TORINO: Violanta – Erich Wolfgang Korngold, 25 gennaio 2020

TORINO: Violanta – Erich Wolfgang Korngold, 25 gennaio 2020

VIOLANTA

Prima rappresentazione in Italia

In occasione del Giorno della Memoria

Opera in un atto

Musica di Erich Wolfgang Korngold

Libretto di Hans Müller

Prima rappresentazione assoluta:

Munich, Nationaltheater, 

direttore d’orchestra Pinchas Steinberg
regia, scene e costumi Pier Luigi Pizzi
Personaggi Interpreti:
  • Violanta, consorte di Simone Trovai soprano Annemarie Kremer
  • Simone Trovai, capitano della Repubblica di Venezia baritono Michael Kupfer-Radecky
  • Alfonso, figlio illegittimo del re di Napoli tenore Norman Reinhardt
  • Giovanni Bracca, pittore tenore Peter Sonn
  • Bice soprano Soula Parassidis
  • Barbara, nutrice di Violanta mezzosoprano Anna Maria Chiuri
  • Matteo tenore Joan Folqué
  • Primo soldato tenore Cristiano Olivieri
  • Secondo soldato baritono Gabriel Alexander Wernick
  • Prima ancella soprano Eugenia Braynova
Andrea Anfossi luci
Matteo Anselmi assistente alla regia
Lorenzo Mazzoletti assistente alle scene
Lorena Marin assistente ai costumi
Andrea Secchi maestro del coro

Orchestra e Coro Teatro Regio Torino
Nuovo allestimento Teatro Regio Torino

Teatro Regio, 25 gennaio 2020


Per la prima volta in Italia l’atto unico del giovanissimo compositore austriaco Erich Korngold, Violanta. Bambino prodigio, ultimo dei compositori tardo romantici, Korngold deve la fama principalmente alle colonne sonore composte ad Hollywood, una volta rifugiatosi in America come del resto molti suoi connazionli di fede ebraica con l’avvento del nazismo, e che gli valsero ben due Premi Oscar; in campo teatrale Die Tote Stadt nel 1920 lo consacrò definitivamente come operista.

Violanta, composta a 17 anni e data in “prima” assoluta a Monaco di Baviera il 28 marzo 1916, su libretto di Hans Muller, tratta di un dramma ambientato nella Venezia del 400 durante il carnevale. Violanta, sposa di Simone, vuole vendicare il suicidio della sorella Nerina, suora novizia sedotta da Alfonso, figlio illegittimo del Re di Napoli, attraendolo in casa e chiedendo al marito di ucciderlo. Ma ne subisce la seduzione e se ne innamora al punto di sacrificarsi interponendosi tra Alfonso e il marito che con un fendente di spada l’uccide.

Siamo in pieno clima Jugenstil, nella rappresentazione di una Venezia di fantasia, che potrebbe aver ispirarato Klimt o piuttosto i Preraffaelliti inglesi; la musica, assolutamente tonale, preziosa di soluzioni orchestrali che lasciano intravvedere già la genialità del Korngold più maturo, è in chiaro debito con Strauss e anche con Mahler, oltreché con Zemlinsky che di Korngold fu maestro. La celesta, la glassarmonica, il mandolino danno tocchi esotici, mentre ben due arpe in buca ed il pianoforte possono rappresentare, assieme ad alcuni tratti del trattamento vocale – incredibilmente maturo in un 17enne – un tributo al Cavaliere della Rosa e ad Arianna a Nasso. Opera che scorre via fin troppo rapida, con soluzioni melodiche di grande fascino e con una assoluta tenuta teatrale: si fatica a credere che non giri di più, fuori dall’ambito germanico ed anglosassone. Il teatro Regio, inutile nasconderlo, era pieno a metà. Peccato.

Anche perché l’esecuzione è parsa di ottimo livello. Iniziando dalla resa orchestrale, in gran forma l’Orchestra del Teatro Regio e bene, pur nella breve partecipazione fuori scena, il coro diretto da Andrea Secchi; Pinchas Steimberg, che ha al suo attivo una frequentazione assidua di Korngold, ha diretto con ammirevole slancio e ci ha fatto apprezzare tutti i gioielli, timbrici e cromatici, che luccicano in questo turbinoso spartito, senza mai sovrastare con il muro orchestrale le voci in scena. Lo spettacolo, di sobria eleganza, con rimandi nei preziosi costumi all’epoca della composizione, in cui predomina il rosso, si deve in toto a Pier Luigi Pizzi, mai troppo lodato né ammirato: una lezione di stile e buon gusto di cui gli siamo riconoscenti. Le luci di Andrea Anfossi sono, del pari, assai centrate.

Nel cast spicca la protagonista, il soprano Annemarie Kremer, che affronta una linea di canto estenuante e tesa che, tolte alcune asperità in acuto, la vede vittoriosa. Ottima e seducente come interprete. La affianca il baritono Michael Kupfer-Radecky dalla robusta vocalità a cui è confidato un ruolo veemente, con risvolti quasi Veristi e che è parso un Simone ideale. Molto bene pure il tenore Norman Reinhardt, pure  lui non si risparmiano gli acuti in una parte relativamente breve, ma di estrema difficoltà, in un’opera che complessivamente dura 75 minuti, e che egli risolve con credibile trasporto grazie anche a “le fisique du rol” per il personggio del seduttore, il ché non guasta mai.

Nei ruoli minori, ma di certa importanza teatrale e vocale, preziosa del partecipazione del mezzosoprano Anna Maria Chiuri, nella parte della nutrice Barbara; ottimo caratterista, dalla voce squillante, il tenore Peter Sonn, il pittore Giovanni Bracca che vorrebbe coinvolgere tutti alla festa del Redentore (che per altro si svolge a luglio e non in carnevale!) e ben in parte quale svettante Bice il soprano Soula Parassidis. Il ruolo di Matteo, soldato affascinato senza speranza della bella Violanta (chiara citazione alla Salome straussiana) il pur bravo tenore Joan Folqué.

Andrea Merli

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