!”. L’editore Ricordi (il figlio Tito, con il quale Puccini ebbe un rapporto conflittuale) non la volle nel suo catalogo: “Non mi interessa un cattivo Lehar” fu il laconico commento, motivo per cui questa è l’unica opera pucciniana pubblicata dall’editore “rivale”, Sanzogno.

photo©Ennevi

Per fortuna oggi giustizia è stata fatta e nell’anno del centenario della morte del Sor Giacomo sono molte le “rondini” che volano in diversi teatri. Tra questi, il Filarmonico di Verona, in coproduzione con il Teatro Coccia di Novara, propone una nuovissima edizione, per la regia di Stefano Vizioli – scene di Cristina Taraborrelli, costumi di Angela Buscemi, luci di Vincenzo Raponi, coreografie di Pierluigi Vanelli – il quale posticipa l’azione di circa cento anni, agli anni ’50 del secolo scorso, soluzione certo non nuova, ma per una volta felicemente realizzata. Il primo atto si svolge in un salotto dall’atmosfera sofisticata; qui le signore, meglio “demimondaines”, esibiscono modelli che paiono usciti dagli “ateliers” di Schuberth e Balenciaga; nel secondo, Bullier è la “cave” degli esistenzialisti e nel terzo la Costa Azzurra lascia il posto a una camera d’albergo, dove i due giovani consumano l’avventura amorosa dimentichi del mondo. Il tutto sviluppato in modo coerente, con un ottimo ritmo teatrale e un sapiente lavoro sui cantanti che si rivelano tutti bravissimi attori, riuscendo pure a far ballare il coro, ben preparato da Roberto Gabbiani, dove a dire il vero l’età media è piuttosto avanzata, ben integrato nella scatenata coreografia di “Apaches” e grisettes.

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Se la parte scenica è stata assolutamente convincente, ancora di più, se possibile, è piaciuto il versante musicale. A cominciare dal magnifico contributo dell’orchestra della Fondazione Arena diretta da Alvise Casellati. Il M° di Padova ha posto in risalto la squisita raffinatezza del modernissimo spartito, procedendo ad un ritmo ideale nel “canto di conversazione”, che Puccini qui sviluppò con risultati teatralissimi, sviluppando con eleganza e scioltezza i ritmi – il Valzer e la Polka, ma anche il Ragtime, il Fox-Trot, il Tango tra gli altri, tutti di estrema attualità nel 1917 – espandendo onde sonore coinvolgenti e trascinanti, ma sempre controllate, e supportando idealmente il canto dei solisti.

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Tra questi Mariangela Sicilia, soprano calabrese di Cosenza, la quale presto interpreterà lo stesso ruolo alla Scala, quello di Magda, “la rondine” del titolo. Voce di timbro prezioso, innegabile slancio lirico, in scena elegante, disinvolta e pure disincantata. È piaciuta sin dall’inizio, eseguendo una magistrale interpretazione del brano più famoso dell’opera: “Il sogno di Doretta”; è parsa magnifica in corso d’opera grazie all’uso di un legato pregevole, con pianissimi e messe in voce di innegabile effetto, accentando e fraseggiando con sensibilità e fantasia. Eccezionale nell’aria “Denaro, nient’altro che denaro”, nel secondo atto, quando appare in abiti modesti, ha ricordato Michéle Morgan – la leggendaria attrice francese del film Il porto delle nebbie – ma non si è risparmiata nemmeno sul versante sexy e poi su quello più specificamente drammatico alla fine del terzo atto di questa “commedia musicale” dal finale agrodolce, in anticipo per l’epoca, dove la donna finalmente, sebbene dolorosamente, decide il proprio destino. L’ingenuo ragazzo di provincia, Ruggero, ha trovato una perfetta realizzazione scenica e vocale nel valoroso tenore messicano Galeano Salas, che conferma ancora una volta che non esiste una crisi di voci e che ha già preso il volo nei principali teatri a livello internazionale. Un vero peccato, dunque, che l’aria del primo atto “Parigi è la città dei desideri” sia stata sacrificata; comunque, nel brindisi del secondo atto, “Bevo al tuo fresco sorriso”, ha saputo imporsi con l’enfasi e lo slancio delle frasi che sfociano in uno dei concertati più trascinanti, non solo di Puccini e poi è risultato commovente nel terzo atto, quando viene abbandonato da Magda.

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La coppia principale è stata molto ben accompagnata dai due brillanti personaggi: il poeta Prunier, il vivace tenore trevigiano Matteo Roma, che affronta con grande esito la complessa tessitura che comporta un uso frequente del “parlato” cui spetta, tra l’altro, la predizione che dà titolo all’opera: “Forse come la rondine…”, e la scatenata Lisette del soprano fiorentino Eleonora Bellocci, che si presenta quale Juliette Greco nel terzo atto, prima di rientrare nei ranghi della cameriera, dotata di voce penetrante, ben proiettata e scenicamente un vero vulcano di simpatia;  entrambi deliziosi. Il baritono albanese Gezim Myshketa ha dimostrato che non ci sono piccole parti se ci sono grandi interpreti, nel ruolo del ricco Rambaldo, quello del “grosso smeraldo”, protettore di Magda, sorta di Barone Duphol preso in prestito dalla Traviata.

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Un contorno di massimo livello, molto importante in quest’opera per le continue interazioni sceniche e musicali, è stato garantito da Amélie Hois, Yvette e Georgette, Sara Rossini, Bianca e Lolette, Marta Pluda, Suzy e Gabrielle. Molto bene anche i maschietti nel primo e nel secondo atto: Carlo Feola, Crebillon e Maggiordomo, Renzo Ran, Perichaud e Rabonnier e, infine, lo spagnolo Gillen Munguía, Gobin e Adolfo. Tutti accomunati da un’accoglienza calorosissima.

Andrea Merli

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