REGGIO EMILIA: La forza del destino, 3 febbraio 2019
LA FORZA DEL DESTINO
Giuseppe Verdi
Teatro Romolo Valli, 3 febbraio 2019
Melodramma in quattro atti su libretto di Francesco Maria Piave, Antonio Ghislanzoni
dal dramma Don Álvaro o La fuerza del sino di Ángel Perez de Saavedra
direttore Francesco Ivan Ciampa
regia Italo Nunziata
Personaggi e Interpreti:
- Il marchese di Calatrava Mattia Denti
- Donna Leonora, sua figlia Susanna Branchini
- Don Carlo di Vargas, suo figlio Kiril Manolov
- Don Alvaro Samuele Simoncini
- Il Padre guardiano Marko Mimica
- Fra Melitone Marco Filippo Romano
- Preziosilla, giovane zingara Judit Kutasi
- Curra Cinzia Chiarini
- Mastro Trabuco Marcello Nardis
- Un alcade, un chirurgo Juliusz Loranziscene Emanuele Sinisi
dipinti Hannu Palosuo
costumi Simona Morresi
luci Fiammetta Baldiserri
maestro del coro Corrado Casati
ORCHESTRA REGIONALE DELL’EMILIA ROMAGNA
CORO DEL TEATRO MUNICIPALE DI PIACENZA
NUOVO ALLESTIMENTO
Coproduzione Fondazione Teatri di Piacenza, Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia
“L’impiccione ritorna sempre in teatro quando un’opera gli piace”. Parafrasando il celebre motto, laddove l’arma “del delitto” è rappresentata dall’impiccionesco registratore, non ho potuto esimermi dal beccare, mai detto meglio, l’ultima recita della Forza del destino a Reggio Emilia. Motivo d’interesse accentuato dalla comunicazione che il previsto Luciano Ganci, titolare del ruolo di Don Alvaro, già indisposto alla penultima recita, aveva “cancellato”, come si dice in gergo teatrale e che sarebbe stato sotituito da un tenore scritturato come “cover” senza recita. Samuele Simoncini ha compiuto la prodezza – con una buona dose di tenorile incoscienza – di affrontare il debutto senza prove.
Lui è stato la rivelazione della serata. Per molti, me compreso che finora non avevo potuto ascoltarlo nella svolta che ha dato alla sua carriera affrontando un repertorio da lirico spinto dopo a ver iniziato la carriera come tenore rossiniano. Di acqua ne è passata più che sotto i ponti in mezzo al mare, visto che per un periodo piuttosto lungo ha solcato gli oceani a bordo di navi da crociera, forgiandosi e indirizzandosi, con opportuni studi e perseveranza, su ben altro repertorio. Abbiamo così perso un Dorvil o piuttosto un Ramiro o Conte di Almaviva; abbiamo acquistato un valido tenore verdiano che, tra l‘altro, in breve debutterà un altro ruolo tipico e topico per ogni tenore eroico che si rispetti, quello di Andrea Chénier, sempre nel circuito emiliano: come dire un gladiatore tra i leoni nell’arena romana.
Questa prova, seppure ovviamente perfettibile, ci ha confermato le aspettive. Simoncini possiede una vocalità solida, un’emissione bene appoggiata, squillo e generosità nell’acuto a cui si somma una notevole intenzione interprettiva sia nel fraseggio che nell’accento. Voce che gli riesce pure di modulare in piano e pianissimo e che, qualora gli si conceda quanto prima l’onere e l’onore di stare nelle prime compagnie, sarà sostenuta anche da una presenza attendibile, il ché al giorno d‘oggi non è certo un optional.
Nonostante il triste comunicato della prematura scomparsa della costumista del nuovo allestimento, Silvana Morresi, e non è mancato chi l’ha associata alla fama del titolo, un franco successo è arriso allo spettacolo ed ai suoi interpreti. Iniziando dalla Leonora di Susanna Branchini, interprete completa per vocalità e interpretazione, meritatamente applaudita e a lungo dopo un commovente “Pace mio Dio”, e continuando con il resto del cast, che ha confermato le sue notevoli qualità, laddove tutti sono stati meritevoli di encomio e, all’ultima recita, ancora meglio calati nelle rispettive parti. Così pure la prova di orchestra e coro, sotto la direzione di Francesco Ivan Ciampa, è parsa praticamente perfetta. A riprova, come si commenta spesso, che bisognerebbe sempre recensire l’ultima recita. E così, eccovi serviti!