ISTANBUL: Falstaff – Giuseppe Verdi, 6 e 7 aprile 2018

ISTANBUL: Falstaff – Giuseppe Verdi, 6 e 7 aprile 2018

FALSTAFF

Giuseppe Verdi

 

direttore orchestra Roberto Gianola, Can Okan

regia Renato Bonajuto 

Personaggi e Interpreti:

  • SIR JOHN FALSTAFF NEJAT IŞIK BELEN, KEVORK TAVİTYAN
  • FORD CANER AKGÜN, MEHMET MURAT GÜNEY, ALPER GÖÇERİ
  • FENTON AHMET BAYKARA, CANER AKIN
  • CAJUS AYKUT ÇAĞRI KÖKTEKİN
  • BARDOLFO CAN REHA GÜN, ENGİN YAVUZ
  • PISTOLA ALİ HAYDAR TAŞ, GÖKTUĞ ALPAŞAR
  • ALICE FORD N.ŞEBNEM AĞRIDAĞ, AYŞE ÜNEL SEZERMAN, DENİZ YETİM
  • NANNETTA SEVİM ZERENAOĞLU, DİLRUBA BİLGİ AKGÜN, ÖZGECAN GENÇER
  • QUICKLY AYLİN ATEŞ, DENİZ ERDOĞAN LİKOS
  • MEG PAGE ELİF TUĞBA TEKIŞIK, NESRİN GÖNÜLDAĞ, BARBORA FRITSCHER

EFTER TUNÇ – scenografia

AYŞEGÜL ALEV – costumi

PAOLO VİLLA – maestro del coro


L’Opera Nazionale di Istanbul (Istanbul Devlet Opera ve Balesi) teatro di repertorio di principale importanza nella metropoli di oltre 18 milioni di abitanti e quindi dell’intera Turchia, è ospitata ancora nella sede provvisoria del pur bellissimo e Liberty Teatro dell’Operetta, situato nella zona asiatica della città, in attesa della nuova sede in costruzione. Teatro che ha prodotto un nuovo allestimento di Falstaff contando esclusivamente sulle proprie forze, componendno ben tre cast interamente nazionali, ma sotto la guida di tre valenti italiani: nell’ordine il direttore d’orchestra – ottima quella della Istituzione – Roberto Gianola, il regista Renato Bonajuto, con al seguito come aiuto regista l’indispensabile braccio destro Teresa Gargano, ed il Maestro del coro, pure lodevole quello turco, Paolo Villa.

Una mossa assai oculata ed intelligente, quella operata dal direttore artistico Suat Arikan, poiché ha garantito un successo a dir poco trionfale dell’ultimo capolavoro verdiano, accolto alla “prima” dal numeroso pubblico con frequenti applausi a scena aperta e con una Standing Ovation finale.

Ovviamente, come capita in quasi tutte le città extra europee, qui non sfiora nemmeno l’idea di presentare Regietheater alla tedesca (o all’italiana, che tanto ormai v’è poca differenza) perché l’opera ha una funzione divulgativa e deve conquistare un nuovo pubblico, moltissimi i giovani qui come in Cina (giusto per fare un altro esempio) che spesso mette per la prima volta il piede in teatro e che dell’opera si attende la nostra più sana e consolidata tradizione. E quindi, l’occidentale snob e scafato, che di Falstaff ne ha fatto indigestione nel corso della sua frequentazione teatrale, farà bene a evitare di assistervi o quanto meno, sarà meglio che i pregiudizi li lasci col soprabito al guardaroba.

L’impianto scenico – di fatto scena unica con pochi cambi costituiti da pannelli ed atrezzo e proiezioni per la scena finale della quercia di Herne – costruito molto efficacemente da EFTER TUNÇ, riproponendo il teatro edoardiano, i brillanti e vivaci costumi firmati da AYŞEGÜL ALEV, che ha mantenuto l’epoca shakespiriana per Falstaff, ma il resto della compagnia lo ha vestito come ai tempi della “prima” alla Scala nel 1893, sono stati molto apprezzati ed hanno costituito il piatto forte di uno spettacolo ricco di idee e trovate, sempre di gusto misurato e di una comicità del sorriso, grazie al lavoro di cesello di Bonajuto. Una coordinazione perfetta di ben tre cast – oltre un mese di prove estenuanti – ha condotto ad un risultato di grande precisione scenica e musicale e nel complesso, oltre alla gioia per gli occhi, si è avuta pure un’esecuzione notevole nelle due recite a cui si è potuto assistere, la prima la sera del 6 aprile col secondo cast diretto dal valente direttore turco CAN OKAN, la seconda, la sera appresso, quella della “prima” con un cast che, in alcuni ruoli, ha mantenuto gli stessi esecutori per scelta registica ed artistica. L’opera è stata seguita da un pubblico assai partecipe, come già sottolineato, avvantaggiato dai sovratitoli in turco poiché le opere, dopo una lunga tradizione di adattamento ritmico, vengono ormai proposte in lingua originale. E quindi la prima lode va allo sforzo collettivo nell’apprendere il rocambolesco libretto di Boito e di pronunciare correttamente gli infiniti scioglilinguagnoli. L’entusiasmo del plot, dove si intuisce che si lavora per il gusto di far teatro e di fare musica, ha poi apportato maggior vitalità all’insieme.

E dunque è sembrata assai valida la direzione prima di Okan, e poi centratissima quella del Maestro Gianola, che ha tenuto idealmente le redini del palcoscenico scalpitante ed ha garantito la precisione in orchestra. Ottimo pure il lavoro del Maestro del coro Villa, stabile ad Istanbul, e che là svolge un lavoro meritorio. Nel cast la prima sera si sono apprezzati per vocalità imponente e vigorosa tanto il baritono NEJAT IŞIK BELEN, Falstaff di forte impatto anche scenico, quanto il valoroso Ford di MEHMET MURAT GÜNEY, dalla voce importantissima. Il tenore AHMET BAYKARA, forse un po’ timido in scena, ha delle ottime qualità vocali e con lui citiamo i validi ENGİN YAVUZ, Bardolfo e ALİ HAYDAR TAŞ, Pistola. Molto apprezzata dal pubblico la Alice del veterano soprano AYŞE ÜNEL SEZERMAN, dalla lunga carriera nazionale e così la brillante Meg della bella NESRİN GÖNÜLDAĞ. Sostituite la sera della “prima” da N.ŞEBNEM AĞRIDAĞ, non a caso Miss Turchia in un recente passato, che all’avvenenza ed alla scioltezza scenica somma una voce sopranile di tutto rispetto, e dalla pure assai procace Meg Page del mezzosoprano BARBORA FRITSCHER.

Alla prima recita Sir John è stato il baritono KEVORK TAVİTYAN, perfetto scenicamente sebbene vocalmente un po’ sotto tono; il pur bravo baritono CANER AKGÜN, ha vestito i panni di Ford e con lui CANER AKIN, è stato baldanzoso Fenton e CAN REHA GÜN e GÖKTUĞ ALPAŞAR, rispettivamente Bardolfo e Pistola scenicamente perfetti e vocalmente a posto.

Invariati il puntuale e pungente Dr. Cajus del tenore AYKUT ÇAĞRI KÖKTEKİN, e soprattutto le bravissime Quickly di DENİZ ERDOĞAN LİKOS, mezzosoprano dalla bella vocalità e dotata di un’incredibile verve scenica, e la squisita Nannetta di ÖZGECAN GENÇER (con tal cognome!) fresca come una rosa, bella e dalla voce ben emessa.

Tirando le somme, due esecuzioni assai godibili e una produzione che tiene alto il livello di una compagnia da seguire con crescente attenzione.

Andrea Merli

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