Reggio Calabria: DON GIOVANNI, 23 novembre 2018

Reggio Calabria: DON GIOVANNI, 23 novembre 2018

DON GIOVANNI

Wolfgang Amadeus Mozart

 

 

 

 

Reggio Calabria – Teatro Francesco Cilea, 23 novembre 2018


Terzo titolo della breve, ma intensa, stagione del Rhegium Opera Music Festival, il capolavoro mozartiano era attesissimo per la presenza di un cast “monumentale” per la presenza di due poderosi bassi: Roberto Scandiuzzi, nei panni del “burlador de Sevilla” e Orlin Anastassov in quelli del suo “alter ego“ e fedele servitore, Leporello. Autentico scontro di titani, si è rivelato la carta vincente di uno spettacolo in vero suggestivo, per la regia di Franco Marzocchi coadiuvato da Sofia Lavinia Amisich, dove si è puntato su una lettura nell’ambito della più lodevole tradizione, ma senza mai perdere di vista il sottotitolo che di questa gemma tra le gemme operistiche esige il “dramma giocoso”. L’azione si svolge in un’ottica ironica, a tratti sarcastica, che coinvolge i due colossi che giganteggiano da par loro in scena, sostenuti da una vocalità che oggi come oggi è raro sentire in Mozart, piena, rigogliosa, ma stilisticamente sempre controllata, rivelandosi una “strana coppia” con una verve ed un connubio di intenti e soluzioni anche comiche inaspettate ed imprevedibili.

La cornice l’ha fornita un impianto scenico praticamente fisso, ma molto suggestivo: una pedana semicircolare inclinata ed interrotta a metà da una gradinata, in parte isolata da un semicerchio di tulle bianco che, grazie alle innovative proiezioni astratte ed alle trasparenze giocate con un sapiente gioco di luce, è servito a ricreare ambienti ed atmosfere ed ha favorito il sapiente movimento degli interpreti.

Progetto scenico voluto dal regista e firmato da Angelo Ciano, costumi – assolutamente classici ed eleganti – di Alessandro Lai, light designer Gianni Melis, video proiezioni di Emiliano Pascucci e Pierpaolo Ceccarini.

Sul podio, completando così le “quote rosa” con cui si è voluto caratterizzare questo Festival, il Maestro Gianna Fratta che, a capo dell’ottima Orchestra del Teatro Cilea e del non meno lodevole Coro Lirico “Francesco Cilea” sempre agli ordini del pur bravissimo Maestro Bruno Tirotta, ha impresso un ritmo senza cedimenti all’impegnativo spartito, ricavando bellissime trasparenze specie nelle arie più “serie”, in particolare le due affidate al tenore, ma insufflando vigore e dinamica alle pagine più brillanti, una per tutte il “brindisi” di Don Giovanni.

Il cast, oltre  Scandiuzzi su cui risulta pleonastico insistere nelle lodi, tanto domina il ruolo del “libertino” con una simpatia e umanità che, sommandosi alla travolgente vocalità, ne fanno in realtà un personaggio di grande simpatia ed a cui è difficile resistere, va sottolineato il debutto di Anastassov, per la prima volta cimentatosi in Mozart e dopo circa due anni di voluto silenzio ed allontanamento dalle scene, con una sorprendente capacità di essere brillante e comico, lui destinato a ruoli di basso sempre accigliato e serio. Accanto a loro non sono stati da meno la bravissima Liliana Marzano, soprano reggino, nei panni di un’accorata Donn’Anna cantata con bell’empito lirico, senza trascurare le vertiginose agilità e colorature che la parte impone e risultando nobile ed elegante nel porgere e nella recitazione, il Don Ottavio di Didier Pieri, giovane talento in ascesa in campo tenorile, qui impegnato finalmente in un ruolo da protagonista dove ha potuto esibire un canto vario, sfumato e sostenuto molto bene dalla corretta emissione, risultando la coppia ideale di Donn’Anna per fierezza e compostezza stilistica, contando su una voce piena che non scende a compromessi falsettistici e a manierismi scenici.

Detto dell’imponente Commendatore del basso turco Vedat Dalgiran, dalla voce notevolissima ed autorevole pur nel suo breve compito, fondamentale nell’apparire come fantasma (non più statua) nell’ultima scena per il gioco di specchi, e della bella coppia di contadini formata dal Masetto di Salvatore Grigoli, ormai di casa a Reggio Calabria, che si è destreggiato assai bene in un ruolo sostanzialmente da basso essendo lui baritono brillante, della superlativa Zerlina di Alexandra Zabala, di cui non si finiranno mai di tessere le lodi per la dolcezza della sua emissione, pregevolezza del timbro ed una pertinenza stilistica senza confronti, provenendo da esperienze nel teatro barocco, buona ultima la Donna Elvira di Paoletta Marrocu, invero stupefacente. Soprattutto se si tiene presente il repertorio spinto a cui, abitualmente è votata con grande successo, meraviglia questa sua capacità di piegare la voce al canto mozartiano. E’ pur vero che una strepitosa Vitellia ne La clemenza di Tito ascoltata anni fa a Sassari, poteva far ben sperare, ma qui ha superato ogni più rosea aspettativa con una interpretazione sapida, coinvolgente e con la capacità di calarsi perfettamente nella parte della donna tradita, ma pur sempre innamorata, disposta fino all’ultimo ad accettare anche i difetti e peccati dell’amato oggetto. Superlativa e basti!

Il pubblico, accorso numeroso, ha decretato a tutta la compagnia un franco successo, cadenzato da ripetute chiamate a cui si è unito, alla fine, pure il principale artefice della stagione, il direttore artistico Domenico Gatto, comprensibilmente felice ed emozionatissimo.

Andrea Merli

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