DER ROSENKAVALIER – Richard Strauss Teatro alla Scala 14.06.2016
DER ROSENKAVALIER
Commedia per musica in tre atti
Musica di RICHARD STRAUSS
su libretto di Hugo von Hofmannsthal
(Edizione Fürstner/Schott; rappr. per l’Italia Casa Musicale Sonzogno di Piero Ostali)
Prima rappresentazione: Dresda, Königliches Opernhaus, 26 gennaio 1911
Prima rappresentazione al Teatro alla Scala: 1 marzo 1911
In coproduzione con il Festival di Salisburgo
Direttore: ZUBIN MEHTA
Regia: HARRY KUPFER
Personaggi e interpreti principali:
- Die Feldmarschallin: Krassimira Stoyanova
- Der Baron Ochs auf Lerchenau: Günther Groissböck
- Octavian: Sophie Koch
- Herr von Faninal: Adrian Eröd
- Sophie: Christiane Karg
- Jungfer Marianne Leitmetzerin: Silvana Dussmann
- Valzacchi: Kresimir Spicer
- Annina: Janina Baechle
- Ein Sänger: Benjamin Bernheim
- Ein Polizeikommissar: Thomas E. Bauer
- Ein Notar: Dennis Wilgenhof
- Ein Wirt: Roman Sadnik
Scene: HANS SCHAVERNOCH
Costumi: YAN TAX
Luci: JÜRGEN HOFFMAN
Video: THOMAS REIMER
Coro e Orchestra del Teatro alla Scala
Maestro del Coro: BRUNO CASONI
Coro di Voci Bianche dell’Accademia Teatro alla Scala
L’allestimento firmato da Herry Kupfer per la regia, con scene di Hans Schavernoch, costumi di Yan Tax, luci di Jurgen Hoffmann e video proiezioni di Thomas Reimer, proviene da Salisburgo., E’, appunto, uno di quelli che crearono il “Caso Pereira” all’inzio del suo mandato quale direttore in Scala e non si torni in questa sede sull’argomento, tanto caro ai politici italiani e non solo, del “conflitto di interessi”.
Di fatto trattasi di uno spettacolo che scorre veloce, senza inciampi di ritmo e ben oliato pure nei cambi scena a vista su carrelli, senza – soprattutto – alterazioni della drammaturgia e nel rispetto sostanziale della musica: evento raro di questi tempi. Incombe un certo grigiore minimalista, siamo in un’epoca che si presume essere quella della “prima” assoluta dell’opera per I costumi che per’altro paiono a tratti fuori epoca e bizzarri, specie quello maschile in pelle bordeaux indossato da Octavian nel primo atto. Unica bizzarria Mohammed, che tradizione vorrebbe essere un bimbo di colore abbigliato all’orientale e che qui risulta essere un bel pezzo di negrone palestrato, segretamente innamorato della padrona ed anche un po’ fetish quando raccoglie, senza campanellini di sorta, il fazzoletto caduto alla Marescialla e ne annusa estasiato il profumo. Insomma, ce lo vogliamo negare un tocco di regia alla tedesca? No certo! “Non disturba” è stato il commento di due storiche abbonate del turno A, di nome Nandi e Giovanna. E ciò, oggi come oggi, deve essere considerato, non solo alla Scala, uno sperticato complimento.,
E’ del tutto superfluo cercare superlativi, piuttosto, che rendano la emozionante e coinvolgente direzione di Zubin Metha, il quale quando è in vena e con un’orchestra che lo segue con particolare convinzione, sa creare autentiche magie. Qui ci ha incantati, ma anche commossi e già alla fine del primo atto in virtù, va aggiunto, di un’interprete particolarmente ispirata e vocalmente soave quale è risultata essere la magnifica Krassimira Stoyanova, che ora si attende con gioia nel venturo Don Carlo in cui tornerà nei panni di Elisabetta. Una congiunzione particolarmente favorevole, un’intesa perfetta tra voce, orchestra, tra dinamiche ed emissioni flautate. Un prodigio a cui raramente capita d’assistere.
Bene, anche benissimo, ma non al medesimo livello il resto del cast: l’Octavian impetuoso di Sophie Koch, la deliziosa e pungente Sophie di Christiane Karg e l’acclamatissimo Ochs di Gunter Groissbock, inusualmente baldo, anche bello con la finta parrucca, sbruffone ma non il laido e volgare barone che una certa tradizione vorrebbe vecchio e bavoso, quando in realtà è coetaneo della Marschallin sua cugina. Vocalmente si sarebbe desiderata, però, una voce più “grassa” e con un colore più tendente al basso. Detto ciò gli va riconosociuto il merito di esibire, oltre che i pettorali e camicia aperta alla fine del secondo atto, una ottima musicalità ed una indubbia personalità scenica. Sono sembrati ottimi pure I due intriganti italiani, Valzacchi e Annina, rispettivamente Kresimir Spicer e Janina Baechle, azzeccati pure nella figura tondeggiante ed insinuante, quella di lei. Bravissima la Duenna cantata con vigore mezzosopranile da Silvana Dussmann, piuttosto flebile il Faninal di Adrian Erod. Benjamin Bernheim, il tenore italiano che canta l’aria “Di rigori armato il seno” è dotato di voce squillante, ma siamo rimasti tutti nel dubbio che la stecca presa a metà del cantabile sul passaggio fosse voluta o, piuttosto, un incidente di percorso.
Successo trionfale con punte di vero entusiasmo per Mehta e per la Stoyanova a cui si è associato pure il vostro impiccione, sinceramente estasiato per l’esecuzione di quest’opera meravigliosa.
Andrea Merli