Napoli:  LA GROTTA DI TROFONIO –  Giovanni Paisiello 19 novembre 2016

Napoli: LA GROTTA DI TROFONIO – Giovanni Paisiello 19 novembre 2016

CELEBRAZIONI GIOVANNI PAISIELLO 2016

LA GROTTA DI TROFONIO

Commedia per musica in due atti

Musica di Giovanni Paisiello

Libretto di Giuseppe Palomba da Giovanni Battista Casti

 

Direttore: Alessandro De Marchi
Regia: Alfonso Antoniozzi

 

Personaggi e Interpreti:

  • Rubinetta: Caterina Di Tonno
  • Trofonio: Roberto Scandiuzzi
  • Madama Bartolina: Daniela Mazzucato
  • Don Gasperone: Filippo Morace
  • Artemidoro: David Ferri Durà
  • Dori, Sonia Prina: Benedetta Mazzucato
  • Eufelia: Maria Grazia Schiavo
  • Don Piastrone: Giorgio Caoduro

 

  • Scene: Dario Gessati
  • Luci: Camilla Piccioni
  • Costumi: Gianluca Falaschi

Assistente alla Regia: Barbara Patruno
Assistente ai costumi: Anna Verde

Allestimento del Festival di Martina Franca

Orchestra del Teatro di San Carlo

 

Teatrino di Corte, 19 novembre 2016

Repetita juvant, ma non tornerò ora a ripetermi su quanto di bello e buono scrissi a proposito di quest’opera, autentico gioiello comico che nella sua follia drammaturgica, tra mago Trofonio e commercianti filosofi, anticipa quell’ambiguità sentimentale che poi sarà del mozartiano Così fan tutte, e del riuscitissimo allestimento presentato a Martina Franca, lo scorso mese di luglio per l’inaugurazione del Festival della Valle d’Itria, in cui si sono fuse idealmente le abilità e fantasie registiche di Alfonso Antoniozzi, con quelle non meno felici di Gianluca Falaschi, per I costumi, di Dario Gessati per la scena e di Camilla Piccioni per le luci. Aggiungo solo che, assente giustificato Antoniozzi, in quanto impegnato in contemporanea con la ripresa napoletana nella produzione de Il turco in Italia andato in scena a Pavia per il circuito Opera Lombardia, il lavoro di Barbara Patruno, che ha curato la ripresa, è stato preciso e puntuale. Chiaramente tutto l’impianto si è dovuto ridimensionare per lo spazio assai più ridotto del piccolo palcoscenico di corte rispetto all’ampia spianata del cortile del palazzo ducale martinese, ma non ci si è rimesso. Lo spirito, l’essenza dello spettacolo sono rimasti integri e, anzi, forse pure rafforzati nello spazio ridotto per l’evidente maggior complicità e partecipazione del pubblico. Altro miglioramento, senz’ombra di dubbio, quello musicale in quanto l’armonia e la specificità dell’orchestra del Teatro San Carlo sono, comprensibilmente, maggiori di quelle della pur volenterosa orchestra impegnata a Martina Franca. Aggiungiamo pure la direzione di Alessandro De Marchi come un in più di brio e di scorrevolezza nell’opera che, non dimentichiamolo, pur nella sua ricchezza e rigogliosità musicali è piuttosto lunghetta. De Marchi, poi, ha concertato con estrema efficacia le numerose scene d’insieme che caratterizzano questa commedia e che la pongono, anche per ciò, tra i vertici compositivi di Paisiello, autore che andrebbe valorizzato e ripreso più spesso, specie nella Napoli che lo vide trionfare.

Alcuni elementi del cast sono, nel percorso ed inevitabilmente, cambiati. Non i due “motori” della vicenda: il Trofonio interpretato con estremo spirito e gusto sornione, cantato con voce sontuosa di basso da Roberto Scandiuzzi, ancor più divertente che a Martina Franca se possibile, e Daniela Mazzucato, nel ruolo di Madama Bartolina, la pimpante ballerina che insegue in Beozia l’amante traditore e che infine si consola tra le braccia di Trofonio. Ogni sua inflessione nel recitativo, ogni sua espressione del volto ed ogni postura costituiscono altrettante classi magistrali sull’arte di stare in scena e di porgere con scaltrita abilità di attrice la voce ed il canto il quale rimane, a dispetto degli anni trascorsi e che ormai sono stati rivelati pubblicamente, di immacolata purezza, con una sbalorditiva capacità di prendere i fiati rafforzando e diminuendo a piacimento il suono e senza la benchè minima ombra di senescenza, foss’anche una leggera oscillazione. E’ il caso di gridare al miracolo, non fosse dovuto, oltre che ad una natura generosa, al lavoro costante, allo studio ed alla scelta oculatissima del repertorio che le permette di dominare la scena da oltre cinquanta anni. Il tutto si riduce ad una parola, anzi due: intelligenza e classe.

Nel cast abbiamo ritrovato e con immenso piacere Giorgio Caoduro, baritono buono per ogni occasione che passa indistintamente e con risultati notevoli dal serio al buffo. Qui, nella parte di un padre-padrone piuttosto distratto dalla filosofia, Don Piastrone: ed il nome già dice tutto. Sugli scudi anche Caterina Di Tonno, soprano impegnata nel ruolo della locandiera Rubinetta già a Martina Franca, chiamata ad un duplice sforzo: afflitta da un improvviso abbassamento di voce Maria Grazia Schiavo, prevista per il ruolo di Eufelia, ha dato forfait a ridosso della recita domenicale. Per non dover annullarla, e su pressione del direttore artistico Pinamonti, la Di Tonno ha accettato di cantare le due difficili arie, specie quella del secondo atto, ricca di agilità. La Schiavo ha accennato i soli recitativi mentre, arrivata in taxi da Bari, il soprano Valentina Farcas, spartito alla mano e postata lateralmente in proscenio, interveniva nei concertati. Insomma, “tre per una” quasi si trattasse di un prodotto in offerta al supermercato! Va detto che la situazione, trattandosi di un’opera comica, lunge dall’interferire nel procedere drammaturgico, ha aggiungento “pepe” alla divertente serata.

Dai sapori si è passati, però, al thriller nell’ultima recita – così ci ha narrato la Di Tonno, ritrovata poi a Roma – in quanto datasi alla fuga la Farcas rientrata, come si conviene in una pochade, nottetempo a Bari e perpetrandosi l’afonia della Schiavo, l’eroica Rubinetta ha sostenuto entrambe le parti, e senza aiuto di spartiti, nella stessa serata. Roba da aggiungere l’episodio nel libro dei Guinnes dei primati!

Tra i nuovi e felici acquisti annoveriamo il bravissimo baritono Filippo Morace, esilarante Don Gasperone nel suo napoletano stretto, l’eccezionale mezzosoprano Sonia Prina,  nella parte di Dori che ha reso con vocalità preziosa e molta verve ed, infine, il tenore spagnolo David Ferri Durà, apprezzato Don Chisciotte, sempre di Paisiello, al Festival della Valle d’Itria ed ora agile e perfetto cicisbeo Artemidoro disposto ad entrare ed uscire nella fatidica grotta.

Menzione pure al Maestro al cembalo, Pierfrancesco Borelli e, in conclusione, la soddisfazione di aver coronato una bella rimpatriata a Napoli, città sempre bellissima e ricca di ogni delizia, sia culturale che gastronomica, dove impiccionescamente mi riprometto di tornare più spesso.

Andrea Merli

 

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