TRIESTE: Andrea Chénier, 19 maggio 2019

TRIESTE: Andrea Chénier, 19 maggio 2019

Musica di Umberto Giordano
Dramma storico in quattro quadri su libretto di Luigi Illica
Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 28 marzo 1896
Ed. musicali: Orchestral Parts

 

Maestro Concertatore e Direttore Fabrizio Maria Carminati
Regia Sarah Schinasi

Personaggi e interpreti principali:

  • Andrea Chénier: Kristian Benedikt (17, 21, 23, 26/V), Samuele Simoncini (19, 25/V)
  • Maddalena di Coigny: Svetla Vassileva (17, 19, 25/V), Rachele Stanisci (21, 23, 26/V)
  • Carlo Gérard: Devid Cecconi (17, 19, 21/5), Domenico Balzani (23, 25, 26/V)
  • Madelon: Isabel De Paoli
  • La Contessa di Coigny: Anna Evtekhova
  • La mulatta Bersi: Albane Carrère
  • Roucher: Francesco Musinu
  • Un Incredibile/L’abate poeta: Saverio Pugliese
  • Pietro Fléville/Il sanculotto Mathieu: Gianni Giuga
  • Schmidt/Il Maestro di casa: Giuliano Pelizon
  • Fouquier Tinville: Giovanni Palumbo
  • Dumas: Francesco Paccorini

Scene William Orlandi
Costumi Jesus Ruiz
Maestro del Coro Francesca Tosi

Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste in coproduzione con il Teatro Opera SNG di Maribor
Orchestra, Coro e Tecnici della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste

Teatro Verdi, 19 maggio 2019


Questo Andrea Chénier, creato a Maribor e di cui si è già riferito, approda al Tetro Verdi di Trieste con un cast completamente rinnovato laddove si escluda il personaggio della Contessa di Coigny, il mezzosoprano Anna Evtekhova, unica superstite sopravissuta ai rivoluzionari ed alla ghigliottina.

Poco da aggiungere sull’allestimento, nonostante si siano notati alcuni “aggiustamenti” registici inevitabili quando si deve fare il conto, come spesso accade in Italia, con le alternanze dei cast e le scarse prove. Ciò nonostante il lavoro di Sarah Schinasi rimane apprezzabile, lo svolgersi dell’azione non subisce alterazioni e rallentamenti ove si escludano i due cambi di scena a vista che comunque alleggeriscono la durata di un ulteriore intervallo.

Musicalmente ottimo il risultato del coro, affidato alle cure di Francesca Tosi e lodevole quello dell’orchestra ubbidiente al gesto sicuro di Fabrizio Maria Carminati, sempre un garanzia dal podio.

Liete novelle pure dal cast dove ha primeggiato il baritono David Cecconi – sì, proprio quello che in Scala salvò la “Prima” di Giovanna d’Arco qualche anno fa – poderoso Carlo Gerard. Voce possente, ma anche piegata alle ragioni del canto contenendo, laddove necessario, la ricchezza di armonici ed interprete apprezzatissimo dal folto pubblico che alla recita pomeridiana gli ha riservato un’accoglienza trionfale. Calorosa pure quella che ha accolto il soprano Sveta Vassileva, Maddalena di Coigny palpitante e credibile sia scenicamente che vocalmente. Il suo intervento con l’aria “La mamma morta” è stato pure uno dei momenti esaltanti della serata. Del lungo elenco di parti di fianco si sono apprezzati la musicale ed intensa “vecchia” Madelon, in realtà il giovane mezzosoprano Isabel De Paoli e, soprattutto, il tenore Saverio Pugliese che ha vestito i panni prima dello svenevole Abate e quindi è stato un mellifluo ed insinuante Incredibile: oltre all’abilità nella caratterizzazione, va segnalata la prova vocale di grande effetto per il timbro penetrante e per l’emissione, come si dice in gergo, ben proiettata in avanti.

Buon ultimo il protagonista: alla recita del 19 maggio debuttava il tenore Samule Simoncini che si è alternato in due recite al titolare Kristian Benedikt e che ha motivato la trasferta alla capitale giuliana.

Nonostante un piccolo incidente proprio durante “l’improvviso” del primo atto – ma una goccia di saliva di traverso può cogliere di sorpresa chiunque – da cui per altro si è immediatamente ripreso, la sua è stata una prestazione in crescita durante lo svolgersi dell’opera. Qualche tensione dovuta all’emozione lo ha ancora segnato nel secondo atto, per prendere poi il via dal terzo con una splendida perorazione “Sì fui soldato” ed infine con un commovente “Come un bel dì di maggio” ed un trascinante finale dove con la Vassileva a fianco ha riscaldato l’ambiente ed il pubblico. Una voce, quella di Simoncini, dallo schietto colore mediterraneo, felice in acuto e un interprete destinato a grandi imprese. Da seguire con attenzione.

Andrea Merli

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