GRANDE successo e BIS di “Casta Diva” per Dimitra Theodossiou al Magnani di Fidenza 1 Novembre 2015
NORMA
Opera in due Atti
musica di Vincenzo Bellini
libretto di Felice Romani
Regia: Riccardo Canessa
Personaggi e Interpreti:
- Norma: Dimitra Theodossiou
- Pollione: Mirko Matarazzo
- Oroveso: Frano Lufi
- Adalgisa: Chiara Chialli
- Clotilde: Renata Campanella
- Flavio: Seung-Hwa Paek
Orchestra Filarmonica delle Terre Verdiane
Coro dell’Opera di Parma diretto dal maestro Stefano Giaroli
- Scene: Eugenio Orlandi
- Costumi: Artemio Cabassi
- Direttore di scena e assistente di regia: Augusto Lombardini
- Maestro collaboratore: Simone Savina
- Realizzazione costumi: ArteScenica
- Realizzazione scene: Mutina Eventi MO
Per chi non l’ha mai vissuta, è un’esperienza inenarrabile quella di assistere ad un’opera nello stupendo Teatro Magnani di Fidenza. Gioiello architettonico perfettamente conservato e replica, in scala minore, del vicinissimo e più noto Teatro Regio di Parma, di cui ripete i decori sontuosi in stile Luigi Filippo, accoglie con scadenza annuale un’opera di propria produzione, mentori in questo specifico caso Artemio Cabassi, che più che costumi confeziona capi preziosi di haute couture, ricchi per inventiva ed eleganza, sia nella scelta delle stoffe che nell’accostamento dei colori, e Riccardo Canessa, napoletano verace, alfiere del “teatro di tradizione”: avis rara che proditoriamente difende musica e libretto senza spostare una virgola di quanto gli Autori hanno creato e predisposto: oggi come oggi ciò ha il sapore della provocazione.
Esperienza entusiasmante in cui l’Impiccione, compatibilmente con gli impegni e tra un volo low cost ed un viaggio con Bla bla car, si è sempre tuffato senza farsi pregare. Una vera e propria full immersion nell’opera. Poiché in questo spazio si “vive” l’opera, le distanze si annullano ed il pubblico si trova ad essere protagonista quasi e come chi sta sul palcoscenico. Il ché si è puntualmente avverato nell’unica recita di Norma, andata in scena domenica 1° novembre sera.
Prevedibile il tutto esaurito, con melomani giunti un po’ da tutta Italia: dalla vicine Parma e Cremona, ma anche da Bergamo, ovviamente da Milano; c’erano pure degli “incondizionali” da Livorno, e mi limito a citare i conoscenti, cui si è aggiunta la folta delegazione degli amici di Carrara, precipitatisi, in massa. Addirittura c’è stato chi si è fatto il viaggio dalle lontane Bari e da Reggio Calabria. Rischiando, come è capitato al sottoscritto, di rimanere in piedi per l’overbooking. Infatti mi sono perso l’inizio della sinfonia, poiché i posti assegnati, – ovviamente in barcaccia di secondo ordine – erano già occupati da altri che si erano anticipati e che, sordi ad ogni rimostranza, sono stati irremovibili anche in seguito all’accorrere della maschera. Si è dato inizio a una sorta di peregrinaggio alla ricerca di un palco ospitale. Trovatolo al terzo tentativo, si ringrazia ancora la coppia di fidentini, marito e moglie assai gentili, che mi ha accolto permettendo di poggiare al parapetto l’arma impiccionesca.
Dunque una Norma scenicamente formato mignon, ma con tutto quello che serve: la quercia, il sacro vischio, l’altare d’Irminsul e persino, col cambio scena, una casa barbarica, decorata con bassorilievi evocanti i quadri del Gentilini, ma pur sempre accogliente, per la Sacerdotessa ed i suoi pargoli … notamente Alma e Costanza. Il tutto a firma di Eugenio Orlandi. Una Norma imbastita dal prodigioso Maestro Valerio Galli con soli cinque giorni di prova, ottenendo miracoli dall’Orchestra Filarmonica delle Terre Verdiane, che raccoglie strumentisti di varia provenienza e dai ventisei elementi del coro dell’Opera di Parma (e quale sarà mai se non il Teatro Regio?) opportunamente istruiti da Stefano Giaroli, che sul palcoscenico sembravano, comunque, una folla.
Nel cast, dopo la presentazione di Oroveso, il bravo ed autorevole basso albanese Frano Lufi e la scena tra Pollione, il tenore Mirko Matarazzo vocalmente fin troppo gagliardo ed il non meno baldo Flavio, ben intonato dal tenore koreano Seung-Hwa Paek, si è subito imposta Lei. La Diva greca che con Norma ha collezionato i maggiori successi e che ne è, per molti versi, interprete paradigmatica: Dimitra Theodossiou. La quale, seppure non in forma fisica perfetta – e ne hanno risentito un po’ i fiati – ha dato subito prova della sua irresponsabile generosità compiendo un record da ascriversi al Guiness dei primati: prima nella storia recente e recentemente passata, a bissare su richiesta insistente di un pubblico letteralmente impazzito l’intera sortita “Casta diva”. Altre, che centellinano la propria voce calcolando la durata dell’opera e la possibilità di rimanerne senza a mezza strada, saranno forse ineccepibili nell’intonazione e rispetteranno di più le singole note, ma non eguaglieranno mai la statura umana ed il carisma di questa eroica, in tutti i sensi, Donna che riesce pur sempre piazzare acuti folgoranti, seducendo con la sensibilità di un fraseggio infiammato di passione e di liricità. Catalizzatrice della serata, ha ottenuto, finalmente, un meritatissimo e personale trionfo. Successo che ha coinvolto anche la trepidante Adalgisa del mezzosoprano Chiara Chialli e la Clotilde interpretata con materno fervore dal soprano Renata Campanella.
Alla fine tutti felici e contenti tra baci ed abbracci, come capita quando ci si ritrova per una bella rimpatriata in famiglia. L’opera, signori miei, è anche questo, senza reticenze e falsi pudori.
Andrea Merli
“casta diva” e bis