REGGIO CALABRIA: Via Crucis – Antonio Galanti, 29 marzo 2019
VIA CRUCIS
Oratorio per Soli, Coro e Orchestra
Antonio Galanti
Teatro Francesco Cilea, 29 marzo 2019
Continuando la stagione al Teatro Francesco Cilea, l’associazione culturale Traiectoriae nel ciclo “Mediterraneo Sacro e Profano” e nell’ambito del Rhegium Opera Musica Festival, in piena Quaresima, ha presentato la novità assoluta Via Crucis, Oratorio per Soli, Coro e Orchestra su testi dei Padri della Chiesa curati da Domenico Gatto e per la musica di Antonio Galanti.
Un progetto che giunge al culmine dopo una gestazione meditata e una presentazione spesso rimandata, che ha accomunato l’ottima Orchestra del Teatro Comunale Francesco Cilea assieme al non meno lodevole Coro Lirico Francesco Cilea, una solida formazione istruita con estrema precisione e cura dal M° Bruno Tirotta.
La peculiarità di questo Oratorio, preceduto da una breve esposizione per voce recitante, quella della sensibile ed accorata attrice Teresa Timpano, sta nel celebrare oltre alla Passione di Cristo, intesa come percorso doloroso in 15 stazioni, nell’esaltazione dell Gloria del Figlio di Dio. I testi si rifanno alle Sacre Scritture dell’Omelia sulla Pasqua di San Melitone di Sardi, risalenti al II secolo D.C., seguendo una tradizione cristiana che si protrae fino ai testi di Santa Caterina da Siena, scritti nel 1300, ed ha come punto di riferimento la figura di Maria, presenza costante dalla prima Stazione all’ultima.
Lungo l’intero svolgersi della narrazione, la Madre vigila sul Figlio senza dialogare mai direttamente con lui che incontra solamente nel momento della deposizione nel sepolcro, qui paragonato a quella del Cristo in fasce nella mangiatoia. Il centro di questa Via Crucis non è la sofferenza, ma l’esaltazione della Crocifissione, vista nel solco della tradizione giovannea, come grande elevazione, resurrezione con intenzione gloriosa.
La musica sottolinea idealmente questo percorso. Antonio Galanti, compositore ed organista, forte di una preparazione specifica in musica antica, specie liturgica e sacra, si rifà alle tradizioni della polifonia e del canto gregoriano con sensibilità attuale e rispettando una line melodica, seppur scarna e volutamente ripetitiva che in più di un punto può ricordare le composizioni di Philip Glass, che si rifà ad una classicità e tradizione anche italiana, caratterizzando i personaggi con precisi parametri musicali, sia da un punto di vista ritmico, sia melodico che armonico-contrappuntistico. Dal punto di vista formale, ogni stazione è inquadrata da un preludio strumentale e da un postludio vocale, ispirato quest’ultimo all’inno gregoriano Crux fidelis. Tutta la tensione accumulata durante il percorso si risolve nell’ultima Stazione, nell’Amen finale che vede la partecipazione di tutti i personaggi ed il coro in un esaltante crescendo finale.
L’esecuzione è parsa, pur nell difficoltà insite in una prima lettura, ottimale. La presenza del basso di Minorca, Simon Orfila, giunto ormai alla piena maturità artistica e vocale, ha garantito una determinante forza e carisma al personaggio centrale di Cristo Redentore, che rifugge per una volta dalla consueta tipologia timbrica tenorile, acquistando così una sacralità, una austera potenza ed un significato religioso di massimo impatto e di suggestione divina. Al suo fianco l’emozionante Maria, che canta in una tessitura centrale e ricca di asperità a segnarne la sofferenza di Madre e donna, interpretata idealmente da Francesca Romana Tiddi, forte di una musicalità invidiabile. Per contrasto, l’Angelo del soprano Sara Intagliata interpreta una linea ricca di melismi che la sua fresca e armoniosa voce ha reso con celestiale dolcezza. Il mezzosoprano georgiano Sofia Janelidze ed il basso Davide Ruberti hanno dato voce rispettivamente alle Madri ed ai Padri della Chiesa con frequenti interventi abbinati tra loro ed anche con momenti in cui sono emerse le singole voci, armoniose e ben proiettate pure nei momenti di maggior espressione dinamica dell’orchestra.
Dal podio la giovane, ma decisa e precisa, bacchetta del M° Jacopo Sipari di Pescasseroli che ha affrontato con piglio questa nuova lettura che presto verrà riproposta in Vaticano. Anche in questo caso una conferma che la nostra più importante tradizione musicale, l’opera ma anche la musica liturgica, è in buone mani.
Per l’occasione, tenendo conto dei tempi quaresimali e del fatto che una novità assoluta, oggi come oggi, spesso è rifuggita dal pubblico, il Teatro Francesco Cilea ha offerto l’aspetto di una platea folta e, soprattutto, attenta che alla fine ha tributato un’accoglienza molto calorosa con convinti e prolungati applausi.
Andrea Merli