BARCELLONA: Parsifal – Richard Wagner, 2 giugno 2023

BARCELLONA: Parsifal – Richard Wagner, 2 giugno 2023

Parsifal

ultimo dramma musicale di Richard Wagner

andato in scena il 26 luglio 1882 al Festival di Bayreuth diretto da Hermann Levi

rappresentato per la prima volta nei teatri europei solo a partire dalla notte tra il 31 dicembre 1913 e il 1º gennaio 1914 con la “prima” al Liceu di Barcellona

 

Direttore Josep Pons

Regia Claus Gut

Personaggi e Interpreti:

  • Parsifal Nikolaj Schukoff
  • Kundry Elena Pancratova
  • Gurnemanz René Pape
  • Amforta Tommi Hakala
  • Klingsor Evgeny Nikitin
  • Titolo Paata Burchuladze
  • Prima ragazza di fiori Isabella Gaudì
  • Seconda ragazza di fiori Nuria Vilà
  • Terza ragazza di fiori Mercedes Gancedo
  • Quarta ragazza di fiori Sonia de Munck
  • Quinta ragazza di fiori Tànit Bono
  • Sesta ragazza di fiori Marifé Nogales
  • Primo Cavaliere Josep Fadó
  • Secondo Cavaliere Felipe Bou
  • Primo scudiero Cristina Toledo
  • Secondo scudiero / un voce Chiara Presland
  • Terzo scudiero Facundo Munoz
  • Quarto scudiero Marc Sala

Ballerino Joaquín Fernández
Scene e Costumi Cristiano Schmidt
Coreografia Volker Michl
Luci Jurgen Hoffmann
Video Andi A. Müller

Chorus of the Gran Teatre del Liceu (Direttore Pablo Assante)
Coral Càrmina (Direttore Daniel Mestre i Dalmau)
Cor Infantil Amics de la Unió (Direttore Josep Vila Jover)

Symphony Orchestra of the Gran Teatre del Liceu

Produzione Gran Teatre del Liceu e Opernhaus Zurigo

 

Gran Teatre del Liceu, 2 giugno 2023


Forte di una radicata tradizione wagneriana – dalla fine del 1800 è attiva la Associació Wagneriana, con pubblicazione di spartiti tradotti al catalano dell’intera opera di Wagner – Barcellona accoglie trionfalmente Parsifal, la cui prima esecuzione extra Bayreuth, dove era “sequestrato” per volere dell’Autore dal dì della “prima”, il 26 luglio 1882, non a caso avvenne proprio al Gran Teatre del Liceu con inizio alla mezzanotte del 31 dicembre 1913, esattamente nel minuto zero della sua “liberazione”.

Si tratta di una spettacolare produzione nata in collaborazione con l’Opera di Zurigo, già inaugurata sulla scena catalana nella stagione 2010/11. L’impianto scenico creato da Christian Schimdt è, in vero, impressionante: su una piattaforma rotante che occupa tutta la scena è ricostruito un intero edificio a più piani e completamente praticabile. Una sorta di sanatorio o piuttosto un albergo termale, ridotto a ricovero di ex combattenti della Prima Guerra Mondiale, cioè i cavalieri del Graal. L’ispirazione all’ennesima trovata registica di Claus Guth, il quale non è nuovo agli ospedali psichiatrici, l’avrebbe fornita “La montagna incantata” di Thomas Mann, colossale e complessa opera iniziata nel 1912 e completata a fine guerra, appunto, e data alla stampa nel 1924. Un pretesto per “girare il suo film”, molto ben realizzato nella ripresa da Aglaja Nicolet, di grande effetto, in continuo divenire ed anche ricco di colpi di scena, ma che con la “Festa Scenica Sacra” ideata da Wagner, in un progetto che si può far risalire al Lohengrin, il cui protagonista guarda caso dovrebbe esser figlio di Parsifal e Kundry, attraverso una trentennale lettura di antichi poemi cavallereschi di Wolfram von Eschenbach, del precedente Chrétien de Troyes, e del “Petit St. Graal” di Robert de Boron, non ha nulla da spartire.

Per un pubblico, infine, non necessariamente edotto alla mistica wagneriana, che si rifà certo alla religione cristiana, ma con riferimenti al buddismo ed induismo, il Parsifal risulta già “difficile” di suo, senza bisogno di alterazioni drammaturgiche, sovrastrutture psicoanalitiche ed interpretazioni politiche assolutamente fuorvianti. L’Incantesimo del Venerdì Santo, in cui il “puro folle” si trasforma in una minacciosa figura affacciata al balcone in atteggiamento dittatoriale (Hitler o Mussolini, poco cambia) prima di risultare nei confronti di Wagner oscenamente blasfema, personalmente l’ho trovata una soluzione di assoluta banalità e qualunquistica. Per non parlare, rimanendo al finale, di Kundry che si allontana sconsolata con una valigia di cartone e scuotendo la testa, mentre Anfortas e Klingsor, seduti su una panchina, si tengono teneramente la mano. Superati i miei “primi” settant’anni, avendone ormai viste di ogni, sono stufo di dover interpretare i deliri onanistici dei registi. C’è a chi piace? Me ne consolo per lui. Io passo oltre.

Per fortuna questo Parsifal si è rivelato musicalmente interessante e con un cast di primissimo piano. In grande spolvero l’ottima orchestra del Liceu, chiamata qui ad uno sforzo che ha del sovrumano. Molto bene pure il coro, quello maschile più impegnato, ma pure le donne hanno cantato con suoni di limpida omogeneità, diretto dal bravissimo Maestro Pablo Assante. Josep Pons, direttore stabile, si trova nel suo elemento con Wagner: le perplessità sollevate nel repertorio italiano, il recente Macbeth per intenderci, han lasciato spazio ad una bella conferma: grande sviluppo sinfonico nei momenti di puro suono orchestrale, sostegno ideale alle voci mai coperte nel pur difficile Sprechgesang, colori, atmosfere, tempi assolutamente centrati.

Nel cast si è apprezzata con affetto e simpatia la partecipazione del sessantottenne basso georgiano di Tiblisi Paata Burchuladze, Titurel. Il ruolo è relativamente breve, ma l’aplomb, la severità aulica del vecchio Re sono stati resi con un’interpretazione vivida. Molto bene il Klingsor del quarantanovenne basso baritono russo Evgeny Nikitin, declamato con sottile perfidia e ottimo uso della parola scenica; la trovata registica di farlo comparire alla fine non ha compromesso una prestazione notevole. Matthias Goerne, indisposto, è stato sostituito tambur battente dal 52enne basso finlandese Tommi Hakala, arrivato last minute da Vienna dove sta provando la Salome straussiana: ha garantito una perfetta adesione vocale e scenica ad Anfortas, il ché fa pensare che abbia già preso parte a questa produzione, poiché altrimenti nel deambulare da una porta all’altra si sarebbe potuto perdere nel labirinto di passaggi, ed è stato molto apprezzato per la sicurezza musicale. Il Gurnemanz di René Pape, cinquantottenne basso di Dresda, è sempre una garanzia: qui il personaggio è una sorta di prete psicologo che annota appunti su un taccuino, e pazienza. Ma la voce è sempre imponente, usata con gusto e morbidezza. Elena Pankratova, soprano russo che approdò anni fa alla Scala nei panni di una non felicissima Odabella, si rivela una grande wagneriana. La sua Kundry conosce una tavolozza di colori, ed una interpretazione cangiante già nel primo atto, esplodendo in vocalità e sensualità nel secondo. Bella sorpresa, per chi come il sottoscritto non lo conoscesse ancora, il 54enne tenore austriaco di Graz Nikolas Schukoff, Parsifal. Voce dal timbro non particolarmente bello, ma estesa, ben proiettata e completa su tutta la gamma. Interpretativamente molto convincente, nonostante le trovate registiche.

Confesso che più volte ho chiuso gli occhi, concentrandomi solo sulla musica: opera “lunga”? Certo, ma se ben eseguita le cinque ore sono volate!

Andrea Merli

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