Reggio Calabria: LE NOZZE DI FIGARO, 4 marzo 2017
Teatro Francesco Cilea
Le nozze di Figaro, ossia la folle giornata (K 492)
Wolfgang Amadeus Mozart
su libretto di Lorenzo Da Ponte.
Direttore: Matteo Beltrami
Regia, scene e luci: Renato Bonajuto
- Conte: Luca Bruno
- Contessa: Alexandra Zabala
- Susanna: Sarah Baratta
- Figaro: Salvatore Grigoli
- Cherubino: Alessandra Notarnicola
- Marcellina: Maria Bagalà
- Bartolo: Giuseppe Zema
- Basilio: Stefano Tanzillo
- Curzio: Riccardo Benlodi
- Barbarina: Eleonora Boaretto
- Antonio: Giuseppe De Luca
Costumi: Piero Risani
Coreografia: Lavinia Amisich
Evento culminante del Festival internazionale di musica lirica “Mediterraneo sacro e profano. Rapsodie agresti”, Le nozze di Figaro realizzano un sogno a lungo carezzato dal direttore artistico della manifestazione e fondatore dell’Associazione Culturale Traiectoriae, Domenico Gatto.
Al progetto finanziato dall’intervento “Creazione del Distretto culturale e relativa programmazione ed organizzazione di eventi di rilevanza nazionale ed internazionale” PISU, Progetto Integrato di Sviluppo Urbano di Reggio Calabria, con l’apporto dell’Unione Europea, dello Stato Italiano, della Regione Calabria, dalla Provincia di Reggio Calabria.
Domenico Gatto ha iniziato a lavorarci da oltre un anno, durante le sue lunghe permanenze a Milano dove ha coinvolto una serie di operatori del settore musicale, iniziando dal sottoscritto per la logistica, culminando con la direzione musicale di Matteo Beltrami, con la partecipazione del regista Renato Bonajuto, del M° Manuela Ranno, della coreografa Sophia Lavinia Amisich e continuando in una lunga lista che comprende anche il regista Franco Marzocchi, socio della Associazione di cui Gatto fa capo e nientemeno che Roberto Scandiuzzi che ha curato lo studio dei recitativi.
Specificamente queste Nozze sono iniziate, se così si può dire, con una serie di audizioni a Milano da cui è stato scelto il cast, non senza difficoltà di scelta per via di una partecipazione più che oceanica, di giovani cantanti in gran parte molto preparati e validi. Ne è risultato un cartello in cui, tolto il nome di Alexandra Zabala, scelta per interpretare il ruolo della Contessa e soprano in carriera da anni, tutti gli altri erano se non debuttanti assoluti – questi in numero di tre – tutti debuttanti di ruolo e, udite udite, su dodici ben sei di origine calabra quando non di Reggio Calabria. Il ché è sintomatico di un mai sopito interesse, specie tra le giovanissime leve, per l’opera lirica che tornava al cittadino Teatro Francesco Cilea dopo ben quattro anni di assenza e con un titolo tutto fuor che “nazional popolare” e tutt’altro facile da allestire, sia da un punto di vista scenico che da quello squisitamente musicale.
E quest’ultimo aspetto, ha superato di gran lunga la sfida e con risultati a dir poco sorprendenti, tenendo conto della limitatezza del budget, della brevità dei tempi, delle esigue prove poiché il Teatro stesso era impegnato in altre manifestazioni. Ultimo motivo di “suspence” la mancata collaborazione per le scene da parte di un teatro di tradizione sulla cui partecipazione si contava molto a un mese dal debutto.
Eppure, per quel “miracolo italiano” che aiuta spesso e volentieri gli audaci, ogni ostacolo è stato superato, le difficoltà si sono sciolte come neve al sole e l’unica recita prevista, il sabato 4 marzo scorso, ha trovato il teatro stracolmo con appeso il cartello “tutto esaurito” in biglietteria e festosamente partecipe di un pubblico in gran parte formato da giovani che ha risposto con entusiasmo e decretando un successo a dir poco travolgente, ritmato da frequenti applausi a scena aperta.
Il merito va in primis alla bacchetta di Matteo Beltrami, ormai una certezza nel panorama internazionale, il quale tra le recite di Butterfly a Novara e di Rigoletto ad Essen, in Germania, si è ritagliato le date per scendere al sud, per concertare e dirigere queste Nozze, coadiuvato dall’ottimo Maestro preparatore e suo braccio destro, la palermitana Manuela Ranno, mentre al cembalo e prima in prova in qualità di accompagnatore al pianoforte, stava seduto Alessandro Praticò pianista dotatissimo. Da pochi giorni ventenne e prossimo a recarsi a Parigi vincitore di una borsa di studio all’Opera. Con una direzione incalzante e con un occhio sempre al palcoscenico, Beltrami ha contato sulla qualità dell’Orchestra del Teatro Cilea, certo digiuna di Mozart ed in particolare delle Nozze che si eseguivano per la prima volta nella città calabra, e su quella dell’omonimo Coro Lirico, seppure in ranghi ridotti, per i pochi ma decisivi interventi nell’opera di Mozart, ben preparato dal M° Bruno Tirotta. Coro che, come del resto i solisti, si è impegnato anche nel ballo del fandango al terzo atto sotto la guida dell’infaticabile ed inesauribile coreografa ed aiuto regista Sophia Lavinia Amisich.
Renato Bonajuto, non a caso allievo prediletto del compianto Beppe De Tomasi da cui ha appreso l’arte di fare con poco e niente spettacoli memorabili, ha composto una regia fluida e scattante su un palcoscenico dove per mancare mancava di tutto fino alla Generale. Per fortuna sono arrivate delle splendide illustrazioni di interni settecenteschi e di un bosco che pareva tratto da un quadro di Fragonard che, retroproiettati con abilità sulla tela del fondo, sostituivano le scene mancanti. Un letto a baldacchino, una poltrona bergere, un tavolo e delle sedie “vestite” costituivano l’arredo. All’attrezzo ci ha pensato lui nel giro di poche ore ed alla fine in scena c’era tutto: dalla chitarra che suona Susanna, al vaso di garofani calpestato da Cherubino, al martello e scalpello con cui il Conte, tornato da caccia con due fagiani (c’erano pure loro!) ed imbracciando il fucile, avrebbe dovuto forzare la porta. C’erano anche, e per fortuna, i bellissimi costumi della sartoria Tirelli, scelti da Alessandro Lai, assemblati da Piero Risani ed adattai dal bravissimo e disponibile sarto Naele Harwether, ma c’era soprattutto tanta passione e partecipazione da parte degli scalpitanti interpreti che Bonajuto ha saputo organizzare in breve tempo rispettando la drammaturgia e imponendo un ritmo sfrenato all’azione.
Ed infine il cast. Iniziando dalla menzionata Alexandra Zabala, che in passato aveva già vestito i panni della Contessa, professionista sicura e faro di riferimento per tutta la compagnia, precisa negli attacchi, soave nell’emissione, seducente come interprete: l’appellativo affettuoso di “Zaballé” non lo si è concesso per caso e come il soprano catalano ha soffuso tutta la parte di un’incantevole dolcezza mista a struggente nostalgia: bravissima. Accanto a lei il robusto Conte del baritono di Cosenza Luca Bruno, dalla voce morbida e ben emessa e con una presenza fisica dotata del tocco “vilan” e un po’ brutale che giustamente si contrappone alla nobiltà interiore della moglie, vilipesa e tradita. Figaro ha avuto nel basso baritono di Palermo Salvatore Grigoli la baldanza del giovane e rivoltoso “barbiere” che affronta il padrone con parità di levatura scenica e vocale. Perfetta si è dimostrata la sua sintonia con la squisita Susanna di Sarah Baratta che ha dominato in modo vivacissimo la scena, dotata di un ottimo fraseggio ha ben cantato una parte perfetta per la sua vocalità.
Il quadro maschile si completava con il Basilio assai ben interpretato dal tenore pure di Cosenza Stefano Tanzillo, da cui è lecito aspettarsi un lucente futuro. E così dal quasi imberbe Curzio del tenore Riccardo Benlodi, debuttante assoluto: abile nella balbuzie, che ha strappato sonore risate dal pubblico, e con la voce sempre in punta nella scena della agnizione di Figaro. Non meno bravo il promettente allievo di Liliana Marzano, il baritono Giuseppe De Luca, pure lui giovane da fare quasi rabbia, nella parte del giardiniere Antonio. Una menzione speciale ad un altro reggino, l’aitante basso Giuseppe Zema qui Don Bartolo, anche lui al debutto nel ruolo e dotato di materiale di assoluto primordine.
Bella la carrellata delle fanciulle: partendo dalla Marcellina del soprano di Reggio Calabria Maria Bagalà non a caso aveva preparato pure la parte della Contessa: voce interessante, tecnica già ben impostata. Allieva della Marzano pure lei e di cui in futuro sentiremo sicuramente parlare: la riapertura dell’aria “Il capro e la capretta” ha costituito un bel banco di prova. Impossibile immaginare una Barbarina più fresca e vezzosa di quella impersonata dal soprano milanese Eleonora Boaretto, che pur frequentando il secondo anno del triennio di canto lirico al conservatorio, dove si laureerà l’anno prossimo, muove con sicurezza i primi passi nel mondo teatrale. Infine il Cherubino di Alessandra Notarnicola, contralto di origini pugliesi. La voce ben impostata ha superato brillantemente una tessitura acuta e anche scenicamente ha reso alla perfezione le smanie adolescenziali del focoso personaggio.
Tutti poi accomunati da prolungati applausi ed insistenti chiamate alla ribalta finale. Visti gli ottimi risultati e la risposta del pubblico, c’è da augurarsi che questo sia l’inizio di una ripresa e una continuità auspicabili per Reggio e per tutta la Calabria.
Andrea Merli