Teatro alla Scala: HANSEL E GRETEL – Engelbert Humperdinck, 20 settembre 2017

Teatro alla Scala: HANSEL E GRETEL – Engelbert Humperdinck, 20 settembre 2017

PROGETTO ACCADEMIA

HÄNSEL UND GRETEL

Pantomima in tre quadri

Libretto di ADELHEID WETTE

Musica di

ENGELBERT HUMPERDINCK

(Edizione C. F. Peters Musikverlag. Urtext Edition.

Rappr. per l’Italia Casa Musicale Sonzogno di Piero Ostali)

Nuova produzione Teatro alla Scala

 

 

Direttore MARC ALBRECHT

Regia SVEN-ERIC BECHTOLF

Personaggi e Interpreti:

  • Peter: Paolo Igrasciotta
  • Gertrud: Ewa Tracz
  • Hansel: Dorothea Spilger
  • Gretel: Sara Rossini
  • Die Knusperhexe: Oreste Cosimo
  • Sandmannchen: Enkeleda Kamani
  • Taumannchen: Céline Mellon

 

Scene JULIAN CROUCH

Costumi KEVIN POLLARD

 Luci MARCO FILIBECK

 Video JOSH HIGGASON

Solisti dell’Accademia di Perfezionamento per Cantanti Lirici del Teatro alla Scala

Eva Mei docente preparatore della compagnia di canto

Coro di Voci Bianche e Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala

Maestro del Coro di Voci Bianche Marco De Gaspari


Milano

HANSEL E GRETEL – Engelbert Humperdinck

Dopo quasi sessant’anni torna alla Scala il capolavoro di Humperdinck, Hansel e Gretel e lo fa nell’originale tedesco e con gli allievi dell’Accademia, sia in scena che nell’orchestra.

Operina, si fa per dire, per bambini da che mondo è mondo in Italia si è sempre eseguita nella versione ritmica tradotta all’italiano: addirittura ne esiste una edizione radiofonica RAI diretta nientemeno che da Von Karajan oltre che, disponibile integralmente sul “Tubo“, la versione televisiva realizzata in quegli anni con Fiorenza Cossotto nei panni del birbantello Hansel. La Cossotto, come documentano le belle foto sul programma di sala, ne fu interprete, affiancata da una pur giovane e birichina Renata Scotto, in quelle ultime recite che si svolsero tra il dicembre 1959 ed il gennaio 1960: infatti l’opera tradizionalmente veniva allestita in quel periodo e costituiva per molti bambini un “regalo” di Natale o della Befana essere accompagnati ad assistervi. Così era al Liceo di Barcellona, dove veniva cantata in spagnolo, ed in una recita il Nano Sabbiolino lo cantò l’imberbe José Carreras, prima della muta di voce ma già tenorilmente impostata all’età di otto anni. Personalmente ne ho viste ben due recite a Trieste, nella seconda metà degli anni Settanta dello scorso secolo, diretta dal compianto Gianfranco Masini, con Aracelly Haengel e Maria Fausta Gallamini nei ruoli dei due fratelli. Alla Sala Tripcovich fu un’edizione in cui la strega Marzapane affidata ad un tenore, si vide volare sulla scopa da Max René Cosotti. Poi al Teatro La Fenice un’edizione, in assoluto la più riuscita registicamente, importata dalla ENO londinese, per la regia di David Putney con la veterana Pauline Tinsley nei panni sia della madre Gertrude che della Strega, le deliziose Daniela Mazzucato e Nicoletta Curiel nei panni rispettivamente di Gretel e Hansel e l’irresistibile Bruno Praticò nel ruolo di Pietro, imborghesito e sonnolento in poltrona! Infine, ciliegina sulla torta, la recente produzione fiorentina con la regia di Gianmaria Aliverta e Chris Merrit esuberante Strega.

Posso, in virtù di tanta frequentazione, definirmi un humperdickiano di giurata fede. L’opera, ricca di divertenti ed orecchiabili filastrocche infantili, è in realtà un omaggio al mentore Wagner, di cui Engelbert fu discepolo preferito. Oltre a divertire i piccoli, ma piccoli ben istruiti, ve‘, occhieggia ai grandi con citazioni wagneriane: tra le altre la risata delle Walkirie ed il tema di Fafner, facilmente individuabili.

Questa operazione, accolta trionfalmente nel corso di numerose recite in cui si sono alternati i bravissimi allievi dell’accademia, ha avuto in Marc Albrecht il direttore più affidabile e sicuro per convogliare al meglio l’impeto dell’orchestra dell’Accademia che si è superata con una prova davvero magnifica per coesione, bellezza di suono e precisione.

Tra i solisti, notevolissime alla recita del 20 settembre, Sara Rossini, che ormai è una conferma più che una promessa, Gretel e Dorothea Spilger, Hansel. Voci duttile e ben assortite tra loro. La prima ritratto dell’ingenuità, ma anche con un corpo vocale consistente e tutt’altro che sbiancato, la seconda irruente nel tratto adolescenziale, dotata di bello e schietto colore di mezzosoprano. Come interpreti entrambe irresistibili, abili pure nel ballo e sciolte nei movimenti. Una madre sufficentemente dura senza risultare granitica, la pur brava Ewa Tracz, ed adeguato lo scopinaio Pietro cantato da Paolo Ingrasciotta, perfetto interprete del manesco beone. Per la strega è stato deputato il tenore Oreste Cosimo, che ben si conosce per aver cantato in parti molto impegnative in altre occasioni. Pur avendo composto un personaggio divertente, ritengo che la “strega tenore” richieda un caratterista, magari non proprio belloccio e giovanissimo, e quindi lo si è trovato, seppur bravo, fuori parte. Bene i due nani, Sabbiolino e Rugiadoso, rispettivamente Enkeleda Kamasi e Céline Mellon, entrambe note per aver partecipato in piccoli ruoli in altre opere durante la stagione.

Rimane da dire dello spettacolo, sostanzialmente tradizionale e giustamente favolistico nella parte centrale della storia. Si è voluto, ahinoi, inserire un messaggio di denuncia sociale che con la favola e con la musica di Humperdinck, in particolare, centra come i proverbiali cavoli. E dunque, durante la sinfonia e poi nell’intermezzo, due poveri bambini si perdono ai margini di una metropoli, in una bidonville tra barboni ed immondizia. Si addormentano sotto un cartone (o meglio, in una scatola di cartone che nasconde una botola) e sognano la bella avventura. Ma come la piccola fiammiferaia, il paradiso – cioè l’allegro finale – li sorprenderà con la morte e mentre tutti gli altri bimbi liberati dall’incantesimo cantano felici (bravissimi per inciso i ragazzi del coro di voci bianche dell’Accademia diretti da Marco De Gaspari) i loro due cadaverini sono portati a braccia in proscenio dai barboni che riemergono dalla triste realtà. Sinceramente, se ne poteva fare a meno: regia di Sven-Eric Bechtolf, scene di Julian Crouch, costumi di Kevin Pollard, luci di Marco Filibeck, video di Joshua Higganson.

Andrea Merli

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