TEATRO ALLA SCALA: Lucia di Lammermoor – Gaetano Donizetti, 5 maggio 2023

TEATRO ALLA SCALA: Lucia di Lammermoor – Gaetano Donizetti, 5 maggio 2023

LUCIA DI LAMMERMOOR

Gaetano Donizetti

Dramma tragico in tre atti

Libretto di Salvatore Cammarano


Direttore Riccardo Chailly
Regia, scene e costumi Yannis Kokkos

Personaggi e Interpreti:

  • Enrico Boris Pinkhasovich
  • Lucia Lisette Oropesa
  • Edgardo Juan Diego Flórez
  • Arturo Leonardo Cortellazzi
  • Raimondo Michele Pertusi
  • Alisa Valentina Pluzhnikova
  • Normanno Giorgio Misseri

Luci Vinicio Cheli
Video Eric Duranteau
Collaboratrice del regista e drammaturga Anne Blancard

Nuova produzione Teatro alla Scala

Orchestra e Coro del Teatro alla Scala

Teatro alla Scala, 5 maggio 2023


Questa produzione avrebbe dovuto aprire la stagione il 7 dicembre 2020 ma, a causa del problema del confinamento dovuto alla pandemia, non ha potuto esserlo e ora finalmente debutta al Teatro alla Scala.

photo Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

La cronaca fa riferimento all’ultima recita, accolta con un clamoroso successo dal pubblico di abbonati del turno D e da una notevole presenza di stranieri, tra i quali spiccava una vivace rappresentanza del Teatre Liceu di Barcellona, giunta a Milano per assistere in due giorni consecutivi a questa Lucia di Lammermoor e, il giorno successivo, alla seconda recita di Andrea Chénier.

photo Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Teatro affollatissimo: la presenza di due “divi” quali sono Lisette Oropesa e Juan Diego Florez un sicuro polo di attrazione. Lei si rivela semplicemente perfetta, nonostante una voce non esente da un marcato vibrato che tuttavia non altera la linea musicale; facilità e bellezza della coloratura brillante ed estrema (nonostante la rinuncia alla cadenza apocrifa nella scena della pazzia) e, soprattutto, un’interpretazione che commuove per drammaticità, veridicità scenica e la parola cantata con accento e fraseggio esemplari. La “glassarmonica” ha aggiunto un tocco fantasmagorico alla magnifica pagina ed è un peccato che l’interprete non abbia avuto l’onore di comparire nel programma a mano.

photo Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Il tenore peruviano mantiene le sue notevoli caratteristiche musicali, con un settore acuto sempre perfettamente emesso, grande classe e compostezza come interprete. Tuttavia, col passare degli anni, la voce non si è “allargata”, come spesso accade ai colleghi della sua corda, e mostra qualche difficoltà nelle frasi che richiedono più “slancio” e potenza nella declamazione. Sicuramente un teatro più raccolto dell’ampia sala del Piermarini, la cui acustica non aiuta affatto, e una direzione orchestrale più attenta a sostenere le voci, gioverebbero al volume limitato. Anche così, il successo arriso dopo il recitativo e l’aria del terzo atto “Tombe degli avi miei… Fra poco a me ricovero” è stato ampiamente meritato e il successivo “Tu che a Dio spiegasti l’ali” ha prodotto una grande emozione.

photo Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Il resto del cast ha contribuito notevolmente, a cominciare dal veterano Michele Pertusi, Bidebent di grande nobiltà nel canto e nel portamento. Molto bene lo “Sposino” di Leonardo Cortellazzi e sprecato, in una parte marginale come Normanno, il tenore Giorgio Misseri, che in altri teatri assume ruoli belcantisti di Bellini e Donizetti. Ottima la voce quella della giovane Alisa del mezzosoprano Valentina Pluzhnikova procedente dell’Accademia della Scala. Grande voce quella del baritono Boris Pinkhasovich, piuttosto “villan” nel canto, ma robusto e ben emesso.

photo Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Sempre di alto livello orchestra e coro, questo affidato alle cure del Maestro Alberto Malazzi; molto apprezzata la direzione di Riccardo Chailly, che ha avuto il merito di riaprire tutti i “tagli” e di aver offerto, per la prima volta al pubblico milanese, una Lucia completa. Tuttavia, alcune dinamiche sono parse eccessive, soprattutto nei concertanti.

La messa in scena, senza pena né gloria, di Yannis Kokos, che firma pure scene e costumi: grige le prime e anonimi i secondi, con abbondanza dei “soliti” cappottoni. Né c’era un’azione scenica degna di nota. Con un rassegnato: “si sono viste produzioni peggiori”, la cronaca può essere così conclusa.

Andrea Merli

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