TORINO: Norma – Vincenzo Bellini, 10 marzo 2022

TORINO: Norma – Vincenzo Bellini, 10 marzo 2022

NORMA

Vincenzo Bellini

Tragedia lirica in due atti

Musica di Vincenzo Bellini
Libretto di Felice Romani
tratto dalla tragedia Norma ou L’Infanticide di Louis-Alexandre Soumet
Prima rappresentazione assoluta:
Teatro alla Scala, Milano, 26/12/1831


Direttore d’orchestra Francesco Lanzillotta
Regia Lorenzo Amato
Personaggi e Interpreti:
  • Norma Gilda Fiume
  • Pollione Dmitry Korchak
  • Oroveso Fabrizio Beggi
  • Adalgisa Annalisa Stroppa
  • Flavio Joan Folqué
  • Clotilde Minji Kim
Scene Ezio Frigerio
costumi Franca Squarciapino
Luci Vincenzo Raponi
Video Sergio Metalli
Maestro del Coro Andrea Secchi
Orchestra e Coro Teatro Regio Torino
Allestimento Teatro San Carlo di Napoli

 

Teatro Regio, 10 marzo 2022


“Prova generale” aperta e teatro stracolmo per Norma a Torino, una serata in nome della beneficenza, un pubblico in gran parte di giovani e giovanissimi che ha accolto con entusiasmo questa produzione che arriva dal Teatro di San Carlo di Napoli, firmata da Ezio Frigerio e Franca Squarciapino per scene e costumi, da Vincenzo Ramponi per le luci e con le suggestive video proiezioni di Sergio Metalli, immagini in dissolvenza di foreste e falde rocciose di grande effetto; convenzionale più che tradizionale la regia di Lorenzo Amato, che però scorre senza inciampi e, soprattutto, con una narrazione chiara, didascalica utilissima per chi, come presumibilmente la maggior parte del pubblico, l’opera non la conosce.

L’entusiasmo, anche del sottoscritto, lo ha scatenato la parte musicale: raramente si è vista una versione più equilibrata sul versante vocale, praticamente integra – salvo un accettabile taglio nel finale primo, ma comprensiva dell’adagio che segue il coro “Guerra guerra”, anticipato in sinfonia e di rara esecuzione teatrale – con una visione assolutamente belcantista e dunque stilisticamente centrata dello spartito. Merito di Francesco Lanzillotta che, oltre a dirigere benissimo la splendida orchestra ed il compatto coro del Teatro Regio, questo agli ordini del Maestro Andrea Secchi, ha mantenuto un ritmo narrativo ideale, con i toni corruschi che la musica esige negli interventi dei Druidi, ma con un respiro lirico esaltante nei tanti momenti di espansione emotiva, e penso soprattutto ai due duetti Norma Adalgisa, nel primo e nel secondo atto e poi a tutto il finale dell’opera.

Certo è che gli è stato facile visto il cast a disposizione: iniziando dal magnifico Oroveso del basso Fabrizio Beggi, dotato di una voce ricca di armonici, ampia estensione e perfetta musicalità e pure incline ad un canto espressivo, ben modulato nelle dinamiche e con giusta intenzione espressiva. Il 43enne tenore russo Dmitry Korchak si è rivelato ideale per la parte di Pollione: per l’estensione ed emissione, che gli permettono di passare dalla zona centrale a quella sovracuta con estrema facilità e dunque in grado di eseguire variazioni pregevoli nelle riprese di arie e cabalette, per il colore che ci riporta all’ideale “baritenore” per cui fu concepita la parte, ed infine per la partecipazione interpretativa, coadiuvata anche dalla notevole presenza scenica. Qualità che non manca certo alla fresca e virginale Adalgisa di Annalisa Stroppa, mezzosoprano bresciano ormai lanciatissimo a livello internazionale, che al colore ambrato, alla rotondita di una voce morbida e pastosa, unisce un Do acuto di notevole tenuta e proiezione – si è notato in entrambi i duetti con Norma – ed una linea di canto misurata, con uso appropriato delle agilità e sommamente espressiva, specie nella sortita e poi nel duetto d’amore con Pollione. Ben inquadrati nei ruoli di fianco il tenore Joan Folqué, Flavio e il soprano Minji Kim, Clotilde.

Infine la protagonista, Gilda Fiume, per molti – iniziando dal sottoscritto – una rivelazione. Confesso di arrivare tardi, giacché il soprano di Sarno Norma l’ha già cantata a Salerno ( e poi diverse Lucie e Violette che però mi erano sfuggite) ma veramente mi ha colpito e moltissimo. Ha studiato con la Devia e si sente. Un altro caso in cui la allieva, favorita da una voce molto più ricca e bella di quella della sua Maestra, mette a frutto una tecnica impolluta ai fini di un canto superiore in cui si riconosce la più autentica scuola italiana. Iniziando dalla cura della parola cantata, dal fraseggio ed accento sempre motivati e attinenti, dalla coloratura snocciolata con una facilità pari all’eleganza, scevra di esibizionismo e sempre motivata dalla esigenza musicale. A ciò si aggiunga una fremente, seppure contenuta nei termini di un’aura classicheggiante e romantica, partecipazione scenica, con gesti misurati ed una eleganza anche nel movimento scenico, sempre vigile e mai plateale. Abemus Norma, verrebbe da aggiungere. Ed è una gioia intima il fatto che sia italiana e che la grande scuola del passato non si interrompa e passi il testimone a questi giovani elementi.   

Andrea Merli

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