PARMA: Pagliacci – Ruggero Leoncavallo, 7 maggio 2023

PARMA: Pagliacci – Ruggero Leoncavallo, 7 maggio 2023

PAGLIACCI

Musica
RUGGERO LEONCAVALLO

Dramma in un prologo e due atti su libretto di Ruggero Leoncavallo

Casa Ricordi, Milano


Maestro concertatore e direttore Andrea Battistoni
Regia Franco Zeffirelli
ripresa da Stefano Trespidi

Personaggi e Interpreti:

  • Nedda Valeria Sepe
  • Canio Gregory Kunde
  • Tonio Vladimir Stoyanov
  • Peppe Matteo Mezzaro
  • Silvio Alessandro Luongo
  • Contadino Luca Favaron 
  • Contadino Gianmarco Durante

Scene Franco Zeffirelli
riprese da Carlo Centolavigna

Costumi Raimonda Gaetani

Luci Andrea Borelli

Allestimento della Fondazione Franco Zeffirelli

ORCHESTRA DELL’EMILIA ROMAGNA ARTURO TOSCANINI

CORO DEL TEATRO REGIO DI PARMA

Maestro del coro Martino Faggiani

CORO DI VOCI BIANCHE DEL TEATRO REGIO DI PARMA

Maestro del coro di voci bianche Massimo Fiocchi Malaspina 

 

Teatro Regio, 7 maggio 2023


Questa produzione di Pagliacci proviene dalla “Fondazione Franco Zeffirelli”, regista la cui eredità è sempre impressionante. Uno spettacolo fantastico che trova, dal momento in cui si apre il sipario, il consenso del pubblico, letteralmente affascinato da ciò che si vede sul palco. Può sembrare il tutto eccessivo, visto che la ricchezza dei dettagli, la regia fedelmente ripresa da Stefano Trespidi, non danno tregua allo spettatore: più che a Pagliacci, sembra di assistere ad uno spettacolo del Cirque du Soleil: 200 persone sul palco, tra protagonisti, coro, coro di voci bianche (venti bambini!), figurazione (40 elementi) e acrobati, solo questi 10! Tutto ciò ha richiesto un coordinamento incredibile: lo spazio scenico non è certo quello della Scala.

L’azione si sviluppa in un quartiere popolare, un con case di ringhiera. Tutto è vivace, compreso l’interno degli alloggi, l’Officina meccanica dove si riparano auto, il bar ed il bordello, il chiosco dei gelati e l’arrivo della compagnia di clown in roulotte. Non ci si fa mancare un matrimonio, con relativa processione di invitati e servizio fotografico durante la scena del “Din don” intonato dal coro. Poi, quando si entra finalmente nel dramma, la scena fortunatamente si svuota e ci permette di concentrarci sui solisti. L’opera è proposta in due atti, e nel secondo la componente “meta-teatrale” del teatro nel teatro è pure magnificamente risolta. Finalmente un’opera che appaga lo sguardo.

Anche per l’orecchio, iniziando dal monumentale Canio di quel fenomeno di tenore che risponde al nome di Gregory Kunde. Il tenore dell’Illinois è ormai vicino ai suoi primi… 70 anni, ma per forza e potenza della voce, bisogna toglierne una trentina. Insultante la facilità in acuto, iniziando dal fulminante “A 23 ore!”, colmo di sofferente umanità sofferente ed emozionante in un “Vesti la giubba” da manuale che ha scatenato l’entusiasmo del pubblico, al quale però il buon Greg domenica non ha concesso il bis, molto atteso, che aveva regalato la sera della “prima”, salutato dalla stampa quale “Nucci dei tenori”, per via della nota generosità del celebre baritono. Nella “commedia” poi, con un trasporto che, pur essendo “verista”, non elude una linea di canto controllata. Un altro “miracolo”, quello di Kunde, che ci fa riflettere sulle virtù di chi possiede una tecnica esemplare.

Al suo fianco molto in parte, con voce penetrante nell’acuto ed interpretativamente convincente, il soprano Valeria Sepe, Nedda e l’ottimo baritono bulgaro, ma da casa a Parma, Vladimir Stoyanov, Tonio assai ben cantato e pure dotato della “perversione” che la parte richiede. Un lusso disporre del baritono Alessandro Luongo nei panni di Silvio (con il duetto tra lui e Nedda nella sua interezza) e prezioso sia vocalmente che scenicamente il Beppe del tenore Matteo Mezzaro, in risalto nella nota nella romanza d’Arlecchino.

Come sempre apprezzabile l’esibizione del coro, istruito di Martino Faggiani, a cui si sono uniti i bambini preparati da Massimo Fiocchi Malaspina. L’Orchestra dell’Emilia-Romagna “Arturo Toscanini” è sempre ammirevole. Questa volta diretta da Andrea Battistoni, il quale ha garantito una lettura teatrale, ma esagerando – è una “moda” molto frequente – spesso le dinamiche. Tuttavia ha condiviso il trionfo del palcoscenico, dispensato da un pubblico numeroso e molto soddisfatto.

Andrea Merli

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