LAS PALMAS DI GRAN CANARIA: Nabucco – Giuseppe Verdi, 18 giugno 2024
NABUCCO
Giuseppe Verdi
Direttore Miguel Ángel GÓMEZ-MARTÍNEZ
Regia Carlo Antonio DE LUCIA
Personaggi e Interpreti:
- Nabucco Ariunbaatar GANBAATAR
- Abigaille Ekaterina SEMENCHUK
- Ismaele Fabián LARA
- Zaccaria Abramo ROSALEN
- Fenena Fleuranne BROCKWAY
- Anna Eduvigis SÁNCHEZ
- Sacerdote di Belo Jeroboám TEJERA
- Abdallo Gabriel ÁLVAREZ
ORQUESTA FILARMÓNICA de GRAN CANARIA
CORO del FESTIVAL de ÓPERA Direttore Olga SANTANA.
Producción ACO en colaboración con Opera Production CD
Teatro Pérez Galdós, 18 giugno 2024
Ultima opera in cartello della 57esima stagione ACO, Amigos Canarios de la Ópera, intitolata all’illustre tenore canario Alfredo Kraus, Nabucco ha riscosso uno schietto successo con punte trionfali verso i principali interpreti, gratificati anche da prolungati applausi in corso d’opera, dopo le arie e concertati più noti; ivi compreso il celeberrimo, pure in Spagna, coro “Va pensiero”, eseguito alla perfezione dal coro del Festival de la Ópera, istruito come sempre dalla solerte Olga Santana e arricchito dalle voci maschili del coro de la OFGC (Orquesta Filarmónica di Gran Canaria) a sua volta guidato da Luis García Santana, di cui a grande richiesta e per gli incerssanti applausi si è concesso il “bis”.
Otimo la direzione del veterano Maestro granadino Miguel Ángel Gómez Martínez, di lunga carriera internazionale, il quale non di meno debuttava nella stagione ACO. Lavoro accurato con l’ottima Orquesta Filarmónica, sostegno sicuro per i solisti mantenendo sempre un eccellente equilibrio sonoro in maniera di non coprire le voci. Queste, per la verità, assai generose anche nei ruoli di fianco. Iniziando dalla Anna di ottima proiezione e musicalmente precisa, ivi compreso il Do acuto che le viene affidato nell’ultimo concertato dove si trova ad essere soprano solista: al secolo Eudvigis Monagas, di Gran Canaria. Così pure il tenore di Telde Gabriel Álvarez, qui Abdallo, mentre della vicina isola di Tenerife è il basso Jeroboám Tejera, Gran Sacerdote di Belo, il quale è ormai lanciato in ruoli di maggior spicco, ivi comprese le parti comiche, ricordiamo un recente e gustosissimo Don Bartolo nel rossiniano Barbiere del circuito catalano.
Il mezzosoprano australiano Fleuranne Brockway, oltre a debuttare a Las Palmas, debuttava pure la parte di Fenena, mettendo in risalto una voce di bello smalto, di ricca estensione e che ha trovato il suo momento di gloria nella preghiera del quarto atto. Squillante Ismaele è risultato il tenore messicano Fabian Lara, voce di timbro pregevole, ottima proiezione, di cui si sentirà parlare nel repertorio lirico in cui gli si prospetta un brillante futuro.
Il basso friulano di Pasiano di Pordenone Abramo Rosalen, ormai in carriera da una ventina di anni, ha raggiunto passo dopo passo un sommo grado di maturità artistica e vocale: il suo Zaccaria si impone per la nobiltà ed autorevolezza del canto, controllato nell’emissione e completo nell’estensione, raggiungendo con pienezza di suono la zona grave e pure aggredendo facilmente l’acuto, al suo debutto alle Canarie ha ottenuto un lusinghiero e condivisibile successo personale.
L’artista russa Ekaterina Semenchuk, ufficialmente mezzosoprano, ha dimostrato di possedere un’invidiabile estensione nella parte di Abigaille, laddove i Do acuti sono stati lanciati con generosa potenza e disarmante facilità. Bene su tutta la linea, ivi compresa un’interpretazione trascinante, nonostante nella fonazione scaturisca a tratti la sua origine slava. Festeggiatissima dal pubblico, che la ha accolta alla ribalta finale con autentiche ovazioni.
Il trionfo è arriso pure al 35enne protagonista, il baritono mongolo Ariunbaatar Ganbaatar, il quale, sulla strada tracciata del connazionale Amartüvshin Enkhbat, è giunto dal lontano Oriente a miracol mostrare. La voce è autentico velluto: morbida, suadente, di colore ambrato, estesa e usata con tecnica sopraffina. Si potrà, giusto per dire che non è plusquam perfetto, rimproverargli un fraeggio ancora un po’ inerte, ma come si dice dalle mie parti… averne di questi artisti “acerbi”. Per altro, rispetto alla precedente prova in cui lo si è ascoltato (sempre qui a Las Palmas, l’anno scorso quale Amonasro in Aida) ha fatto passi da gigante, raffinandosi ultriormente. Diamogli il tempo di sciacquare i panni in Arno, e avremo un altro “fenomeno” vocale tra i più richiesti e ammirati. Con cosa vengano allattati i baritoni in Mongolia rimane un segreto che andrebbe… brevettato!
Infine lo spettacolo, accolto ancora una volta, con soddisfazione e calore da parte del numeroso pubblico attratto dal popolare titolo verdiano. Il regista Carlo Antonio De Lucia fa sua la massima, purtroppo disattesa dai più, “la miglior regia è quella che non si vede”. Si straccino pure le vesti i difensori dell’originalità a tutti i costi, e cioè a prezzo di sacrificare con la drammaturgia la volontà degli Autori, un allestimento “tradizionale” certo, nel senso della più confermata e conosciuta firma italiana, ma chiaro e anche dinamioco nello svolgersi della trama, nel far comprendere i rapporti conflittivi tra i vari personaggi. Coadiuvato per la scena dal giovane Riccardo Reggiani, il quale ha disegnato una scena praticamente fissa dominata da un’imponente costruzione su cui le proiezioni, ivi compresa quella dell’idolo pagano che si sgretola, l’hanno fatta da padrone con immagini suggestive. Belle le luci di Grace Morales e ricchi i costumi di Claudio Marin, ingran parte provenienti dal Teatro Massimo di Palermo.
Già annunciata la prossima stagione 2025: Puccini con Il Tabarro e Le Villi aprirà in febbraio, seguirà Carmen di Bizet in marzo; poi a seguire, a ritmo mensile, Don Giovanni, Traviata e Madama Butterfly. “Dios mediante”, come si dice in Spagna, ne riferiremo puntualmente.
Andrea Merli