REGGIO CALABRIA: MADAMA BUTTERFLY – Giacomo Puccini, 14 E 16 FEBBRAIO 2018

REGGIO CALABRIA: MADAMA BUTTERFLY – Giacomo Puccini, 14 E 16 FEBBRAIO 2018

A conclusione del Festival “Alziamo il Sipario!” organizzato dal Comune di Reggio Calabria in collaborazione con l’Associazione Culturale Traiectoriae e con la direzione artistica di Domenico Gatto, il 14 e 16 febbraio scorso, si è presentata al Teatro Franceso Cilea della città dello stretto Madama Butterfly che mancava dalle scene dello storico teatro, a cui oggi si rivuole dare nuovamente un’identità operistica, dagli anni ’60 dello scorso secolo, quando nellea parte di Pinkerton vi debuttò un giovanissimo Luciano Pavarotti.

“Nemo profeta in Patria” è il caso della debuttante nel ruolo Liliana Marzano, soprano reggino di carriera internazionale che, però, non aveva ancora calpestato in un’opera il palcoscenico della sua città. Appartatasi dalle scene per ragioni familiari, che ora la vedono impegnata a Reggio Calabria come docente della cattedra di canto del locale Conservatorio, la Marzano è ben presente tutt’oggi nella memoria dei melomani che ne hanno seguito sin dall’inizio la promettente carriera; la messa in scena di questo titolo è stata espressamente concepita per fornirle l’occasione di esprimere ed offrire, specie ai suoi concittadini, le sue straordinarie qualità vocali ed artistiche.

La sorpresa è stata grande per il numeroso pubblico che è accorso in massa al Teatro Cilea facendo registrare il tutto esaurito e che, alla fine, le ha tributato un successo caloroso con punte trionfali. La linea di canto appare di una pulizia e fluidità apollinee e nobilissime pur nel canto verista che viene esposto con una grande sensibilità di interprete, incline a dosare le dinamiche dal pianissimo al forte e fortissimo, con smorzature, messe in voce e un legato esemplari. La voce è sempre emessa con ideale morbidezza, senza scarti nella salita verso l’acuto che appare brillante. Valga per tutti il Re sovracuto che corona l’ingresso di Cio-cio-san, preso in forte e poi tenuto sul fiato come un sospiro. Ogni frase, ogni accento sono stati scolpiti con forza e convinzione in una incarnazione avvincente della piccola gheisha, che è risultata commovente tanto nell’attesissima aria “Un bel dì vedremo” quanto nel drammatico finale, “Tu tu piccolo iddio” dove ha toccato l’apice della tragedia.

Accanto a lei hanno assai ben figurato due giovani talenti che ormai sono più che promesse nel panorama lirico: il tenore brasiliano Max Jota, perfetto sia vocalmente che scenicamente nella parte di un gagliardo e fanciullone Pinkerton, più scriteriato che crudele, cantato con tale vigore e squillo da renderlo, nei limiti del possibile, pure simpatico; il baritono palermitano Salvatore Grigoli, già Figaro nelle Nozze presentate per la prima volta la scorsa stagione a Reggio Calabria sempre dall’Associazione Traiectoriae, che ha convinto appieno quale Sharpless, sia per la autorevolezza scenica che per la proprietà vocale, fornendo, tra l’altro, un valido sostegno musicale quale “spalla” alla protagonista.

Ottimo il Goro del tenore toscano Didier Pieri, pure debuttante, che al mellifluo personaggio ha fornito un inconsueto rilievo cinico e crudele.

Notevole la Suzuki del mezzosoprano spagnolo Lorena Valero, molto apprezzata anche dal pubblico e con lei l’esotica Kate Pinkerton del soprano argentino Natalia Bocco. Il basso reggino Giuseppe De Luca, altro giovane e validissimo elemento in crescita, ha vestito sia I panni dello zio Bonzo che quelli del vanesio Yamadori, mentre il baritono trapanese Alberto Crapanzano è stato un puntuale Comissario imperiale che, all’occasione, ha cantato anche l’unica parola concessa all’ufficiale del registro. “Posterità”. Menzione alla bravissima bambina, Sofia Faucitano, che ha impersonato il piccolo Dolore con una partecipazione da attrice consumata.

Lo spettacolo importato dal Teatro Coccia di Novara è stato pure molto gradito dal pubblico che, ovviamente, si attendeva una regia tradizionale. La scena è unica, ma funzionale; i costumi molto suggestivi e ben assortiti cromaticamente, ottimo il disegno delle luci e fluida la regia di Renato Bonajuto , coadiuvato dalla coreografa Sofia Lavinia Amisich e in palcoscenico dal M° Manuela Ranno, che ha garantito uno svolgersi dell’azione coerente. Assai bene il coro Francesco Cilea preparato idealmente da Bruno Tirotta e così pure ottima la prova dell’Orchestra del Teatro Cilea sotto la guida del Maestro spagnolo Alvaro Lozano Gutierrez, il quale ha volutamente insistito sulla componente sinfonica della partitura, allargando i tempi e dando vasto respiro alle frasi musicali. Una lettura suggestiva che ha trovato il gradimento del pubblico, anche se ha messo in serie difficoltà il palcoscenico e, soprattutto, la protagonista che comunque ha eroicamente retto fino alla fine, fornendo un’ulteriore prova di musicalita e di resistenza fisico vocale.

Andrea Merli

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