BARCELLONA: Il trovatore – Giuseppe Verdi, 7 novembre 2022

BARCELLONA: Il trovatore – Giuseppe Verdi, 7 novembre 2022

IL TROVATORE

Giuseppe Verdi

Direttore Riccardo Frizza
Regista teatrale Àlex Ollé

Personaggi e Interpreti:

  • Conte di Luna Juan Jesús Rodríguez
  • Leonora Saioa Hernández
  • Azucena Ksenia Dudnikova
  • Manrico Vittorio Grigòlo
  • Ferrando Gianluca Buratto
  • Ines Maria Zapata
  • Ruiz Antoni Lliteres

Scenografia Alfonso Flores
Progettazione di costumi Lluc Castells
Assistente alla progettazione dei costumi José Novoa

CoproduzioneOpéra National de Paris e Opera Nazionale Olandese (Amsterdam)
Coro del Gran Teatre del Liceu (Pablo Assante, direttore)
Orchestra Sinfonica del Gran Teatre del Liceu

Gran Teatre del Liceu, 7 novembre 2022


Si torna al Liceu per l’ultima recita del primo cast di questo Trovatore, di cui ho già scritto riferendomi al cast alternativo. L’attrazione principale, inutile nascondersi dietro un dito, essendo costituita dal debutto di ruolo di Vittorio Grigòlo, tenore romano celebre per la sua esuberanza vocale e scenica. Va detto subito che ha mantenuto e anzi superato le più rosee aspettative, facendo sfoggio e dando libertà alla sua generosa e bella voce, decisamente ricca di armonici e ben emessa, donando pure una credibile vitalità al romantico trovatore: bello, aitante e giovane. Gli vanno anche riconosciute abilità nel fraseggio, nel cercare colori ed intenzioni a costo di strafare il più delle volte in una recitazione esagitata, mercuriale all’estremo: ma forse lì sta il suo bello. La “pira” abbassata di tono non molesta più di tanto, anche se non è solo questione dell’acuto (un Si al posto del Do di petto in fin dei conti lo hanno praticato per anni illustri predecessori, per tutti l’adorato Bergonzi) ma dell’intera tonalità del brano. Piuttosto si è sofferto con Riccardo Frizza, il quale ha superato sé stesso in pazienza e sostegno nell’inseguire le bizzarrie di Manrico. Il quale durante l’aria “Ah sì ben mio” ne ha combinate di ogni, fermandosi, interrompendo la linea musicale, tenendo corone e cercando a tutti i costi l’effetto che poi, va detto, gli ha guadagnato la prima grande ovazione, seguita da un tripudio di applausi alla ribalta finale dove, come è suo solito, Grigòlo si è prodotto in un autentico show per i ringraziamenti. Ciò detto, sono del parere che questi “fenomeni” contribuiscano alla linfa vitale del teatro e mantengano accesa l’attenzione del pubblico anche a rischio di creare tifoserie da stadio. Tanta energia ed entusiasmo si è diffusa ed ha contagiato i colleghi, i quali lo hanno riconosciuto apertamente: preoccupati all’inizio per l’imprevedibilità del cavallo scalpitante, si sono poi lasciati trascinare dalla sua prepotente personalità ed hanno fornito tutti delle prove ottime. Iniziando dalla bravissima Saioa Hernández, Leonora, che alle prime recite ha cantato affetta da una tremenda tracheite, ma che all’ultima a cui si riferisce la cronaca è parsa perfettamente ristabilita ed in forma splendida. Benissimo in tutto il corso d’opera, coinvolgente e partecipe specie nell’ultimo atto dove ha cesellato un ammirevole “D’amor sull’ali rosee” risultando commovente nello splendido finale, tenuto in punta di bacchetta con delle sonorità da sogno da Frizza. Sono piaciuti e molto sia il solido baritono spagnolo Juan Jesús Rodríguez, Conte di Luna, che ha cantato con grande padronanza vocale e scenica, scatenando un lungo applauso dopo l’aria “Il balen del suo sorriso”, che il giovane mezzo soprano russo Ksenia Dudnikova, pure lei debuttante nel ruolo di Azucena: voce imponente, completa e piena in basso, solida in acuto con un italiano già buono e una bella intenzione di fraseggio e di ricerca di colori. Piaciuto pure il sonoro Ferrando del basso Gianluca Buratto; in confronto del collega che lo ha preceduto sembrava avesse una voce fin troppo presente e generosa. Bene al solito i comprimari: questa volta mi sono documentato ed ho scoperto chi ha eseguito le parti del Vecchio zingaro e del Messo, rispettivamente il basso Dimitar Darlev ed il tenore Nauzet Valerón; certo, artisti del coro ma che non per ciò vanno taciuti visto che hanno ottemperato con ottimi risultati l’impegno richiesto, mi e gli auguro pagato con un plus. Si ripari così ad un torto subito in cartellone e nel programma di sala.

Andrea Merli

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