MODENA: Attila – Giuseppe Verdi, 2 febbraio 2017

MODENA: Attila – Giuseppe Verdi, 2 febbraio 2017

Attila
Giuseppe Verdi
Teatro Comunale “Luciano Pavarotti”

Dramma lirico in un prologo e tre atti.
Libretto di Temistocle Solera e Francesco Maria Piave
dalla tragedia Attila, König der Hunnen di Zacharias Werner

 

Direttore: Aldo Sisillo
Regia e luci: Enrico Stinchelli

Personaggi e Interpreti:

  • Attila, re degli Unni: Carlo Colombara
  • Ezio, generale romano: Vladimir Stoyanov
  • Odabella, figlia del signore di Aquileja: Svetlana Kasyan
  • Foresto, cavaliere aquilejese: Sergio Escobar
  • Uldino, giovane bretone, schiavo d’Attila: Roberto Carli
  • Leone, vecchio romano: John Paul Huckle

Scene e costumi: Pier Paolo Bisleri
Video Design: Mad About Video
Editor Video: Ismael Portelli, Gerald Agius Ordway
Grafica 3d: Alex Magri

Maestro del coro: Stefano Colò

Orchestra dell’Opera Italiana
Coro della Fondazione Teatro Comunale di Modena

Scuola voci bianche della Fondazione Teatro Comunale di Modena
Maestri preparatori Paolo Gattolin, Melitta Lintner

Produzione Fondazione Teatro Comunale di Modena
Allestimento del Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste

“Finalmente una regia che ci illustra una trama abbastanza strampalata facendocela capire chiaramente e differenziando con esattezza luoghi, personaggi e ruoli!”. Parola di Raina Kabaivanska che, intervistata nell’intervallo, si è profusa in lodi per il lavoro registico del divo radiofonico Enrico Stinchelli. Ora, che da parte “impiccionesca” io debba essere, gioco forza, partigiano è altrettanto ovvio. Però ciò che conta è il risultato finale sulla ribalta, laddove i fautori dell’intero spettacolo, ivi compresa la parte musicale, sono stati accolti da un caldo successo, con punte di vero trionfo in particolare per il protagonista Carlo Colombara che ha siglato un’esecuzione memorabile.

Tornando all’amico Stinchelli, alla sua condivisibilissima idea di rendere l’opera senza alterarne la drammaturgia, anzi esaltandola con opportune sottolineature sia nell’azione scenica con la figurazione sia nella parte visiva, arricchita da proiezioni video su diversi piani ed in movimento, egli è giustamente orgoglioso di questa scelta che, apparentemente, va contro tendenza nel sottrarsi alla moda dilagante del “regietheater” alla tedesca, mentre in realtà risponde soprattutto ad un’esigenza del pubblico. In particolare, a dispetto di quanto pensano alcuni, quello dei più giovani; i quali dal teatro d’opera s’aspettano la più consolidata tradizione e, viceversa, escono delusi dagli allestimenti minimal-chic, senza scene degne di tal nome e con vestiti da trovarobato, palandrane e cappottoni, taglio di zucchine ed impastatura di tagliatelle comprese.

Dunque con avveduta economia, cioè senza sprecare un mucchio di denari per risultati nulli, una messa in scena ricca, dinamica e molto suggestiva, dove i romani sono romani, gli Unni sono… barbari e la donna guerriera non è una virago mascolina a cui manca solo un paio di baffoni, bensì una donna bella, giovane e sexy in grado di sedurre il re Attila. Grazie alla scena unica, ma assai articolata ed ai bei costumi di Pier Paolo Bisleri, alle proiezioni video di Ismael Portelli e Gerard Agius Ordway ed al sapiente gioco di luci firmato sempre dal nostro Stinchelli.

Dal podio il M° Aldo Sisillo ha imposto alla composta e solerte Orchestra dell’Opera Italiana dei tempi sostenibili per le voci in un ottimo rapporto buca palcoscenico, dominando le dinamiche ed imprimendo un ritmo incalzante alle pagine più quarantottesche riservando slancio lirico ai momenti di incantata e sognante melodia nei punti più suggestivi dell’opera: il magnifico preludio, l’aria “Nel fulgente nuvolo” ed il “Sogno” di Attila, altrettanti punti di rapinosa bellezza.

Il cast è parso solido, specie nel settore maschile. Di Colombara si apprezza la qualità del timbro, morbido e carezzevole di basso cantante, che mantiene una salda zona grave e la facile ascesa all’acuto e che si impone con massima autorevolezza. L’interprete è di rara intelligenza nel cogliere tanto i suggerimenti musicali che registici: ne scaturisce un Re conscio del proprio potere e della forza sia fisica che morale. Il personaggio più umano dell’opera e, alla fin fine, il più simpatico dell’intera vicenda, vittima predestinata di tradimenti e di inganni. Il trionfo che lo ha accolto dopo i pezzi chiusi e quindi alla fine, è parso dovuto oltre che meritatissimo.

Altro autorevole interprete Vladimir Stoyanov, un professionista di vaglia e baritono di provata carriera e grande qualità. Il suo Ezio s’impone per la nobiltà del canto, per la determinazione nel fraseggio e la cura dell’accento. Dopo l’aria e relativa cabaletta, è stato gratificato da scroscianti applausi e grida di bravo. Che hanno accolto pure il vocalmente generoso tenore spagnolo Sergio Escobar, dal timbro squillante e dal bel corpo vocale, particolarmente adatto a questi ruoli, psicologicamente tagliati un po’ con l’accetta, del “primo Verdi” dove al tenore si affida, alternativamente, irredentismo patrio e gelosia amorosa. Dimostra anche di saper cantar piano, di usare la mezzavoce e nell’acuto non ha problemi di sorta. Viceversa la Odabella di Svetlana Kasyan, pur con un temperamento notevole pari alla avvenente figura in scena, è parsa un po’ lanciata allo sbaraglio, specie nella sortita dove ha avuto anche qualche problema di intonazione. La voce, più che del drammatico d’aglità che il ruolo prevede, sembra più adatta a ruoli di lirico puro: gli affondi di petto per raggiungere le note gravi e l’acuto gridato potrebbero metterla a repentaglio. Non di meno è giunta integra a fine recita, migliorando la messa a fuoco, sia vocale che interpretativa, strada facendo.

Buoni nei due ruoli di fianco l’Uldino del tenore Roberto Carli ed il Leone del basso (amplificato per raggiungere un effetto spettrale) John Paul Huckle. Ottimo il coro della Fondazione del Teatro Comunale di Modena istruito a dovere da Stefano Colò.

Andrea Merli

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