BUCAREST (Romania): La traviata – Giuseppe Verdi, 18 gennaio 2024

BUCAREST (Romania): La traviata – Giuseppe Verdi, 18 gennaio 2024

La traviata

opera in tre atti di Giuseppe Verdi

su libretto di Francesco Maria Piave

incentrata su La signora delle camelie, opera teatrale di Alexandre Dumas figlio, che lo stesso autore trasse dal suo precedente omonimo romanzo


Direttore Ciprian Teodorașcu
Regia Paul Curran

Personaggi e Interpreti:

  • Violetta Valéry Elena Moșuc
  • Alfredo Germont Alin Stoica
  • Giorgio Germont Iordache Basalic
  • Annina Cristina Eremia
  • Gastone Ciprian Pahonea
  • Flora Bervoix Sidonia Nica
  • Barone Duphol Dan Indricău
  • Marchese d’Obigny Daniel Filipescu
  • Il Dottore Grenvil Iustinian Zetea
  • Giuseppe Narcis Brebeanu
  • Un commissionario Alin Mânzat

Scene e costumi Gary McCann
Luci Paul Hackenmueller
Maestri del Coro Daniel Jinga, Adrian Ionescu
Assistenti alla regia Paula Stoica, Claudia Machedon

Coro e Orchestra dell’Opera Nazionale di Bucarest

Teatro Nazionale dell’Opera, 18 gennaio 2024


Una maniera certamente originale per celebrare il proprio compleanno, la cifra tonda degli insospettabili 60 appena compiuti e portati con incredibile giovanilità e vigore, quella scelta dal soprano rumeno di Iasi, Elena Mosuc, la quale all’Opera Nazionale di Bucarest non solo è di casa, ma si sente in famiglia. Soprattutto dove tutti l’adorano per la grande generosità, artistica ed umana, che da sempre la caratterizza, godendo della meritata fama internazionale che l’accompagna e che la rende un’ideale messaggera culturale del proprio Paese.

Si parla spesso di “fenomeni vocali” e non sempre a proposito. Certo qui siamo di fronte ad uno di quelli che, come nel caso del collega Gregory Kunde, sorprende e per la immutata freschezza. La longevità vocale, si sa, è legata a molti fattori: la salute, innanzi tutto, la scelta oculata del repertorio nel corso di carriere assai lunghe e, soprattutto, alla tecnica vocale che in questo specifico caso è semplicemente perfetta, ferratissima e consente al soprano di affrontare una parte che di solito si accantona dopo i primi anni di carriera, specie se si affronta man mano un repertorio più drammatico e anche spinto. Dunque una Violetta assolutamente centrata e credibile, cantata con uno slancio e passione trascinanti, facendo sfoggio di messe in voce, di un legato, di un’emissione perfetta nel sostegno di mezze voci, pianissimi e messe in voce da manuale. Il settore acuto è sempre squillante, penetrante e perfettamente proiettato anche nei pieni di orchestra e durante i concertati, la zona medio grave ha acquistato con gli anni una corposità notevole, senza dover allargare i suoni e ricorrere a suoni di petto o rifugiarsi nel “parlato”. Al “miracolo” vocale la Mosuc unisce quello interpretativo, riuscendo brillante, agile e disinvolta scenicamente nel primo atto, giocato con malizia de anche un pizzico di ironia, poi progressivamente intensa in un  crescendo drammatico che emerge già dalle prime frasi con Germont, quindi nel lungo duetto ed in un intenso “Amami Alfredo”; si scattena in una fremente cantabilità nella seconda scena del secondo atto, in casa di Flora, per raggiungere l’apice durante “Addio al passato”, cantato integralmente con sfumature di colori tra le due strofe, per esplodere nel “Gran Dio morir si giovane!”. Il suo è stato un prevedibile trionfo.

Festeggiati pure, in corso d’opera e poi alla ribalta finale gli altri artisti, tutti di casa e dunque stabili del Teatro Nazionale. Il tenore Alin Stoica, Alfredo, è detentore di una voce importante quanto il fisico, che andrebbero entrambi affinati. Una certa tirantezza in acuto non gli ha impedito di essere accolto da calorosi applausi. Ottimo il baritono Iordache Basalic, dalla voce piuttosto chiara, ma ben emessa, morbida e molto efficace nel canto musicalmente inappuntabile. Nota di merito per la bella voce e la guizzante interpretazione al tenore Ciprian Pahonea, Gastone e corretti nell’insieme gli altri: il Barone del baritono Dan Indricâu, il Marchese del baritono Daniel Filipescu, il Dottor Grenvil del basso Iustinian Zetea, l’Annina di Cristina Eremia, la Flora di Sidonia Nica e infine il Giuseppe ed il Commissionario, rispettivamente Narcis Brebeanu e Alin Mânzat, tratti dalle fila del coro, questo molto ben preparato dai Maestri Daniel Jinga e Adrian Ionescu. Ottima l’orchestra, ubbidiente alla vigorosa bacchetta di Ciprian Teodorascu, sebbene l’assenza della banda interna, nel primo e nel terzo atto, provocasse alcuni scompensi sonori in buca.

Lo spettacolo, infine, reca la prestigiosa firma di Paul Curran, ma si tratta ovviamente di una delle innumerevoli riprese ricreate da Paula Stoica e Claudia Machedon, assistenti alla regia. La scena unica e i costumi li firma Gary McCann, una serie di pannelli che sembrano altrettante porte, una scalinata imponente nel primo atto e un’elegante ambientazione contemporanea che consente una recitazione molto disinvolta, ricca anche di dettagli e molto didascalica nell’esposizione: per esempio, durante il preludio, Grenvil e Annina somministrano alla debole Violetta una flebo e inezioni endovena per consentirle di poter sostenere poi le fatiche della festa. Le luci sono opera di Paul Hackenmueller. Il pubblico, accorso numerosissimo nello splendido teatro all’italiana, costruito con dovizia di mezzi nel 1954 quando la crisi non aveva ancora sfiorato il regime comunista, si è dimostrato molto partecipe e soddisfatto, attardandosi in lunghi e ritmati applausi.

Andrea Merli

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