BILBAO: La clemenza di Tito – W.A.Mozart, 22 gennaio 2022

BILBAO: La clemenza di Tito – W.A.Mozart, 22 gennaio 2022

W. A. Mozart

LA CLEMENZA DI TITO

 

Direttore Riccardo Frizza
Regia Fabio Ceresa

Personaggi e Interpreti:

  • Tito Paolo Fanale
  • Sesto Daniela Mack
  • Vitellia Vanessa Goikoetxea
  • Annio Veta Pilipenko
  • Servilia Itziar de Unda
  • Publio Josep Miquel Ramon

Fortepiano Richard Barker

Scene e costumi Gary McCann

Luci Ben Cracknell

Coreografia Mattia Agatiello

Basque National Orcuestra
Coro de Ópera de Bilbao

Direttore del Coro Boris Dujin

Production Opéra de Lausanne

Euskalduna Jauregia, 22 gennaio 2022


Il perdurare della pandemia ha posto non pochi ostacoli alla normale programmazione pure in Spagna, dove i decreti variano da regione a regione: nei Paesi Baschi si è di nuovo contingentato l’ingresso ai teatri e così il pur capiente di cica 2000 posti Euskalduna Jauregia, dove si svolge la stagione ABAO, ha potuto ospitare solo 800 spettatori, previa esibizione del passaporto vaccinale e documento di identità, distanziati e con obbligo di mascherina. Ciò ha comportato l’annullamento della vendita dei biglietti e ha costretto la direzione ad aggiungere una replica de La clemenza di Tito per soddisfare almeno gli abbonati, con un danno economico e di immagine facile da intuire. E tutto ciò mentre nel vicino Stadio San Mames, dove gioca la squadra locale Atletic di Bilbao, avevano luogo agglomerazioni senza precauzione alcuna: insomma, tutto il mondo è paese, purtroppo.

Lode al coraggio dell’ABAO e del suo direttore artistico Cesidio Nino nel proporre in queste condizioni una novità assoluta per Bilbao, con un secondo cast di cover in panchina per il timore del risultato dei tamponi realizzati quotidianamente. L’ultima opera di Mozart, qui giunta nel pregevole allestimento dell’Opera di Losanna firmato per la regia da Fabio Ceresa e con le scene ed i costumi di Gary McCann. Si tratta di un’ideale trasposizione dell’epoca imperiale, Tito durò solo due anni sul trono tra il 79 e l’81 D.C., in una contemporaneità elegante e suggestiva che non solo non intralcia la originale drammaturgia, ma in virtù di un lavoro di bulino sugli interpreti, ne mette in evidenza e ne dipana la trama con un risultato eccezionale. Particolarmente riuscita, nel primo atto, la scena in cui Tito svolge le sue funzioni nelle terme e poi la descrizione di Roma con dei modellini calati dal soffitto su una piattaforma ovale, che serve pure da pedana e piedistallo alla trionfante clememenza del protagonista. Lo spettacolo è stato molto apprezzato anche per il preciso disegno delle luci di Ben Cracknell e per l’intelligente uso della figurazione e spostamenti del coro, coreografati da Mattia Agatiello.

Esaltante la parte musicale nella prestazione dell’ottima Euskaldiko Orkestra e del preciso coro dell’Opera di Bilbao, questo sotto la guida del Maestro Boris Dujin, diretti da Riccardo Frizza senza cedimenti nel ritmo narrativo, ma anche con sostegno ideale al canto dei solisti, stimolandoli nel cercare colori e curare il fraseggio. Preziosi gli interventi degli “obbligato” nelle arie, in particolare il clarino ed il corno di bassetto. Menzione speciale, infine allo straordinario continuo al fortepiano del Maestro Richard Barker che ha dato vita ai recitativi, eseguiti in questa occasione con minimi ed indolori tagli.

Nel cast si è apprezzato il tenore palermitano Paolo Fanale, che si può a ragione considerare una referenza nel canto mozartiano ed in particolare della parte di Tito a cui il Divino Salisburghese concede ben tre arie, tra cui la straordinaria “Se all’impero, amici dei” del secondo atto che rappresenta il culmine della vocalità per il protagonista, e diversi interventi negli assieme nonché magnifici recitativi accompagnati. Fanale, oltre alla presenza scenica, garantisce la nobiltà al personaggio. Altrettanto valido il Sesto, che ricordiamo fu parte da castrato, nella partecipe esecuzione del mezzosoprano argentino Daniela Mack, voce dal timbro morbido e rotondo, abile sia nelle agilità che nel canto spianato dove è riuscita ad essere emozionante, specie nell’aria “Deh, per questo istante solo”. Ottimo Annio il mezzosoprano russo, di formazione italiana, Veta Pilipenko, sia dal punto di vista vocale che per la brillante prestazione scenica. Ben centrati sia la Servilia del soprano basco Itziar de Unda, dalla voce cristallina e penetrante, che il Publio interpretato dall’autorevole basso-baritono valenciano Josep Miquel Ramòn.

Rivelazione della serata, almeno per il sottoscritto, la splendida Vitellia del soprano basco Vanessa Goikoetxea, voce da lirico spinto, duttile sia nelle agilità, in bell’evidenza nel rondò finale del personaggio, “Non più di fiori vaghe catene”, e capace di dominare il suono in eterei pianissimi, di suggestive mezze voci che le permettono di colorire ed esprimere al meglio il tormentato personaggio. Si sommi la presenza scenica ed un’eleganza messa in risalto dagli splendidi costumi e si comprenderà l’entusiasmo dettato non solo dal fatto che “giocasse in casa”. Un’artista da seguire con attenzione e che sicuramente farà parlare di sè.

Alla ribalta finale successo insistito da parte di un pubblico caloroso, seppure assai ridotto, che ha dispensato generosi applausi anche dopo i singoli numeri musicali in corso d’opera.

Andrea Merli

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