BILBAO: Les contes d’Hoffmann – Jacques Offenbach, 27 ottobre 2021

BILBAO: Les contes d’Hoffmann – Jacques Offenbach, 27 ottobre 2021

Les contes d’Hoffmann

(in italiano: I racconti di Hoffmann)

opera fantastica in cinque atti di Jacques Offenbach

su libretto di Jules Barbier

tratto da una pièce scritta nel 1851 assieme a Michel Carré

 

Director musical Carlo Montanaro
Regia Vincent Huguet

Personaggi eInterpreti:

  • Hoffmann Michael Fabiano
  • Olympia, Giulietta, Antonia e Stella Jessica Pratt
  • Niklausse, La Musa, Madre di Antonia Elena Zhidkova
  • MIracle, Lindorf, Dappertutto, Coppelius Simón Orfila
  • Cochenille, Pitichinaccio, Frantz e Andrés Mikeldi Atxalandabaso
  • Luther e Crespel Jose Manuel Diaz
  • Spalanzani e Nathanael Moisés Marín
  • Hermann, P. Schlemil Fernando Latorre
  • Wilhelm / Le Capitaine des Sbires Gexan Etxabe

Scene Aurélie Maestre

Costumi Clémence Pernoud e Laurianne Scimemi

Luci Christophe Forey

Drammaturgia Louis Geisler

Bilbao Orkestra Sinfonikoa

Coro de Ópera de Bilbao

Direttore del Coro  Boris Dujin

Producción Opéra National de Bordeaux

Euskalduna Jauregia, 27 ottobre 2021


Bilbao

La terza recita de Les contes d’Hoffmann programmata dagli amici della ABAO, gloriosa istituzione bilbaina, è stata dedicata a tutto il personale sanitario che in corso di pandemia Covid si è visto impegnato in prima linea, il ricavato della serata devoluto alle istituzioni sanitarie di Bilbao. La capiente e vasta sala del Palacio Euskalduna, dove vengono rappresentate le opere in corso di stagione, offriva l’immagine rincuorante del “tutto esaurito” per la presenza di gran parte di questi che non si esagera a definire “eroi” dedicati anima e corpo alla lotta contro il devastante virus, che pure nel Paese Basco ha mietuto tante vittime.

A maggior ragione ha stupito l’attenzione e la risposta calorosissima di un pubblico non ncessariamente avvezzo all’opera e, in particolare a questo titolo che per altro presenta un diabolico Doctor Miracle.

LES CONTES D’HOFFMANN – Bilbao Opera 2021

Un successo sottolineato da frequenti e generosi applausi che hanno costellato l’intiera esecuzione. Una serata felicissima per l’ottimo risultato musicale e, nonostante la “stramberia” dell’allestimento proveniente dalla vicina Bordeaux, per la parte scenica impenetrabile ai più. Regia, si aggiunga, perfettamente realizzata da Vincent Huguet avvalendosi dell’impianto scenico di Aurélie Maestre, dei costumi di Clémence Pernoud e Laurianne Scimemi, mentre le luci dipendevno da Christophe Forey; buona ultima, la “drammaturgia” di Louis Geisler.

Qui non si tratta di decidere se è meglio il Regietheater o piuttosto il vituperato (da pochi, in realtà e cioè dallo zoccolo duro formato per lo più da intelettuali annoiati) teatro di sana e robusta… tradizione. Ormai assuefatti ai cambi d’epoca, d’ambientazione, nella totale indifferenza, quando non spregio, di quanto il libretto indica tanto nelle didascalie e versi, si va a teatro più o meno rassegnati ad assistere alle elucubrazioni mentali di registi, in questo caso coadiuvato dal “drammaturgo”, che per tirare fuori ragno dal buco rovesciano il tutto come fosse un calzino.

Ciò che risulta inaccettabile è che ne scaturisca qualcosa di incomprensibile, non dicasi al “melomane medio” o a chi il teatro lo frequenta di rado e casualmente, ma anche a chi, come il sottoscritto, di Contes nel corso di oltre cinquant’anni di frequentazione teatrale ne ha “macinati” di ogni sorta, dalla apocrifa e sempre rimpianta (almeno in teatro) versione Chaudens, abituale fino a tutti gli anni 80 dello scorso secolo, alle varie edizioni più o meno “originali”, con spostamento di atti ed aggiunte, la maggior parte di grande valore musicale, che però rischiano di trasformare l’opera, la cui bellezza e fascino stanno nella “imprendibilità” di incompiuta, in una sorta di interminabili Maestri cantori offenbachiani.

LES CONTES D’HOFFMANN – Bilbao Opera 2021

In parole povere, non si può chiedere al pubblico che prima di andare a teatro frequenti un corso accelerato di psichiatria o che legga note di regia che, quando presenti, rappresentano quasi sempre una “excusatio non petita”.

Non si può dire che un lavoro di regia non ci sia stato, anzi va riconosciuta a Huguet abilità notevole nel dirigere le masse, cioè l’ottimo coro ABAO istruito come sempre dal solerte Boris Dujin, coro costretto tutt’ora all’uso della mascherina, e nella costruzione di uno spettacolo tecnicamente elaborato, macchinoso su un palco girevole in cui l’elemento dominante era la grande scalinata che domina il foyer del Teatro di Bordeaux: almeno così ci è stato riferito poiché personalmente non ho mai avuto l’occasione di visitarlo. Si deduce che Olympia è un’aspirante soprano che vi si reca per un’audizione, me le viene preferita un’altra (figurante che ovviamente non canta) per cui alla fine si… suicida. Il funerale di Antonia avviene sugli accordi della barcarola all’inizio dell’atto di Giulietta, con l’insistente passaggio di bare in proscenio. In tutto ciò non è chiara la funzione di Hoffmann, il quale gira con un quaderno di appunti e fasci di spartito: probabilmente impersona il regista stesso. Altro non aggiungo sulla parte visiva poiché ogni ulteriore commento mi pare superfluo.

Molto, moltissimo meglio il versante squisitamente musicale. Sulla edizione scelta, checché si scriva nel programma di sala, da scaricare con codice QR e non stampato per via del Covid, questa versione di Bordeaux si discosta da ogni versione udita in precedenza, risultandone un miscuglio tra quella rivisitata dalla coppia Michael Kaye e Jean Christophe Keck, tagliuzzata generosamente, e la “solita” Choudens di cui sopravvive, per esempio, la bellissima aria di Dappertutto “Scintille diamant”, risaputamente ricavata da Ernest Guiraud (colui che musicò le parti recitate, come già aveva fatto con Carmen, quando morto Offenbach si decise di farne un’opera dall’originale opera comique con i parlati) da un motivo tratto da Le voyage dans la Lune per Montecarlo nel 1904. Vittima dei tagli in particolare Nicklausse, cui sono negati il couplet dell’atto di Antonia (Offenbach ne compose due in alternativa l’uno dell’altro) e, soprattutto, la bellissima aria dell’atto di Antonia “Vois sous l’archette frémissant”.

LES CONTES D’HOFFMANN – Bilbao Opera 2021

Parlando dopo la recita con il bravo Maestro Carlo Montanaro, a cui si deve una esecuzione di grande rilievo, grazie anche all’ottima Bilbao Orkestra Sinfonikoa, per aver ricreato le giuste atmosfere, brillanti per Olympia, piene di mistero per Antonia ed eroticamente suggestive per l’atto di Giulietta, ci ha spiegato che in corso di prova si è dovuto procedere ai tagli proprio per contenere la durata dello spettacolo. Esigenza da non sottovalutare perché in corso di recita parte del pubblico ha abbandonato la sala, specie durante il rapido cambio scena a sipario calato prima dell’epilogo.

Altra bella e coerente scelta quella di affidare i quattro ruoli femminili e cioè Olympia, Antonia, Giulietta e Stella ad un’unica interprete, la superlativa Jessica Pratt, già protagonista a Bordeaux. Sia interpretativamente che, soprattutto, vocalmente è una scelta giusta, poiché come recita Nicklausse si tratta di “trois femmes dans la meme femme”: certo ci vuole un’artista in grado, non solo di affrontarne vocalità, che va dalla coloratura estrema (Fa sovracuto) al lirico puro nell’atto di Antonia per tornare poi nella versione rivisitata alla coloratura di Giulietta che qui canta l’aria “L’amour lui dit: la belle”. La Pratt si conferma la preziosa vocalista che tutti ormai appreziamo; è anche un’appasionata e trascinante Antonia, e nonostante la regia, una Giulietta avvincente e seducente (cui Dappertutto inietta il botox al posto di donarle un diamante!) e Olympia strepitosa, non solo per il vertiginoso salire e scendere del pentagramma, note snocciolate con un’abile maestria, ma soprattutto per il tocco ironico che la “nostra” Jessica è riuscita ad aggiungerci entrando perfettamente nel personaggio.

Personalmente era la prima volta che ascoltavo il tenore statunitense Michael Fabiano, protagonista eccellente, tanto per l’uso sapiente della voce, che si piega ai suoni misti in perfetta aderenza con lo stile dell’opera per esplodere poi in acuti timbrati e tenuti con ferma sicurezza. Ne esce un personaggio tormentato, ma intigrante sul piano interpretativo, aiutato anche dalla disinvoltura scenica e dal notevole temperamento.

LES CONTES D’HOFFMANN – Bilbao Opera 2021

Doti che non mancano certo al basso menorquino Simon Orfila, qui al debutto nei quattro ruoli “malvagi”. Una voce che sembra nata per questi personaggi, arricchiti oltre che dalla vocalità di tutto rispetto, dalla proiezione notevole e dal colore personale del timbro, da un gusto interpretativo che si ispira chiaramente a quello di Samuel Ramey, l’interprete di riferimento per Orfila. Anche in questo caso si gioca sulla baldanza dell’attore, che in scena ha un forte impatto sia come Lindorf che come Miracle e Dappertutto, risultando financo comico nella parte di Coppelius.

Vacalmente più pallida la prestazione della Musa, poi Nicklausse e pure Madre di Antonia, del mezzosoprano di San Pietroburgo Elena Zhidkova, che però ha reso scenicamente assai bene la ambigua parte del compagno di Hoffmann e a cui, come si è scritto sopra, son state espunte ben due arie.

Ottima infine la scelta dei ruoli di fianco, alcuni sfruttati per più ruoli: inizando dal brillante e giovane tenore granadino Moisés Marin, Nathanael prima e spiritosissimo Spalanzani dopo, dotato di timbro generoso e pure di quello squillo e “punta” indispensabili per essere definiti tenori, continuando con l’altrettanto ottimo tenore basco Mikeldi Atxalandabaso, impegnato nei quattro ruoli “trial” (anche se le battute di Andrés gli sono state tolte) che ha ricevuto un meritatissimo applauso dopo i couplets di Franz. Benissimo pure il baritono Fernando Latorre, Hermann e Schlemil, così pure Gexan Etxabe, Wilhelm e Capitano degli sbirri e José Manuel Diaz, Luther e poi Crespel. Alla fine tutti accomunati dagli applausi, con punte di vero entusiasmo nei confronti dei tre principali interpreti.

Andrea Merli

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