Napoli – Teatro Galleria Toledo: ESTER, liberatrice del popolo Hebreo – 18 novembre 2016

Napoli – Teatro Galleria Toledo: ESTER, liberatrice del popolo Hebreo – 18 novembre 2016

ESTER, liberatrice del popolo Hebreo

Alessandro Stradella

ester napoli 2016Oratorio in due parti a cinque voci, libretto di Lelio Orsini, con musica di Alessandro Stradella, compositore nato a Nepi, nel viterbese nel 1639 e dalla vita avventurosa. Morto a Genova assassinato per mano di un sicario nel 1683, per la vita romanzesca è considerato il “Caravaggio della musica”.

Una musica barocca, certo, ma che “guarda avanti” e che, come accadde appunto con il Caravaggio per quanto riguarda il geniale ed innovativo uso della luce in campo figurativo, apre le vie ad un modello teatrale che anticipa con straordinaria vivacità.

ester napoli 2016Il recupero delle musiche di Stradella è, per altro, altrettanto difficoltoso, tant’è vero che questo oratorio è stato eseguito per la prima volta in tempi moderni nella sua integralità nel quadro di un progetto, guidato dal Maestro Andrea De Carlo, che dirige l’Ensemble Stradella Y-Proget ed una compagnia di giovani interpreti con lo scopo di avvicinare i medesimi, strumentisti compresi, ed il pubblico alle musiche di Stradella. L’occasione riunisce gli sforzi congiunti della Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi, nel cui Teatro Moriconi dove l’oratroio è andato in scena il giorno dopo, 19 novembre, e congiuntamente del Conservatorio A.Casella de L’Aquila, il Centro di Musica Antica della Pietà della Turquini di Napoli, l’Accademia d’Arte Lirica di Osimo, il Festival Internazionale Alessandro Stradella di Nepi, il Festival Grandezze & Meraviglie di Modena, la Società di Concerti Baratelli di L’Aquila, l’Accademia delle Belle Arti e l’Oratorio del Gonfalone di Roma.

ester napoli 2016Rappresentato in forma “semiscenica”, anche per le favorire le rapide trasferte, in quanto l’unico elemento era costituito da una sedia, per giunta assolutamente fuori epoca, con l’Ensamble pure in scena, è stato eseguito in “prima” nel minuscolo Teatro Galleria Toledo, cuore di Napoli nel bel mezzo dei pittoreschi quartieri spagnoli. Senza una vera e propria regia, dunque, ma arricchito con gli sfarzosi e ricchi costumi creati da Isabella Chiappara Soria, storica dell’arte, perfezionata in tessuti d’arte antichi, storia del costume e della moda rinascimentale barocca.

L’oratorio è uno dei sei conservati di Stradella, composto e rappresentato a Roma nel 1977. La trama è quella biblica, che si riferisce all’episodio di Ester all’interno del Vecchio Testamento. Mardocheo, ebreo di Babilonia, rifiuta di inchinarsi davanti al ministro Aman e per questo viene condannato a morte con tutti gli ebrei. Mardocheo, però, invia la nipote Ester, sposa del re Assuero (che ignora che lei è ebrea) a implorare pietà. Rischiando la propria vita, Ester riesce a convincere Assuero che Aman, in realtà, sta tramando un complotto ai suoi danni e così quello messo a morte è l’arrogante e perfido ministro con tutta la sua famiglia, mentre gli ebrei si salvano.

ester napoli 2016Stradella mette in musica il testo dell’Orsini  tralasciando trapelare il suo personale punto di vista sui protagonisiti della sacra vicenda. Il carattere turbolento che gli causò tanti problemi in vita, fino a fargliela perdere, lo porta a privilegiare il controverso Aman, malvagio sì, ma reso seducente con lunghe progressioni melodiche. Tutto ciò è stato spiegato con chiarezza espositiva e anche molta trascinante passione ed amore per il proprio lavoro e per la musica, da Andrea De Carlo prima dell’inizio dell’oratorio. E diciamolo francamente, a lui è stato rivolto il più caloroso e sincero applauso della serata.

Gli esecutori, infatti, si sono dimostrati piuttosto acerbi, con punte di interesse nelle due voci femminili, rispettivamente la protagonista Ester, il soprano Claudia Di Carlo e, specialmente, la vezzosa Maria Sardaryan, soprano anch’essa nel ruolo della Speranza Celeste. Poca parte quella del controtenore Stefano Guadagnini, nel ruolo di Mardocheo, più impegnativa la parte del baritono Jean Baptiste Mouret, altissimo ed imponente Re Assuero e, finalmente, sopra le possibilità vocali ed espressive il ruolo di Amano, cui sono affidate le pagine più interessanti, nell’interpretazione non più che volenterosa del tenore Valentino Mazzuca.

Il pubblico, i soliti pochi ma buoni in questo caso buonissimi, ha decretato comunque un’accoglienza calorosa, premiando un’iniziativa comunque coraggiosa e lodevole.

Andrea Merli

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