VERONA: Cavalleria Rusticana e Pagliacci, 31 luglio 2021

VERONA: Cavalleria Rusticana e Pagliacci, 31 luglio 2021

Arena di Verona – 98° Opera Festival 2021
CAVALLERIA RUSTICANA
Melodramma in un atto
Libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci
Musica di Pietro Mascagni

Direttore Marco Armiliato

Personaggi e Interpreti:

  • Santuzza Aleksandra Kurzak
  • Lola Clarissa Leonardi
  • Turiddu Roberto Alagna
  • Alfio Ambrogio Maestri
  • Lucia Elena Zilio

PAGLIACCI
Dramma in un prologo e due atti
Parole e musica di Ruggero Leoncavallo

Direttore Marco Armiliato

Personaggi e Interpreti:

  • Nedda Aleksandra Kurzak
  • Canio Roberto Alagna
  • Tonio Ambrogio Maestri
  • Peppe Mario Cassi
  • Silvio Matteo Mezzaro
  • un contadino Max René Cosotti
  • Altro contadino Dario Giorgelè

Orchestra, coro, ballo e tecnici dell’Arena di Verona
Maestro del coro Vito Lombardi
Coro di voci bianche A.LI.VE. diretto da Paolo Facincani
Nuovo allestimento della Fondazione Arena di Verona
Video design e scenografie digitali D-WOK

Arena, 31 luglio 2021


Unica recita in Arena di Cavalleria rusticana e Pagliacci interpretata da Roberto Alagna e dalla sua compagna Aleksandra Kurzak: inutile dire che il rientro – finalmente!- del tenore italo-francese, dopo “l’incidente” Scala di Aida, era atteso “con febbril ansia evidente”, parafrasando l’Incredibile dello Chenier e non solo dal sottoscritto, incondizionale ammiratore ed amico di Roberto. Rimandata causa Covid Fedora in Scala, ma verrà proposta la prossima stagione, abbiamo assistito ad un trionfo annunciato ed abbondantemente meritato.

In spettacolare forma vocale e fisica, Alagna si è dimostrato una volta ancora un Artista di tutto rispetto, dotato di una personalità travolgente, di un istinto teatrale innegabile e di un grande carisma. Squillante e nel contempo dolcissimo Turiddu, lungi l’immagine del super macho prepotente e prevaricatore, già nella “Siciliana” cantata cambiando alcune parole e rendendola, così, più siciliana ancora (al telefono mi ha raccontato che già Roberto Stagno, il primo esecutore nel 1890 e siculo verace, rimproverò Mascagni ed indirettamente Targioni-Tozzetti e Menasci della scarsa attinenza dello stornello con la lingua sua e di Verga) Alagna offre un aspetto inconsueto dell’uomo innamorato contemporaneamente di due donne, ancora affascinato da Lola, che non lo ha aspettato al rientro da militare, e sinceramete amante di Santuzza, che di fatto raccomanda alla madre nel celebre addio. Un affetto che traspare, nel pure vastissimo spazio areniano, per la simbiosi perfetta con la Santuzza di Aleksandra Kurzak, da sottolineare il fatto che sono saliti in scena praticamente senza aver mai provato in palcoscenico. Tra i due si sviluppa “chimica” nel duetto “Bada Santuzza” dove Turiddu fatica a trattenersi dall’abbracciarla e consolarla. Entrambi impagabili per l’emozione palpabile che sono riusciti a far pervenire. Ottimo il resto del cast, iniziando dalla procace Lola di Clarissa Leonardi, cui spetta l’ingrato compito di gridare “Hanno ammazzato compare Turiddu” e continuando con l’iponente Alfio di Ambrogio Maestri. Una menzione a parte la merita Elena Zilio, classe 1941, che offre una lezione di tecnica vocale con una proiezione e pienezza di suono assolutamente stupefacenti in Arena nel cameo di Mamma Lucia.

Lo spettacolo, come del resto il titolo succesivo Pagliacci, non è stato firmato per la regia, quasi si tornasse ai tempi in cui questo personaggio, il regista, ora assurto alla massima importanza, non compariva nemmeno in cartello, essendo compito del direttore d’orchestra stabilire entrate ed uscite. Però, pur tenendo conto che quest’anno in Arena tutto si svolge su una scena fissa dove poggiano alcuni elementi mobili e corporei, con il supporto del Video design per le scenografie digitali D-Work, l’autore di un disegno ben individuabile, soprattutto in Pagliacci dove si è voluto fare omaggio alla filmografia di Federico Fellini citando quasi tutti i personaggi dei suoi film, da La Strada a Le notti di Cabiria, dai Vitelloni alla Dolce vita, è stato Stefano Prestidi a cui va il merito della perfetta riuscita di entrambe le opere; in bianco e nero la Sicilia petrosa di Verga, coloratissimi i Pagliacci, specie nella seconda scena col teatrino ambulante e la tragedia finale.

In Pagliacci la coppia Alagna – Kurzak ha fatto di nuovo centro, ripetendo Maestri il successo di compar Alfio con una ottima realizzazione di Tonio e un magistrale prologo. Ancora una volta l’uxoricida acquista dei tratti insolitamente umani, nonostante la crudezza blasfema del testo. Si capisce lo sconvolgimento di Canio che, per un attimo tenta quasi di riconquistare la sua sposa durante la arlecchinata della seconda parte. Nedda che, con il valente Silvio di Mario Cassi, esegue dopo la celebre ballatella uno struggente duetto ed infine trova una forza nuova nell’affermare la propria indipendenza a costo della vita. C’è di che stupirsi in una cantante che, fino a poco tempo fa, cantava la Regina della Notte, per il carattere interpretativo. Il “vesti la giubba” di Alagna, infine rimane uno dei momenti magici della serata per intensità e verità scenica. Bene i due contadini, Dario Giorgelè e Max René Cosotti e benissimo il tenore Matteo Mezzaro, debuttante Peppe ed Arlecchino, il quale dopo la serenata ha ottenuto un meritatissimo applauso a scena aperta.

Marco Armiliato ha un polso notevole nel guidare le masse e offre come sempre un ottimo sostegno ai cantanti. Ha garantito la coesione tra orchestra, coro e solisti in un momento in cui è molto difficile, soprattutto negli spazi aperti, mantenere il contatto a causa delle restrizioni anti-covid. Benissimo anche Vito Lombardi alla direzione del coro.

Andrea Merli

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