LAS PALMAS DI GRAN CANARIA: Don Giovanni – Wolfgang Amadeus Mozart, 8 aprile 2025

LAS PALMAS DI GRAN CANARIA: Don Giovanni – Wolfgang Amadeus Mozart, 8 aprile 2025

DON GIOVANNI

Wolfgang Amadeus Mozart


Direzione musicale di LEONARDO SINI

regia di DANIELE PISCOPO

  • Don Giovanni CARLOS ÁLVAREZ ,
  • Leporello RUBÉN AMORETTI
  • Donna Anna GIULIANA GIANFALDONI
  • Donna Elvira SELENA ZANETTI
  • Don Ottavio MARCO CIAPONI
  • Zerlina ALEXANDRA ZAMFIRA
  • Masetto MAX HOCHMUTH
  • Comendatore VITTORIO DE CAMPO

 

Orchestra Filarmonica di Gran Canaria

Coro del Festival dell’Opera diretto da Olga Santana.

NUOVA PRODUZIONE ACO

 

Teatro Pérez Galdós, 8 aprile 2025


 Terzo titolo della 58esima stagione ACO, Don Giovanni viene riproposto dopo 37 anni dalla sua ultima apparizione nell’isola di Gran Canaria.

Lo fa con un nuovo allestimento, frutto delle maestranze locali, firmato da Riccardo Roggiani per la scena, un contenitore ad alte pareti movibili con diverse aperture simulate sui fianchi e nel fondale, sicuramente ottimo come scatola acustica posta nel vasto nuovo palcoscenico, perfette per creare sia gli spazi al chiuso che all’aperto, in ciò giovandosi dell’ottima illuminazione realizzata da Jesús Díaz. I costumi sono creazioni di Claudio Martín, mentre la regia e le proiezioni video, che assumono un’importanza rilevante nel gioco scenico, realizzate tramite “l’intelligenza artificiale”, scaturiscono dalla fantasiosa mente di Daniele Piscopo, il quale qui si cimenta con uno spettacolo propositivo, non convenzionale, seppure seguendo la drammaturgia originale per filo e per segno.

Una produzione tranquillamente sdoganabile anche nella provincia più ancorata alla tradizione, ma che qui a Gran Canaria ha provocato il primo aperto dissenso, seppur limitato a qualche isolato “buh”. E così, dopo questo “battesimo”, il bravo e giovane regista rientra nella lunga lista dei nomi più discussi, in buona compagnia di più blasonati, e penso a Michieletto e a Livermore, tanto per citare solo due tra gli italiani.

Intendiamoci, niente a che vedere con le astruserie alle quali il pubblico si è ormai rassegnato: Lohengrin assassino che prende a calci il cigno o piuttosto Cavaradossi sdoppiato in Pasolini come è capitato di vedere al Liceu in tempi recenti. Va tenuto presente che in Spagna, ancor più che in Italia, specie in Gran Canaria la maggior parte pubblico è conservatrice al massimo.

Piscopo riporta il mito di Don Giovanni, che ha lunga storia e teatrale e filosofico-psicologica, al giardino dell’Eden. Durante la sinfonia si assiste ad una proiezione sul sipario, che ci trasporta in un ideale viaggio nel tempo ove l’elemento conduttore della “tentazione” è la fatidica mela. E così in corso d’opera, l’albero delle mele compare nella scena del matrimonio tra Zerlina e Masetto; via via, di mela in mela, fino alla cena col convitato di pietra, qui limitato ad una inquietante proiezione del volto scarnificato e “marmorizzato” dell’interprete, per inciso il bravissimo basso Vittorio Del Campo.

L’azione, in realtà, è fedele al libretto; come unica ulteriore, plausibile variazione nel viaggio nel tempo, i costumi che passano da settecenteschi all’epoca contemporanea in continua evoluzione, mantenendo inalterati il colore: il rosso per la fiammeggiante Donna Elvira, assai impetuosa nell’interpretazione dell’infuocata Selene Zanetti, il bianco per Zerlina, fresca e “acerba” nella giusta misura, bella prova della debuttante Alexandra Zamfira, giovanissimo promettente soprano, nero per la severa Donna Anna, che nel soprano Giuliana Gianfaldoni ha trovato una squisita vocalista, algida quanto il ruolo impone, che ricorda per compostezza e proprietà una certa Devia, e dico niente. Non sono mancate idee originali, per esempio Donna Elvira s’improvvisa “madrina” e protettrice di Zerlina, acquisendo un’ulteriore importanza, ma va anche detto che questa interessante interpretazione registica non è parsa di comprensione immediata e da lì, presumbilmente, il disorientamento di parte del pubblico.

Pubblico che ha molto gradito la parte musicale, accogliendo con un generoso applauso il direttore Leonardo Sini, una bella realtà nel panorama della nuova generazione di Maestri italiani. Il quale ha condotto una lettura sostenuta da ottimo ritmo, con polso sicuro e dominio del palcosenico, ben assecondato dall’ottima orchestra Filarmonica di Gran Canaria. Bene la partecipazione del Coro del Festival de Ópera, molto impegnato scenicamente e guidato come sempre dall’infaticabile Olga Santana. Menzione speciale per il Maestro Borja Marino al fortepiano, che ha pure accompagnato la Serenata di Don Giovanni al secondo atto.

Al citato Commendatore, vanno aggiunti gli altri maschietti: l’ottimo basso Max Hochmuth, argentino di origine, splendido Masetto anche scenicamente, il valente tenore Marco Ciaponi, Don Ottavio cantato con massima aderenza stilistica, ricchezza di colori ed una vocalità che spazia dal pianissimo al forte con timbro lucente e perfetto legato, il basso Ruben Amoretti, cantante di estrema duttilità interpretativa, simpatico e mercuriale Leporello, oltre che dotato di voce sonora e peculiare nel timbro, scenicamente interessante nell’essere l’alter ego del protagonista, addirittura sostenendolo e spingendo la mano con la spada nell’uccisione del Commendatore, originale trovata registica.

Infine il carismatico baritono Carlos Álvarez, nel ruolo del titolo. L’esperienza, la familiarità con la parte del “burlador”, persino la risata satanica a cui fa ricorso, lo rendono un personaggio unico, difficilmente eguagliabile sul piano squisitamente interpretativo, con un dosaggio controllatissimo delle dinamiche, fraseggio ed accento sensazionali, ricchi di intenzioni, con una morbidezza nel canto, sempre suadente ed avvolgente, con un timbro che non ha perso la bellezza e non conosce il passaggio delle stagioni. Il pubblico glielo ha riconosciuto riservandogli un’accoglienza calorosissima che ha pure dispensato all’intera compagnia.

Andrea Merli

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