VERONA: Aida – Giuseppe Verdi, 10 agosto 2024
AIDA
Giuseppe Verdi
Direttore Daniel Oren
Regia Gianfranco de Bosio
Personaggi e Interpreti:
- Aida Maria José Siri
- Amneris Ekaterina Semenchuk
- Radamès Piotr Beczala
- Il Re Simon Lim
- Ramfis Alexander Vinogradov
- Amonasro Luca Salsi
- Un messaggero Carlo Bosi
- Sacerdotessa Francesca Maionchi
Orchestra, Coro, Ballo e Tecnici Fondazione Arena di Verona
Maestro del Coro Roberto Gabbiani
Coreografia Susanna Egri
Coordinatore del Ballo Gaetano Petrosino
Direttore allestimenti scenici Michele Olcese
Arena, 10 agosto 2024
111 anni di Aida si celebrano con lo “storico” allestimento ripreso dall’iniziale di Zenatello del 1913 per la regia di Gianfranco de Bosio, il quale avrebbe compiuto quest’anno il secolo di vita.
Ovviamente nel corso di molteplici riprese ci sono stati diversi aggiustamenti: il più evidente è quello della “danza dei moretti” nel boudoir di Amneris al secondo atto, i quali hanno perso per essere politicamente corretti e non offendere la suscettibilità degli intransigenti le calzamaglia marrone (omaggio ingenuo al gusto di inizio secolo) per essere rivestiti di lamé dorato: la “danza dei doretti”, appunto. Amenità a parte, colte da chi l’allestimento lo ha visto e rivisto, lo spettacolo ovviamente ottiene il vasto consenso del pubblico – ieri sera straripante anche nelle gradinate laterali – che esplode in applausi e urla irreflenabili quanto gli scatti di infiniti telefonini sulle fanfare della marcia trionfale. Una gioia per gli occhi, sempre, lo spettacolo nello spettacolo.
Musicalmente le cose non potevano andare meglio. Iniziano dallo splendido apporto di orchestra e coro (sempre quest’ultimo affidato alle cure di Roberto Gabbiani) che Daniel Oren conduce con ammirevole precisione e tenuta (raramente si vede, anche in Arena, l’orchestra che applaude il direttore) cercando nuances e raffinatezze, trasparenze e atmosfere sognanti che, a tutta prima, parrebbero estranee allo spazio aperto dove, secondo Toscanini, si dovrebbe al massimo giocare a bocce. L’atto del nilo, ma anche tutta la scena finale della tomba, con un evanescente suono campeggia significativamente il “Pace” invocato da Amneris, di rara suggestione.
Ottimo il cast, iniziando dal preciso e incisiva Messaggero di Carlo Bosi, sempre una garanzia. Ottima la Sacerdotessa del soprano Francesca Maionchi e a posto, sia vocalmente che scenicamente sia il Re di Simon Lim che il Ranfis di Alexander Vinogradov.
Luca Salsi, nei panni di Amonasro, è stato centratissimo sopratutto per l’insinuante interpretazione, con la cura posta nelle intenzioni, laddove il canto si fa quasi sibillino. Vocalmente imponente nei momenti di esplosione canora. Molto centrata la sopranile Amneris di Ekaterina Semenchuk, svettante in acuto con grande veemenza e ottima anche in zona centrale e grave dove sfoggia una pasta vocale di notevole spessore. Pure lei apprezzabilissima interprete.
Piotr Beczala, per il sottoscritto, rappresentava la curiosità della serata, poiché per la prima volta lo si ascoltava nella parte dell’eroe egizio. Il suo Radames, timbricamente prezioso, squillante e musicalissimo, è piaciuto già tanto sin dall’ingresso con una pregevolissima esecuzione di “Celeste Aida” in cui ci si sarebbe aspettati una smorzatura sul Si acuto finale, ma siamo pur sempre in Arena e la nota è stata tenuta forte e a lungo come da “tradizione”. Però la sua prestazione à andata in crescendo, culminando con due splendidi duetti con la protagonista, nel terzo e quarto atto, ricchi di sensualità e di colori nel fraseggio.
Maria José Siri ha vestito i panni di Aida con consumata e perizia e professionalità: nessuno dei punti in cui la si attende al varco, per esempio i Do in pianisismo di “Cieli azzurri”, è stato disatteso. Ha cantato con estrema morbidezza, senza mai forzare un suono, anzi con un emissione controllatissima e di dolcezza espressiva, sia nelle frasi d’amore che nelle invocazioni pietose. Trovando anche l’accento deciso e imperioso nel duetto del terzo atto con Radames. Festeggiatissima alla fine in un successo trionfale che ha accolto tutta la compagnia in applausi interminabili passata l’una di notte.
Andrea Merli