LAS PALMAS DI GRAN CANARIA: Les contes d’Hoffmann – Jacques Offenbach, 21 giugno 2022
LES CONTES D’HOFFMANN
Jacques Offenbach
Direzione musicale Yves Abel
Regia Daniele Piscopo
Personaggi e Interpreti:
- Hoffmann, Arturo Chacon-Cruz
- Olimpia , Aitana Sanz
- Antonia, Carolina Lopez Moreno
- Giulietta , Olga Syniakova
- Stella , Maria Belen Merino
- Lindor / Coppelius / Miracolo / Dapertutto , Rubén Amoretti
- Niklausse/Musa , Paola Gardina
- Nathaël / Spalanzani / Frantz , Reinaldo Macías
- Hermann/Schlemil/Crespel , Isaac Galan
- André/Cochenille , Gabriel Alvarez
- Pitichinaccio , Hector Rodriguez
- Lutero , Alexander Edelman
- Voce della madre di Antonia , Nora Carrasco
Scenografia – Carlos Santos
cliente – Claudio Martín
Progettazione audiovisiva e illuminotecnica – Ibán Negrín
Repertidor – Borja Mariño
Direttore generale e direttore di scena– Orchestra Filarmonica Laura Navarro di Gran Canaria
Coro del Festival dell’Opera
Maestro del Coro Olga Santana
Nuova produzione ACO
Teatro Pérez Galdos, 21 giugno 2022
Successo trionfale per l’ultima opera in cartello della 55esima stagione ACO, Amigos Canarios de la Opera, al Teatro Pérez Galdos di Las Palmas di Gran Canaria: Les Contes d’Hoffmann. Si tratta della quinta edizione dell’opera sull’Isola, in una produzione nata in casa e con un cast, di grande livello capeggiato dalla direzione autorevole di uno specialista, Yves Abel. Felicissima nella pur obbligata scelta della vetusta edizione Chaudens, ma pur sempre valida in casi estremi, per di più sottoposta ad una riduzione degli strumenti a vento (i protocolli per il Covid ancora vigenti nel teatro obbligano ad un distanziamento in orchestra e l’uso della mascherina per il coro) nella edizione curata da Alessandro Palumbo, qui in veste pure di Assistente musicale. Va detto che il risultato complessivo è stato ottimo; Abel ha sostenuto idealmente il palcoscenico favorendo il canto e con un equilibrio perfetto con il golfo mistico, scandendo tempi adeguati alla frenesia della musica, ma con ampio margine nelle oasi liriche ed appassionate che pure costellano lo spartito, apprezzabili tanto nell’atto di Antonia, qui posto tra quello di Olympia e Giulietta, quanto nell’atto veneziano, per lo slancio amoroso nei duetti delle fantastiche eroine con lo scapestrato protagonista. Ottima la prova dell’orchestra Filarmonica di Gran Canaria e bene anche il coro ACO, istruito come sempre con instancabile forza da Olga Santana.
Lo spettacolo, semplice ma efficace, prevede una piattaforma circolare sovrastata da un enorme anello mobile che prende diverse posizioni e limitata da una struttura elicoidale che sulla destra dello spettatore permette delle proiezioni, le quali si realizzano pure sullo sfondo dando così profondità e carattere ad ogni quadro. Splendida la fuga prospettica di una scala bianca verso la luna nell’atto di Giulietta: scene di Carlos Santos. Risolti con sobria eleganza i costumi firmati da Claudio Martin, mentre illuminazione e video si devono alla perizia di Iban Negrin. Daniele Piscopo, ormai lanciato tra i registi della nuova generazione, è stato chiamato a sostituire una collega che ha dato forfait poco prima che iniziassero le prove. Va detto che lo spettacolo, fluido con movimenti calibrati del coro e bella partecipazione attoriale, è parso frutto di un lungo lavoro, pur essendo concepito in poco più di una settimana: complimenti vivissimi al regista, poiché è in queste situazioni estreme che vien fuori la vera professionalità.
Avantaggiato, questo sì, da un cast in cui sfolgorava il protagonista, ormai considerato Hoffmann di riferimento per le tante volte che ha incarnato la parte: Arturo Chacon-Cruz. Personalmente l’ho ascoltato nella fortunata edizione al Teatre del Liceu di Barcellona pochi mesi fa, mentre anni fa potei assistere al suo debutto torinese al Teatro Regio. Che dire? Un personaggio simpatico subito, molto più estroverso rispetto al solito, cantato con giovanile baldanza e passione, con una facilità estrema a salire in acuto e sovracuto, inserendo tutte le puntature “alla Kraus” quale dovuto omaggio al titolare del Festival d’Opera. Una pestazione trascinante sin dalla Leggenda di Kleinzack, accolta da un applauso scrosciante ed interminabile, e via via in corso d’opera fino all’apoteosi alla ribalta finale. Insomma, il tenore messicano, si è messo come si dice da queste parti “el publico en el bolsillo”, in tasca. E come non farsi trascinare da tanto entusiasmo!
Ma il resto del cartello non è stato da meno: Ruben Amoretti, basso profondo dai trascorsi tenorili, ha impersonato i quattro ruoli “malvagi” riuscendo benissimo nelle differenti caratterizzazioni: dal mellifluo Lindorf, al comico Coppelius, al vampiresco Docteur Miracle, al satanico Dapertutto, coronato da una superba esecuzione della apocrifa, ma bellissima aria, “Scintille, diamant”. Paola Gardina ripete con successo il suo delizioso Nicklausse e si rimpiange solo che, nella versione Chaudens, manchi la stupenda aria dell’atto di Antonia, accontentandoci del “petit coq en cuivre” nell’atto di Olympia. Questa sarebbe dovuta essere Jessica Pratt, ahinoi colpita dal Covid, e dunque la sua cover, un soprano appena 23 enne di Valencia Aitana Sanz, ha avuto l’onere e l’onore di affrontare la parte con un debutto felicissimo, dimostrando di avere oltre un’estensione siderale, il carattere idoneo e la malizia per impersonare la bambola. Giulietta ha trovato nell’avvenente mezzosoprano ucraino Olga Syniakova sia la giusta vocalità che l’imprescindibile presenza scenica.
Sorpresa gradevolissima della serata il soprano Carolina Lopez Moreno, tedesca per nazionalità, ma boliviano-albanese per i genitori, bravissima ed intensa Antonia, che poi dei tre ruoli femminili (Stella, qui Maria Belén Merino, nella versione Choudens si riduce a un ruolo parlato) è quello più difficile ed impegnativo. Perfetta nella canzone “Elle a fui, la tourterelle”, cantata con toni di intima emozione, apprezzatissima nel duetto con Hoffmann “J’ai la bonheur dans l’ame” e quindi lanciata in un turbine drammatico nel terzetto con Miracle e la Madre, in scena in carne ed ossa la pur brava Nora Carrasco, mezzosoprano. Un soprano lirico da non perdere d’occhio che potrebbe essere in futuro una splendida Violetta pure per l’avvenenza.
A completare il cast l’eccellente tenore Reinaldo Macias, nei panni di Nathanael, Spallanzani e di Franz, che si è guadagnato un meritato applauso dopo i couplets “Jour et nuit je me mets en quatre”, i non meno bravi Isaac Galan (Hermann/Schlémil/Créspel), Gabriel Alvarez (André/Cochenille), Hector Rodriguez (Pitichinaccio) ed Alexander Edelmann (Luther).
E la stagione non poteva finire meglio di così. Appuntamento, ora, nel febbraio del 2023 per la 56esima stagione con il debutto sull’Isola di Fedora, a cui seguiranno Aida in marzo, La Gioconda in aprile, Lucia di Lammermoor in maggio e Rigoletto in giugno. “Dios mediante”, ne riparleremo.
Andrea Merli