VERONA: Carmen – Georges Bizet, 8 agosto 2024
Carmen
opéra-comique di Georges Bizet
composta da quattro atti o quadri, come vengono chiamati dal compositore
su libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy
Direttore Leonardo Sini
Regia e scene Franco Zeffirelli
Personaggi e Interpreti:
- Carmen Alisa Kolosova
- Micaela Pretty Yende
- Frasquita Daniela Cappiello
- Mercédès Alessia Nadin
- Don Josè Francesco Meli
- Escamillo Dalibor Jenis
- Dancairo Jan Antem
- Remendado Vincent Ordonneau
- Zuniga Gabriele Sagona
- Morales Fabio Previati
Costumista Anna Anni
Luci Paolo Mazzon
Coreografia Josè El Camborio
Coro di voci bianche A LI. VE.
Direttore Paolo Facincani
Orchestra, Coro, Ballo e Tecnici Fondazione Arena di Verona
Maestro del Coro Roberto Gabbiani
Coordinatore del Ballo Gaetano Petrosino
Direttore allestimenti scenici Michele Olcese
Compagnia di ballo Compañía Antonio Gades
Direttore artistico Stella Arauzo
Arena di Verona, 8 agosto 2024
Si torna in Arena per la “solita” Carmen, creata nel 1995 ed ormai storicizzata per le innumerevoli riprese (165 recite in 15 stagioni!) da Franco Zeffirelli, che del capolavoro di Bizet ha realizzato uno dei suoi spettacoli più riusciti, non solo nell’anfiteatro romano. Inutile storcere il naso, come fanno molti (troppi) “annoiati della lirica”: c’è sempre una prima volta per la maggior parte del pubblico. Parliamo di 12mila persone che ieri sera stipavano l’Arena, la maggior parte stranieri e felici di partecipare a questa “kermesse” estiva. Perciò nulla di male, anzi segno d’entusiasmo, lo scoppio di applausi ritmati sul motivo di Escamillo già nel preludio, come a Vienna a capodanno per la marcia Radetzky. Piace questa piazza di Siviglia, dove si muove una quantità di coro e figurazione con scene e controscene infinite, al punto che spesso perdi di vista i protagonisti. I quali, per altro, sono messi ben in evidenza nei momenti solistici, duetti, arie, quintetto, ecc. Riproposto fedelmente risulta uno spettacolo “areniano” in tutto e per tutto. Ricordiamo Anna Anni, che ne firmò i costumi, il suggestivo lavoro di luminotecnica di Paolo Mazzon e, soprattutto, la travolgente coreografia de El Camborio questa volta pure con la partecipzione della Compañia Antonio Gades diretta da Stella Arauzo.
Molto apprezzata pure la parte musicale. In grande spolvero il coro ubbidiente agli ordini di Roberto Gabbiani, appluaditissime le voci bianche A.LI.VE. istruite da Paolo Facincani, bimbi bravissimi anche sulla scena, ottima l’orchestra sotto la bacchetta di Leonardo Sini, che ha mantenuto un equilibrato rapporto con le voci, favorendole sempre; oltre a garantire la coerenza dell’oceanica massa di artisti in scena ed in buca, ha pure avuto momenti ispiratissimi, per esempio nella splendida esecuzione del preludio al terzo atto.
In scena si è apprezzata la salda professionalità di artisti quali il baritono Fabio Previati, Morales ed il basso Gabriele Sagona, favorito nell’esecuzione della versione Guiraud con i recitativi musicati, laddove Zuniga acquista maggior rilievo musicale e drammatico. Meno entusiasmo per i due contrabbandieri: Jan Antem, Dancairo e Vincent Ordennau Remendado; meglio la Mercédes di Alessia Nadin e la Frasquita di Daniela Cappiello.
Il 58enne baritono slovacco Dalibor Jenis, Escamillo, seppure applauditissimo è parso sotto tono: in lieve difficoltà in zona grave e con qualche slittamento d’intonazione negli acuti, specie nella ripresa finale e fuori del celeberrimo “Toreador” come richiamo a Carmen a fine terzo atto. Molto bene, piuttosto, la Micaela di Pretty Yende, 39enne soprano sudafricano di formazione italiana e prediletta allieva di Montserrat Caballé. Voce limpida, timbro piacevolissimo e ottima fraseggiatrice: l’aria del terzo atto le ha meritato un puntuale trionfo. Particolarmente in forma il genovese Francesco Meli, classe 1980: il suo Don Josè possiede tutte le qualità, fisiche e vocali; una partecipazione attoriale rimarchevole, un canto sicuro, lanciato sia nell’acuto di forza che trattenuto in un uso accattivante delle mezze voci. Nel duetto con Micaela ha saputo cogliere l’esatto stile emettendo suoni misti ed un sognante falsetto. Ça va sans dire, applauditissimo sia dopo l’aria del fiore che alla ribalta finale.
Sorpresa gradevolissima, infine, per la bravura della protagonista, il 37enne mezzosoprano russo Alisa Kolosova, quasi sconosciuta in Italia dove pure ha partecipato nel 2009 al ROF ne Il viaggio a Reims, nei panni di Melibea ed in un’unica apparizione a Roma. Si legge nel curriculum che dopo gli studi a Mosca, è stata ospite all’Opera di Vienna e che ha iniziato la carriera cantando soprattutto Mozart, diretta pure dal Maestro Muti. Benarrivata, dunque! Voce ricca di armonici, imponente ed “areniana” sotto tutti i punti di vista, preziosa per colore, estesa sia in zona grave, piena e corposa, che in acuto, sicuro e brillante, ha convinto anche per la bella resa interpretativa, ricca di pathos, ma anche di un’ironia civettuola, a momenti sarcastica, che le ha garantito meritatissime ed autentiche ovazioni. Da non perdere assolutamente di vista.
Andrea Merli