PARMA: UN BALLO IN MASCHERA (GUSTAVO III), 15 ottobre 2021

PARMA: UN BALLO IN MASCHERA (GUSTAVO III), 15 ottobre 2021

UN BALLO IN MASCHERA (GUSTAVO III)

Musica GIUSEPPE VERDI

Melodramma in tre atti su libretto di Antonio Somma da Gustave III ou Le bal masqué di Eugène Scribe

Edizione critica della partitura a cura di Ilaria Narici

The University of Chicago Press, Chicago e Casa Ricordi, Milano

Il libretto utilizzato è quello ad ambientazione svedese, così come concepito da Verdi per il debutto a Roma, prima che i censori pontifici imponessero la trasposizione della vicenda nella Boston coloniale.

Maestro concertatore e direttore ROBERTO ABBADO

Regia JACOPO SPIREI
dal progetto di GRAHAM VICK

Personaggi Interpreti:

  • Gustavo III PIERO PRETTI
  • Amelia MARIA TERESA LEVA
  • Il Conte Gian Giacomo Anckastrom AMARTUVSHIN ENKHBAT
  • Ulrica ANNA MARIA CHIURI
  • Oscar GIULIANA GIANFALDONI
  • Cristiano FABIO PREVIATI
  • Ribbing FABRIZIO BEGGI
  • Dehorn CARLO CIGNI
  • Il Ministro di Giustizia CRISTIANO OLIVIERI
  • Un Servo del Conte FEDERICO VELTRI

Scene e costumi RICHARD HUDSON

Luci GIUSEPPE DI IORIO

Movimenti coreografici VIRGINIA SPALLAROSSA

FILARMONICA ARTURO TOSCANINI

CORO DEL TEATRO REGIO DI PARMA

Maestro del Coro MARTINO FAGGIANI

Parma – Festival Verdi 2021

 

Teatro Regio, 15 ottobre 2021


Per la prima volta una recita senza restrizione di pubblico, a teatro quasi esaurito, è di per sé una festa. L’attenzione di Gustavo III era tutta puntata sullo spettacolo che, su un progetto di Graham Vick purtroppo vittima del Covid nella natia Inghilterra, è stato realizzato dal suo assistente e regista Jacopo Spirei, con la scena e costumi di Richard Hudson, le luci di Giuseppe Di Iorio ed i movimenti coreografici di Virginia Spallarossa.

Un Ballo In Maschera 2021 Anna Pirozzi

L’opera risaputamente dovette soggiacere alla censura poiché ai tempi non era concepibile mettere in scena un regicidio. L’edizione critica della partitura a cura di Ilaria Narici, pur mostrando una sostanziale analogia con la versione “normale” se ne discosta, non solo per il cambio dei nomi dei personaggi, rimanendo invariati solo quelli del paggio Oscar e dell’infelice Amelia, ma perché il variare di alcuni versi altera la metrica e dunque, seppure in minima parte, l’andamento musicale. Ulteriormente compromesso in questa ultima replica dallo sciopero, deciso all’ultimo minuto, di alcuni orchestrali che si sono schierati contro il fatidico Green pass. Perciò ulteriore lode al Maestro Roberto Abbado che ha, comunque, condotto in porto la serata con ottimi risultati.

Una lettura, la sua, coinvolgente, attenta alle dinamiche che non sovrastano mai il canto e dunque il palcoscenico, con una tensione ideale del ritmo narrativo, mediante un’agogica efficace nel tenere il giusto respiro e dando ai solisti la possibilità di emergere al meglio. Coadiuvato, va detto, dall’ottima prova del coro diretto come sempre impeccabilmente dal Maestro Martino Faggiani.

Un Ballo In Maschera 2021 Anna Maria Chiuri

Ottimo il cast allineato, iniziando dalle parti di fianco, persino quella degli episodici Servo del Conte (e cioè di Amelia, per evitare confusione) Federico Veltri e del Ministro di Giustizia, cui si risparmia la frase incriminata “dell’immondo sangue dei negri” per un più politicamente corretto “S’appella Ulrica la Sibilla”, intonato ed interpretato con vivace timbro tenorile da Cristiano Olivieri. Benissimo i due congiurati, due bassi di vaglia: Ribbing, Fabrizio Beggi e Dehom, Carlo Cigni. Apprezzabile la parteipazione del baritono Fabio Previati, qui Cristiano al posto di Silvano. L’Oscar di Giuliana Gianfaldoni, dotata di una voce gradevole, ha ben eseguito la cadenza che tocca il do acuto nel concertato “E’ scherzo od è follia” del primo atto, risultando in parte anche nelle due ballatelle. Anna Maria Chiuri, Ulrica, è parsa semplicemente perfetta, tanto nel rendere la vocalità piena senza forzare in note di petto la parte della “sibilla”, sicura in acuto quanto e soprattutto interpretativamente calandosi con convinzione nella regia che ne fa un personaggio ironico e quasi beffardo, sia nei confronti di Amelia che poi del Re. Questi ha trovato in Piero Pretti un esecutore ammirevole. Il tenore sardo canta con grande attenzione all’espressione, incisivo nel fraseggio e con una ricca tavolozza di colori. Salutato da un grande e meritato applauso dopo l’aria del terzo atto e dal trionfo alla ribalta finale. Benissimo pure la Amelia di Maria Teresa Leva, un soprano squisitamente lirico, con un’emissione morbida, brillante in acuto e più che sufficiente in zona medio grave, laddove l’artista ha l’intelligenza di non cercare affondi ma di cantare sempre sul fiato, col giusto appoggio. Apprezzabile tanto nei pianissimo, nelle messe in voce, quanto nell’acuto lanciato con sicurezza. Al suo debutto nel ruolo, il baritono mongolo Amartuvshin Enkhbat, ha colpito nel segno per la rigogliosità e bellezza di una voce che è, per davvero, baciata da Dio e con un approfondimento crescente nel fraseggio e nell’accento che non possono non stupire. Dopo l’aria “Eri tu” ha ricevuto l’applauso più convinto e prolungato tra quelli a scena aperta nel corso della serata.

Un Ballo In Maschera 2021 Piero Pretti

Lo spettacolo è un estremo omaggio al regista scomparso e, in tempi di covid, va comunque preso per le buone. Sostanzialmente si tratta di un’occasione mancata, poiché la versione Gustavo III, vista la realtà storica del monarca, si presterebbe ad un approfondimento dei personaggi e della corte svedese del settecento, seppure attraverso la musica di Verdi ed il libretto di Somma. Insistere sulla degenerazione di una corte lasciva, ridurre Gustavo ad un uomo in cerca di piaceri estremi che, non soddisfatto della propria omosessualità cerca nell’avventura con una donna una diversione, pare una forzatura contro la musica e la drammaturgia verdiane, laddove l’amore si sacrifica in nome dell’amicizia. Niente di più fallace voler trasformare Verdi in testimone dell’orgoglio omosessuale. Per giunta, ed in mancanza di Vick, con soluzioni ripetitive, disturbanti in uno spettacolo monotono e decisamente brutto.

Andrea Merli

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