TEATRO ALLA SCALA: Der Rosenkavalier – Richard Strauss, 29 ottobre 2024
Der Rosenkavalier
Richard Strauss
Commedia per musica in tre atti
Libretto di Hugo von Hofmannsthal
Direttore KIRILL PETRENKO
Regia HARRY KUPFER
ripresa da DEREK GIMPEL
Personaggi e Interprei:
- Die Feldmarschallin Krassimira Stoyanova
- Der Baron Ochs auf Lerchenau Günther Groissböck
- Octavian Kate Lindsey
- Herr von Faninal Michael Kraus
- Sophie Sabine Devieilhe
- Jungfer Marianne Leitmetzerin Caroline Wenborne
- Valzacchi Gerhard Siegel
- Annina Tanja Ariane Baumgartner
- Ein Polizeikommissar Bastian-Thomas Kohl
- Der Haushofmeister bei der Feldmarschallin Haiyang Guo**
- Der Haushofmeister bei der Faninal Jörg Schneider
- Ein Notar Bastian-Thomas Kohl
- Ein Wirt Jörg Schneider
- Ein Sänger Piero Pretti
- Eine Modistin Laura Lolita Perešivana**
- Ein Tierhaendler Jörg Schneider
- Vier Lakaien der Marschallin / Vier Kellner Luigi Albani, Guillermo Esteban Bussolini, Andrzej Glowienka, Emidio Guidotti*
- Hausknecht Giorgio Valerio*
*Artiste e artisti del Coro del Teatro alla Scala
**Allieve allievi dell’Accademia di perfezionamento per cantanti lirici del Teatro alla Scala
Scene HANS SCHAVERNOCH
Costumi YAN TAX
Luci JÜRGEN HOFFMANN
Video THOMAS REIMER
Teatro alla Scala, 29 ottobre 2024
L’ultima recita de Il cavaliere della rosa al Teatro alla Scala, il 29 ottobre, è stata l’occasione per la definitiva consacrazione di Kiril Petrenko, direttore d’orchestra russo classe 1972 e naturalizzato in Austria, il quale dopo aver ricevuto applausi scroscianti a ogni sua comparsa sul podio, è stato alla fine sommerso di fiori e di grida di “bravo” strillate da pubblico estasiato, giù dalla platea, tutta in piedi, fino su al temuto “loggione” da cui piovevano gli omaggi floreali.
Si fatica con la memoria a ricordare una serata così felice, una direzione così intensa, con cura del dettaglio, ma senza mai perdere di vista l’insieme di questa commedia dal finale agrodolce, dove la rassegnazione per l’amore ed il tempo passati si intreccia teneramente con la esplosiva passione dell’adolescenza – non dimentichiamo che il compositore pretese al suo funerale l’esecuzione proprio dello struggente terzetto con cui si conclude l’opera – se non risalendo, per lo stesso titolo, alle storiche recite dirette da Carlos Kleiber nel 1976. Petrenko, la cui sublime maestria fa il pari con la modestia, si direbbe timidezza e l’atteggiamento quasi d’incredulità di fronte a tanto successo, ha segnato un’altra pietra miliare: tenere in piedi l’orchestra plaudente della Scala, dopo quattro ore e mezza di duro lavoro, quando la maggior parte dei componenti di solito affretta all’uscita, rimasta in buca fino all’ultima apparizione del Maestro davanti al sipario. Tutti si augurano che Petrenko torni presto a Milano. È stata emozione allo stato puro, la musica grazie a lui ha toccato l’anima.
Il trionfo è stato condiviso da una compagnia di canto in stato di grazia. Il soprano bulgaro Krassimira Stoyanova aveva già sedotto l’intera Scala con la sua Marescialla, nel 2016 sotto la direzione di Zubin Mehta. Oggi incarna il ruolo con una profondità psicologica ed interpretativa, se possibile, ancora più seducenti. Semplicemente incantevole, straordinaria nella voce, nelle dinamiche, nel fraseggio e in una toccante e soave rassegnazione nel terzetto finale. Il giovane soprano francese Sabine Devieilhe risulta fresca, ideale sia vocalmente che scenicamente nel ruolo di Sophie, mentre Kate Lindsey, mezzosoprano americano nel ruolo del titolo, pur avendo un colore di voce chiaro, sopranile, il ché che nelle scene con la Marescialla può assimilare e confondere le voci, canta assai bene, musicalmente risulta inappuntabile e poi caratterizza Mariandel, la finta domestica, con simpatica semplicità spaccianodosi per timida fanciulla, ed è perfetta nel gagliardo e fremente ruolo dell’adolescente Octavian. Il barone Ochs, becero e licenzioso, è stato interpretato con un fascino giocoso e comico dal basso austriaco Günther Groissböck, eccellente nella voce e nelle intenzioni, fisicamente sin troppo piacente per essere sgradevole e viscido, guadagnandosi una meritata ovazione alla fine. Il Faninal del baritono Michael Kraus non è stato meno che perfetto. L’intero cast è stato di altissimo livello: citiamo, tra i tanti, Piero Pretti, il tenore che dà voce all’unica aria pseudo-barocca, cantata in italiano, di tutta l’opera: “Di rigori armato il seno”.
L’allestimento è quello già noto di Harry Kupfer che ha debuttato nel 2016 alla Scala, in coproduzione con il Festival di Salisburgo: l’azione è ambientata nel periodo di composizione dell’opera, cioè intorno al 1911. Funziona molto bene, anche perché il Settecento di Strauss, con i suoi valzer e la sua inarrivabile musica, appartiene decisamente al Novecento.
Andrea Merli