REUS (Catalogna): Il barbiere di Siviglia – Gioachino Rossini, 26 ottobre 2021
Il barbiere di Siviglia
opera buffa in due atti
di Gioachino Rossini
su libretto di Cesare Sterbini
tratto dalla commedia omonima francese
di Pierre Beaumarchais del 1775
Direttore Daniel Gil de Tejada
Regia Pau Monterde
Solistes:
- Figaro César San Martín
- Rosina M. Carmen Romeu
- Conte d’Almaviva Agustín Gómez
- Dottor Bartolo Fernando Álvarez
- Don Basilio Jeroboám Tejera
- Berta Eugènia Montenegro
- Fiorello Pau Camero
- Ufficiale Fabián Reynolds
- Notaio Andrés Rodrìguez
- Ambrogio Salvador Esplugas
- Alcalde Calres Salmons
Chitarra Angel Arévalo
Clavicembalo Andrea Alvarez
Continuo Roman Boyer
Assistente alla regia Miquel Gorriz
Scene Elisabet Castells
Costumi Montse Figueras
Luci Nani Valls
Produzione Fundació Òpera Catalunya
Orquestra Simfònica del Vallès
Cor Amics de l’Òpera de Sabadell
Teatre Fortuny, 26 ottobre 2021
La benemerita Associaciò d’Amics de l’Opera di Sabadell, grande città “satellite” di Barcellona che ha per sede il Teatre de la Farandula, attiva dal 1982 per merito della sua fondatrice, il soprano Mirna Lacambra, sostenuta da la Fundaciò Opera a Catalunya, presenta per i mesi di ottobre e novembre una nuova produzione de Il barbiere di Siviglia che nel corso di ben 13 recite toccherà diverse città della nazione catalana, tra cui la capitale Barcellona, ospitata nel bellissimo Palau de la Mùsica Catalana.
La recita nel delizioso Teatre Fortuny di Reus, un teatro all’italiana di stampo classico, è la prima delle trasferte fuori sede ed ha avuto, a teatro finalmente esaurito senza limiti di capienza, ma con obbligo di tenere la mascherina per il pubblico ed il coro ancora, purtroppo, un successo calorosissimo, riscuotendo applausi fragorosi, cadenzati da grida di “bravo” con quella generosità latina che contraddistingue l’entusiasmo di un pubblico sempre affamato di buona musica e che gioiva anche della rinnovata possibilità di tornare a teatro. Aggiungo, anche se il dettaglio ad alcuni può sembrare trascurabile, che il prezzo più caro per le poltrone di platea e primo ordine di palchi centrali è di 49 euro. E dunque l’opera popolare e per il popolo.
Iniziando dal funzionale, bell’allestimento girevole e corporeo che ha consentito a scena aperta il passaggio da interni ed esterni, merito del buon lavoro della scenografa Elisabet Castells, cui si sono sommati i pertinenti e bellissimi costumi creati da Montse Figueras: finalmente, con buona pace di coloro che esultano per il teatro di regia, uno spettacolo di sana e robusta… tradizione! Dove ad ogni indicazione di testo e libretto corrispondeva quello che succedeva e si vedeva in scena. Lode incondizionata al regista, Pau Monterde di lunga e consumata professionalità che ha condotto un ottimo lavoro su solisti e coro, aiutato pure dal bel gioco di luci di Nani Vals. Uno spettacolo agile e felice, soprattutto in considerazione che deve adattarsi ad essere facilmente trasportato e montato in teatri diversi con palcoscenici molto differenti: quello del Fortuny di Reus forse uno dei più piccoli, ma in cui il tutto si è inserito alla perfezione, ivi compresi i movimenti del coro dalle cui file sono pure sortiti gli ottimi Fiorello di Pau Carnero, l’Ambrogio (un Ambrogio che canta! Una novità) di Salvador Esplugas, l’Ufficiale di Fabian Reynolds, l’Alcalde di Carles Salmons ed il Notaio di Andrés Rodriguez, cui Monterde ha attribuito un insolito e divertente protagonismo.
Direttore d’orchestra e anche Maestro del coro, Daniel Gil de Tejada ha condotto mirabilmente l’ottima orchestra Simfònica del Valles, una delle belle realtà musicali catalane che ha all’attivo pure una notevole attività concertistica. Brio, tempi ideali anche nel sostenere il canto in palcoscenico per una lettura quasi integrale (qualche inevitabile in questa realtà taglio nei recitativi) comprensiva pure dell’intera scena di Almaviva “Cessa, di più resistere” e relativo rondò, eseguito con tutte le variazioni d’obbligo. Annunciato come sostituto del tenore in programma, il giovanissimo Agustìn Gòmez ha dimostrato una scioltezza scenica ed un’abilità musicale che hanno fatto pensare ad una “riserva” per le tredici recite più che un salvataggio “last minute”. Dotato di un timbro chiaro, assai gradevole, facilità nella coloratura ed un’eleganza vocale che rimanda alla tradizione dei più lodevoli “tenori di grazia”, la sua prestazione ha ricevuto un’accoglienza al calor bianco e meritatissima.
Altrettanto fortunata la scelta del protagonista, un Figaro dalle fattezze simpatiche che in scena assomigliava a Roberto Benigni anche per la mimica facciale mutevolissima. Un personaggio riuscitogli a tutto tondo, nonostante un’incespicatura nelle parole e qualche scivolone nella dizione (peccati veniali) in virtù di una vocalità schietta, timbro brillante alla “bariton Martin”, ma di peso anche in zona centrale e grave, attore acrobatico e mercuriale: ha conquistato subito la simpatia del pubblico ed è da tenere d’occhio: César San Martin.
Ben centrato il Don Bartolo del veterano baritono argentino Fernando Alvarez, specialmente fluido nei difficili sillabati e molto apprezzato anche il Don Basilio di Jeroboàm Tejera di Tenerife, già ascoltato in altri ruoli di carattere a Las Palmas di Gran Canaria e che qui si è rivelato spiritoso e vocalmente centrato, come pure la Berta del soprano Eugénia Montenegro che ha riscosso un bell’applauso dopo la sua aria “da sorbetto”.
Rimane la Rosina del soprano valenciano Carmen Romeu, già nota al pubblico italiano per le sue frequenti apparizioni al ROF di Pesaro dei tempi del M° Zedda. Si percepisce la sua esperienza ed in scena è una Rosina attraente, coquette e, gran bella donna: il ché non guasta mai. Peccato che vocalmente non risponda più al dettato rossiniano, abborracciando le agilità e con un settore acuto lanciato allo sbaraglio. Il pubblico comunque, ed è ciò che poi conta, l’ha gratificata con grandi ed insistiti applausi. E va bene così.
Andrea Merli