Venezia IL DIARIO DI UNO SCOMPARSO – Leos Janacek LA VOIX HUMAINE – Francis Poulenc

Venezia IL DIARIO DI UNO SCOMPARSO – Leos Janacek LA VOIX HUMAINE – Francis Poulenc

 

Venezia – Teatro Malibran

IL DIARIO DI UNO SCOMPARSO – Leos Janacek

LA VOIX HUMAINE – Francis Poulenc

Nuovo allestimento FONDAZIONE TEATRO LA FENICE

  • Regia: Gianmaria Aliverta
  • Scene: Massimo Checchetto
  • Costumi: Carlo Tieppo
  • Disegno Luci: Fabio Berettin

DIARIO DI UNO SCOMPARSO

Personaggi e Interpreti:

  • Jan: Leonardo Cortellazzi
  • Zefka: Angela Nicoli
  • Tre Donne: Loriana Marin, Gabriella Pellos, Alessandra Vavasori ( 6, 10, 13) Emanuela Conti, Marta Codognola, Paola Rossi ( 8, 11)
  • Mimo: Francesco Bartolozzo

Pianoforte:  Francesco Bartolozzo

LA VOCE UMANA

Personaggi e interpreti:

  • Lei: Angeles Blanca Gulin
  • Mimo: Francesco Bartolozzo

Maestro concertatore e Direttore d’Orchestra: Francesco Lanzillotta

Orchestra del Teatro La Fenice

 

DitticoIl Teatro La Fenice offre in questi giorni un inusuale dittico, assemblando due titoli e due stili che, seppur quasi contemporanei, distano tra loro per sensibilità, tematica e stile compositivo. Non si vuole in questa breve cronaca entrare nella disanima delle due pieces, Il diario di uno scomparso del ceco Leos Janacek, ciclo di liriche pensato per voce di tenore, con la partecipazione di un contralto, tre voci femminili fuori scena a mo’ di coro e con il solo accompagnamento pianistico, composto tra il 1917 ed il ‘19 e la più frequentata La voix humaine, di Francis Poulenc nel 1958.

Piuttosto si vuole testimoniare il felice debutto lagunare del “pupillo” Gianmaria Aliverta, celebre ormai internazionalmente per aver varato l’opera “low cost” con la sua giovane compagnia VoceAllOpera, operativa ormai da quattro anni a Milano in varie sedi, dal periferico Teatro Rosetum ai centralissimi Teatro Nuovo e Teatro Filodrammatici. Ingredienti, a Milano e sempre, l’entusiasmo, la voglia di imparare e crescere lavorando a tutti i costi, anche pagandosi le stagioni, facendo i più disparati mestieri, dal corista al… cameriere nelle pizzerie in riva al lago Maggiore.

E dunque siamo arrivati alla laurea con il Teatro La Fenice, anche se distaccato al Teatro Malibran, dopo aver sostenuto a pieni voti, di critica e quel che più conta di pubblico, l’esame di maturità a Martina Franca, nel Chiostro di San Domenico con una vitalissima e altrettanto godibile edizione de L’incoronazione di Poppea.

Anche in questo caso con il massimo dei voti e la lode. E non ci si vergogna della propria partigianeria, quando è abbondantemente giustificata da un giudizio unanime pure in questo caso. Low cost, ma con qualche spicciolo in più – ammettiamolo pure – questo allestimento che unisce con un’azzeccatissima idea drammaturgica le due composizioni. Del resto il direttore artistico Fortunato Ortombina ed il sovrintendente Cristiano Chiarot hanno scelto Aliverta anche per questa sua … specialità! Impianto unico, con un cambio scena tra lo Scomparso e la Voix, minimale quel tanto che basta, ma ricco di attrezzo, firmato da Massimo Cecchetto; i costumi appropriati di Carlos Tieppo, con l’aggiunta di un prezioso tatuaggio dipinto sulla schiena di Zefka, nell’opera di Janacek, le luci dosate alla perfezione di Fabio Barettin, completano il tutto.

Cosa si è inventato il buon Gianmaria? Che l’amore, forza universale, sia il leitmotiv drammaturgico tra la storia del contadino che scappa di casa inseguendo una procace zingara e la donna, volutamente senza nome – ma tutti sappiamo che essa rappresenta sia Jean Cocteau che Francis Poulenc, alla stregua di Flaubert che dichiarava “Bovary c’est moi” – che dialoga al telefono con l’ex amante, in procinto di sposare un’altra. Infatti, grazie all’azione di un bravo attore-mimo, Francesco Bortolozzo, che ha il grande merito di recitare a tempo di musica in entrambe le opere, il contadino e la zingara sono la “causa innocente di ogni sventura” che nella seconda parte vede il telefono quale terzo interlocutore. Nel capolavoro di Poulenc in una asettica sala d’aspetto, la donna è alle prese con il cellulare, ma spesso dialoga tra sé e sé, in preda a visibile shock. Solo alla fine, come in un giallo di Agatha Christie girato da Alfred Hitchcock, si viene a scoprire che delira dopo aver ucciso l’amante; nell’attimo in cui sta per essere ammanettata, con mossa furtiva strapperà la pistola all’agente togliendosi la vita.

Ottima la prova musicale. Nel Diario di uno scomparso grazie all’apporto pianistico, calibrato e puntuale, del Maestro Claudio Marino Moretti, esecutore in scena dietro un velario di spalle ai cantanti, e soprattutto per la prestazione precisa del tenore Leonardo Cortellazzi, che si è prodigato in ceco dialettale, saettando dalle note centrali al Do acuto, per giunta tenuto per diverse battute. Con lui si è apprezzata la bella presenza ed il bel timbro contraltile di Angela Nicoli e pure le voci interne, costituenti il coretto femminile, di Loriana Marin, Gabriella Pellos e Alessandra Vavasori.

Nella Voix si è ben difesa l’orchestra del Teatro La Fenice diretta con assoluta autorità dal bravo Francesco Lanzillotta, in perfetta simbiosi con la voce della protagonista, una non meno che sensazionale Angeles Blancas, che ci ha fatto idealmente ricordare la Magnani nel celebre film del 1948 diretto da Rossellini e l’intramontabile Magda Olivero, proprio qui a Venezia e correva il 1970, nella versione italiana tradotta da Fabio Testi. La Blancas ha sfoggiato tutto un repertorio di sentimenti e vocalità: dalla disperazione più estraniata ai bordi della pazzia, alla capacità di dare senso ai sussurri ed alle pause, senza rinunciare mai al canto, anche spiegato e quindi lirico in dolci abbandoni. Così come nella Sagrestana della precedente Jenufa al Teatro Comunale di Bologna, conosce ben poche rivali in questo specifico campo.

Trionfo prevedibile, per la presenza di un pubblico di “pochi – numericamente – ma buoni”. Molti gli “incondizionali” del giovane Aliverta piombati al Malibran un po’ per celia, poiché con lui il divertimento è sempre garantito: lo sa benissimo pure il suo “angelo custode”, la Dottoressa Morosini, immancabile e sponsorizzante presenza in tutte le manifestazioni di VoceAllOpera. Abbiamo così festeggiato quello che in termini da ex-sessantottino, quale per ragioni anagrafiche sono, recita: “c’est n’est  qu’un début, continuons le combat!”  

Andrea Merli

 Intervista: GIANMARIA ALIVERTA
 Intervista: ANGELES BLANCA GULIN

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