TEATRO ALLA SCALA:  Die ägyptische Helena – RICHARD STRAUSS, 23 novembre 2019

TEATRO ALLA SCALA: Die ägyptische Helena – RICHARD STRAUSS, 23 novembre 2019

Die ägyptische Helena

(ELENA EGIZIA)

Opera in due atti

di RICHARD STRAUSS

Libretto di HUGO VON HOFMANNSTHAL

(Copyright ed edizione Fürstner/Schott Music GmbH&Co. Mainz;

rappr. per l’Italia Casa Musicale Sonzogno di Piero Ostali, Milano)

Prima rappresentazione: Dresda, Semperoper, 6 giugno 1928

Nuova produzione Teatro alla Scala

Prima esecuzione al Teatro alla Scala

 

Direttore FRANZ WELSER-MÖST

Regia SVEN-ERIC BECHTOLF

Personaggi e interpreti principali

  • Helena Ricarda Merbeth
  • Menelas Andreas Schager
  • Aithra Eva Mei
  • Altair Thomas Hampson
  • Da-Ud Attilio Glaser
  • Die allwissende Muschel Claudia Huckle

Scene JULIAN CROUCH

Costumi MARK BOUMAN

Luci FABRICE KEBOUR

Video designer JOSHUA HIGGASON

 CORO E ORCHESTRA DEL TEATRO ALLA SCALA

Maestro del Coro BRUNO CASONI

Teatro alla Scala, 23 novembre 2019


Approda alla Scala Die agyptische Helena (dieresi sulla “a”, bitte) ovvero Elena egizia (guai a chiamarla “egiziaca” come s’è fatto per anni!) opera di Richard Strauss su libretto (un polpettone inestricabile) di Hugo von Hofmannsthal, che ebbe la prima rappresentazione assoluta alla Semperoper di Dresda il 6 giugno 1928 e che in Italia ha il solo precedente di una fugace apparizione, isolana ed isolata, al Teatro Lirico di Cagliari nel 2001. “Io c’ero” posso affermare con una punta di orgoglio, ma anche colpevolmente devo ammettere che passati 18 anni (anche io li ho contati!) l’avevo completamente “resettata”; dunque questo approccio scaligero, prima alla “generale” ed ora all’ultima recita, si può considerare un vero battesimo.

Un mare, anzi un oceano di musica – e che musica! – riveste una storia inconsistente. Un interminabile tira e molla tra il povero Menelao, che finita la guerra di Troia si ritrova in possesso della fedifraga moglie, ed Elena, pentita e contrita, che cerca di riconquistare l’amore del marito. Lui per placare gli dei dovrebbe ucciderla, ma con l’intervento della Maga Etra, moglie di Poseidone, rimane travolto da un provvidenziale naufragio, si rifugia in un isola egizia e fatata, popolata da elfi e, quel che più imbarazza, da una conchiglia parlante. A forza di filtri che recano l’oblio e riportano alla ragione – siamo o non siamo nel Paese delle meraviglie? – Menelao crede di aver ucciso la consorte, ma in realtà si è scontrato con un fantasma. Nel secondo atto la coppia si ritrova in un’oasi beata ai piedi dell’Atlante, dove le armi seduttive della donna più bella del mondo, per cui il tempo non passa mai, colpiscono lo sceicco Altair ed il di lui figlio Da-ud, che sconsolatamente muore.

Elena capisce finalmente che solo la “vera verità” potrà porre fine al dilemma che affligge lo spaesato marito, il quale non la riconosce più; bevuta un’ultima pozione – verso il 60esimo minuto del secondo atto – gli si rivela colpevole, ma amante. Di fronte a tanta bellezza la furia placasi, arriva il perdono; alla pargoletta figlia, materializzatasi improvvisamente, Menelao canta: “O figlia mia, bimba felice! O quale madre ti porto a casa”. E beati e contenti si riparte per Sparta.

Onore al merito all’orchestra scaligera, ed al coro disposto nei palchi di proscenio, per la prova davvero maiuscola. La direzione di Franz Welser-Most è stata a dir poco travolgente, ricca di enfasi, ma attenta non perdere i mille ed uno gioielli che scaturiscono dal ridondante spartito. Un autentico tsunami di ondate sonore lussureggianti e voluttuose, un edonistico piacere che trascende il valore teatrale, praticamente nullo, che rende la musica la vera e grande protagonista.

Il cast, nella sua totalità pregevolissimo, ha visto trionfare il tenore Andreas Schager, Menelao, dalle doti vocali incommensurabili per potenza, proiezione, tenuta dell’acuto preso di forza e anche smorzato sovrastando un muro orchestrale che ha pochi paragoni. Giungere alla fine di quest’opera, che comporta un impegno vocale mostruoso, con la sensazione di essere fresco come una rosa e pronto a riprenderla dall’inizio, ha dello stupefacente. Ci si augura di averlo fisso non solo alla Scala e non solo per le parti disumane di Strauss o di Wagner. Molto convincente nel ruolo di Etra Eva Mei, soprano di lunga carriera, per nulla intimorita da una parte piena d’insidie; risolve il tutto con grande scioltezza vocale, in un canto che prevede pure delle agilità e con una proiezione più che sufficiente. Voce e tanta quella del soprano Ricarda Merbeth, Elena, e pure tanta resistenza in una parte che non perdona, impiccatissima in acuto e sempre in scena; il timbro non è particolarmente seducente, ma certo non si può avere tutto. Un po’ appannato, ma solerte nella parte di Astair, lo sceicco, il baritono Thomas Hampson, ottimo nella sua breve (relativamente all’economia dell’opera) parte il tenore Attilio Glaser, Da-ud, cui Strauss assegna un bell’arioso. Puntuali, musicalissime e scenicamente deliziose sia le cameriere di Etra, Tajda Jovanovich e Valeria Girardello, che i tre elfi – qui fide ninfe – Noemi Muschetti, Arianna Giuffrida, Alessia Visentin e nella parte della cozza, ovvero la Conchiglia, Claudia Huckle.

Di massimo rilievo anche il divertente e centrato spettacolo firmato da Sven-Eric Bechtolf per la regia, con la splendida scena di Julian Crouch, i fantasiosi e preziosi costumi di Mark Bouman, le luci (ogni tanto sfuggenti quelle dell’occhio di bue) di Fabrice Kebour e le video proiezioni di Josh Higgason. Ambientata all’epoca del debutto a Dresda, la storia diventa un radiodramma ascoltato da Etra: la conchiglia, personificata da una perlacea e bellissima annunciatrice, è la voce che proviene dalla radio a galena, un gigantesco apparecchio che si apre e rivela lo svolgersi dell’azione con un’evoluzione tutto sommato semplice da seguire, tenuta conto la farraginosità del libretto. E’ chiaro che la guerra di Troia è la appena conclusa prima guerra mondiale, evocata dalle proiezioni video, e che Menelao è un reduce mortificato dalla sconfitta e travolto dalla recessione che nelle vinte ed umiliate Germania ed Austria precedette il crollo di Wall Street nel 1929.

Sala molto affollata quella del turno “Scala Aperta”, molti gli stranieri e tutti evidentemente soddisfatti, dilungatisi in lunghi e frenetici applausi. Bel colpo per chiudere gloriosamente la stagione 2019, in attesa della Tosca del 7 dicembre!

Andrea Merli

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