PALMA DI MAJORCA: La bohème – Giacomo Puccini, 20 febbraio 2023
LA BOHÈME
Giacomo Puccini
Direzione musicale Matteo Beltrami
Regia Leo Nucci
Assistente di regia Salvo Piro
Personaggi e Interpreti:
- Mimi Lianna Haroutounian
- Rodolfo Andrei Danilov
- Marcello David Menéndez
- Musetta Marga Cloquell
- Schaunard Tomeu Bibiloni
- Colline Manuel Fuentes
- Alcindoro/Benoit Jorge Tello
Coro di voci bianche del Teatro Principal
Coro del Teatre
Direttore Principale Francesc Bonnín
Orchestra Sinfonica delle Isole Baleari
Scenografia Carlo Centolavigna
Costumista Artemio Cabassi
Luci Claudio Schmid
Fotografia e video Josep Maroto
Teatre Principal, 20 febbraio 2023
Il Teatre Principal di Palma di Majorca vanta una lunga tradizione operistica, basta osservare nell’atrio i numerosi manifesti ottocenteschi che annunciano titoli ambiziosi, molti ormai desueti, di Meyerbeer L’Africana e Dinorah, ma anche La forza verdiana e addirittura La Walkiria e Sigfrido di Wagner. La stagione 2023 si è aperta con la popolare Bohème registrando un prevedibile “tutto esaurito” e richiedendo, addirittura, l’aggiunta di una quarta recita alle tre previste e così, con la “generale” aperta al pubblico se ne sono totalizzate cinque. Inutile che gli “annoiati”, come io amo definire melomani e critici ansiosi di gustare rare “Delikatessen” liriche, arriccino il naso: il famigerato repertorio è sempre una carta vincente sul vasto pubblico.
Specie se offerto con una messa in scena fedele alle didascalie e all’epoca in cui l’opera è ambientata. In questo caso si è optato per la ripresa di un allestimento ampiamente collaudato e personalmente apprezzato al teatro di Modena firmato per la “mise en scéne”, come lui ama definire, da Leo Nucci il quale, tuttavia, non era presente delegando alla regia il preciso e fedele suo assistente Salvo Piro. Uno spettacolo con guizzi di originalità, per esempio all’inizio del secondo atto preceduto dalla breve azione di un suonatore ambulante, accompagnato da bimba questuante, che con la fisarmonica accenna il valzer di Musetta; cacciati subito da un “Flic” ritornano in scena con Musetta. Piccoli dettagli, compresa l’esibizione degli acrobati ed equilibristi davanti al Caffè Momus, che senza sconvolgere la drammaturgia originale contribuiscono a creare “colore” locale. Scene di Carlo Centolavigna, luci di Claudio Schmidt il tutto arricchito dai preziosi costumi di Artemio Cabassi, particolarmente apprezzati quelli della elegantissima Musetta.
La Orquestra Simfónica de Les Illes Balears conferma la innegabile qualità e compattezza sotto la guida sicura e curata di Matteo Beltrami, il quale ha sempre d’occhio il palcoscenico ed ai solisti offre un sostegno ed un accompagnamento ideali, senza perciò rinunciare ad una lettura spedita, dinamica e teatralissima. Ottima pure la prestazione del coro, istruito da Francesco Bonnin, compreso quello delle voci bianche a sua volta preparato da Llorenç Bonet e bene pure la banda che ha fatto la sua comparsa in scena alla fine del secondo atto.
Omogeneo il cast dove si sono fatti valere ottimi elementi spagnoli iniziando dalle valide voci tratte dal coro: Parpignol, Manuel Velasco, il Venditore di prugne, Jordi Fontana, i doganieri Antoni Cabot e Tòfol Cladera. Ottimamente caratterizzati e ben cantati sia Benoit che Alcindoro dal baritono Jorge Tello. Una voce da tenere d’occhio quella del giovane basso Manuel Fuentes, un Colline molto apprezzato; voce ben proiettata e musicalmente ineccepibile lo Schaunard di Tomeo Babiloni e molto solido vocalmente, intenso interpretativamente, il Marcello del baritono David Menéndez. Brillante e simpatica, ma anche giustamente accorata nel finale, la puntuale Musetta del soprano Marga Croquell.
Nella parte dalla “fioraia” Mimì il pubblico ha molto apprezzato, con applausi dopo le arie e un’accoglienza calorosa alla ribalta finale, il soprano armeno Lianna Haroutounian, consumata artista di ormai consolidata carriera internazionale dal bel timbro lirico e convincente fraseggio. Molto interessante, sebbene non nel pieno delle forze in quanto reduce da un’influenza stagionale, il tenore russo Andrei Danilov, Rodolfo dal timbro assai bello, senza problemi negli acuti compreso il fatidico Do della “speranza” nell’aria del primo atto, comprensibilmente un po’ corto nei fiati. Ma indubbiamente è stato, almeno per il sottoscritto che non lo aveva mai inteso prima, la grata sorpresa della serata. Serata conclusa con ripetute ed interminabili chiamate in palcoscenico. Eh, quel diavolo d’un Puccini!
Andrea Merli