MODENA: Gianni Schicchi  – 15 gennaio 2017

MODENA: Gianni Schicchi – 15 gennaio 2017

GIANNI SCHICCHI
Giacomo Puccini
Teatro Comunale Luciano Pavarotti

Opera in un atto su libretto di Gioachino Forzano

 

Direttore: Stefano Seghedoni
Regia: Stefano Monti

Personaggi e interpreti:

  • Gianni Schicchi, 50 anni Sergio Vitale
  • Lauretta, 21 anni Ayse Sener* ,Giada Borrelli*

I parenti di Buoso Donati:

  • Zita detta La Vecchia, cugina di Buoso, 60 anni Shay Bloch*
  • Rinuccio, nipote di Zita, 24 anni Alfonso Zambuto*, Shohei Ushiroda*
  • Gherardo, nipote di Buoso, 40 anni Robert Barbaro*, Giovanni Castagliuolo*
  • Nella, sua moglie, 34 anni Haruka Takahashi*
  • Gherardino, loro figlio, 7 anni Marco Di Simine, Emanuele Pellegrino
  • Betto di Signa, cognato di Buoso, età indefinibile Felipe Correia Oliveira, Cihan Ozmen*
  • Simone, cugino di Buoso, 70 anni Massimiliano Catellani
  • Marco, suo figlio, 45 anni Francesco Solinas*
  • La Ciesca, moglie di Marco, 38 anni Fei Yue*
  • Maestro Spinelloccio, medico/Guccio, tintore Alex Martini*
  • Messer Amantio di Nicolao, notaro Lorenzo Malagola Barbieri
  • Pinellino, calzolaio Cihan Ozmen*, Felipe Correia Oliveira

* Giovani allievi del progetto “Produzione lirica in teatro: corso per cantanti”
Corso di alto perfezionamento promosso dalla
Fondazione Teatro Comunale di Modena
Docente principale Mirella Freni


Scene Rinaldo Rinaldi
Luci
Andrea Ricci

 

ORCHESTRA DELL’OPERA ITALIANA

 

Nuovo allestimento
Produzione
Fondazione Teatro Comunale di Modena


 

Sulla strada del ritorno da Jesi a Milano, attraversando in treno una costiera romagnola su cui imperversava una bufera di neve siberiana, non potevo non fermarmi a Modena per la seconda recita di Gianni Schicchi, proposto come titolo unico in fuori abbonamento nel contesto Modena Città del Belcanto, protocollo d’intesa che vede la partecipazione del Comune di Modena, della Fondazione Cassa di Risparmio, dell’Istituto Superiore Studi Musicali Vecchi-Tonelli e della Fondazione Teatro Comunale. Una produzione e nuovo allestimento, firmato per la unica scena da Rinaldo Rinaldi, per la regia di Stefano Monti, a conclusione del corso di alto perfezionamento – 16che ha visto docente principale Mirella Freni – realizzato nel contesto di un amplio programma di formazione finanziato dalla Regione Emilia Romagna e dal Fondo sociale europeo.

“Forse è l’opera più spietata che io abbia messo in scena – racconta Stefano Monti – Quando si immagina lo Schicchi si pensa solo alla componente comica, divertente; in realtà è uno spaccato di un’umanità di una spetatezza e di un’avidità inaudite. L’uomo nei secoli, ahimè, non è cambiato, e quindi resta anche di un’attualità sconcertante”.

“Musicalmente – aggiunge Stefano Seghedoni, direttore d’orchestra – è una partitura raffinatissima. Sotto l’incalzante ritmo comico della musica, che proviene chiaramente dall’esempio del Falstaff di Verdi, si nasconde il colore plumbeo delle prime avanguardie del Novecento, e le innovazioni di Bartok e di Stravinsky”.

Anche in questo caso, spettacolo molto riuscito, coinvolgente. Attualizzato, sì, agli anni della Grande Guerra, il periodo in cui fu composto, ma senza alterazioni della drammaturgia, a dimostrare che si può fare teatro non convenzionale, rimanendo fedeli alla sana e concreta tradizione registica italiana. La scena è costituita da un unico piano ripido su cui si affaccia un ballatoio dove, a loro volta, si aprono diverse porte. Unico arredo, il letto in cui giace il povero Buoso Donati. La direzione di Monti in scena in perfetta simbiosi con quella di Seghedoni a capo della valente Orchestra dell’Opera Italiana, non necessitano di artifizi, di effetti “sorpresa” in orchestra come sul palco, con bruschi cambiamenti agogici qui e stramberie là, ma garantiscono ad una squadra assai affiatata il necessario supporto nel canto, mai prevaricato dal muro del suono che in questo spartito può sortire sonorità tracimanti, e con un’azione netta, pulita e scattante.

Ottimo, sia vocalmente che per la interpretazione di grande levatura il baritono Sergio Vitale, protagonista. Accanto a lui una schiera di bravi artisti, alcuni provenienti dal corso: come la delicata Lauretta del soprano Ayse Sener e tra I Donati, la Zita arcigna del bravo mezzosoprano Shay Bloch, lo svettante Rinuccio del tenore Alfonso Zambuto, il Gherardo di Giovanni Castagnolo e sua moglie Nella, il soprano Haruka Takahashi ed ancora Marco, Francesco Solinas e la Ciesca, Yue Fei; Mastro Spinelloccio e poi Guggio, il tintore, era Alex Martini, mentre Cihan Ozmen prestava la voce al calzolaio Pinellino.

Betto di Signa, il baritono Felipe Correira Oliveira, Simone, il basso Massimiliano Catellani e Messer Amantio di Nicolao, il notaio, il baritono Lorenzo Malagola Barbieri, sono ormai professionisti noti e navigati.

Peccato solo che lo spettacolo, poco pubblicizzato, non abbia richiamato in massa il pubblico dei melomani: quelli presenti, però, han dimostrato di gradire, gratificando con applausi l’aria del tenore prima e del soprano poi ed interrompendo spesso con risate acnce fragorose; infine con numerose chiamate alla ribalta dell’intero ed entusiasta cast.

Andrea Merli

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