PIACENZA: Mefistofele – Arrigo Boito, 16 ottobre 2022

PIACENZA: Mefistofele – Arrigo Boito, 16 ottobre 2022

ARRIGO BOITO
Mefistofele

opera in un prologo, quattro atti e un epilogo


direttore Francesco Pasqualetti
regia, scene e costumi Enrico Stinchelli

Personaggi e Intepreti:

  • Mefistofele Simon Lim
  • Faust Antonio Poli
  • Margherita – Elena Marta Mari
  • Marta Eleonora Filipponi
  • Wagner Paolo Lardizzone
  • Pantalis Shay Bloch
  • Nerèo Vincenzo Tremante

luci e video Angelo Sgalambro
coreografie Michele Merola
ORCHESTRA FILARMONICA ITALIANA
CORO LIRICO DI MODENA | CORO DEL TEATRO MUNICIPALE DI PIACENZA
maestro del coro Corrado Casati
VOCI BIANCHE DEL TEATRO COMUNALE DI MODENA
maestro voci bianche Paolo Gattolin

 

Teatro Municipale, 16 ottobre 2022


Il Mefistofele o si ama o si odia: per accettarlo è necessario quasi un atto di fede, un salto della ragione e della ragionevolezza.” Con questa dichiarazione dalle pagine del programma di sala distribuito al Teatro Municipale di Piacenza, Francesco Pasqualetti, direttore d’orchestra, dà fede del suo incondizionato amore per questo manifesto della Scapigliatura milanese, movimento sorto verso la seconda metà del XIX° secolo a Milano e di cui Arrigo Boito fu uno degli esponenti più autorevoli. Manifesto che, in qualche modo, ne costituì pure l’epitaffio, poiché l’opera, nella sua prima mastodontica versione, fu accolta da un clamoroso fiasco alla sua “prima” il 5 marzo 1868 alla Scala e costrinse l’Autore ad un serio ripensamento, revisione e riduzione, che la portò al definitivo successo ed affermazione nella, ai tempi, “progressista e wagneriana” Bologna il 4 ottobre del 1875. Seppure, a quanto risulta dal libretto poiché lo spartito originale è andato perso, l’opera abbia perso la primitiva dirompente e scapigliata forma teatrale, la versione giunta a noi è pur sempre di forte impatto. Pasqualetti si avvale poi delle indicazioni che gli fornisce una rarissima partitura a stampa, antecedente alle modifiche apportate da Toscanini, quasi che per il celebre direttore Boito avesse “osato troppo”; seguito con grande slancio dall’ottima Orchestra Filarmonica Italiana, ne offre una lettura avvincente e che, grazie anche allo svolgersi fluido della regia, rende completamente lo spirito e le emozioni  che nel Mefistofele, seppure guardato sempre con lieve sospetto dalla critica togata, hanno da sempre raggiunto e conquistato il vasto pubblico. Pasqualetti, il quale pure vanta come Boito una passione letteraria con la pubblicazione per i tipi della Rizzoli del romanzo “La Regina della Notte”, si butta a capofitto in quest’orgia di suoni, colori e reminiscenze; una musica fortemente e volutamente contaminata di quel “wagnerismo” allora di grande novità, sottolineato dalle indicazioni quasi espressionistiche di “violento”, “vertiginoso”, “vaneggiando” presenti nello spartito.

Lo sforzo musicale, frutto di una collaborazione tra i Teatri di Modena e Piacenza che hanno fuso per l’occasione i due cori istruiti benissimo, va aggiunto, dal Maestro Corrado Casati, a cui si è unito quello delle voci bianche del Comunale di Modena guidato da Paolo Gattolin, richiede pure un pizzico di follia per i cosiddetti “teatri di tradizione”, vuoi per il budget risaputamente risicato, vuoi per la gestione dei palcoscenici, privi di tecnologie avanzate, e la gestione di circa 180 persone tra masse e solisti. L’operazione, visti i risultati, si è dimostrata assolutamente vincente.

La regia è firmata in toto da Enrico Stinchelli, il quale sceglie, come è sua abitudine, la strada del rispetto per l’opera e per l’autore, cercando di non stravolgere il contesto in cui l’azione si svolge, impegnando lo staff creativo sul gioco di luci e proiezioni dinamiche, insomma la tecnologia al servizio della tradizione. Grande lavoro quello del responsabile luci e video, Angelo Sgalambro e pregevoli pure le coreografie di Michele Merola e dei danzatori Agora Coaching Dance. Il Prologo corrisponde alla Creazione dell’universo, sull’Ave Maria la nascita di Adamo ed Eva e quindi la loro cacciata dal Paradiso terrestre. Resa con grande efficacia la kermesse a Francoforte e dopo il “patto” tra Faust e Mefistofele, il “volo” sul mantello fatato del Diavolo; il Sabba infernale è concepito come un grande, cruento rito satanico in cui il mondo viene sbeffeggiato attraverso i suoi eterni mali: le guerre, gli olocausti, ecc. Il Sabba classico fa fede alla definizione ed il manicheo trionfo del Bene sul Male, reso nell’Epilogo con l’ipocrita strumentalizzazione del Vangelo da parte di Faust, il quale ha sfruttato a suo favore, con compiendo varie scelleratezze, il patto con Mefistofele. Questi, in definitiva, diventa così il personaggio più simpatico dell’opera, come spesso accade nella vita quando ci si ritrova a fare il tifo per i “cattivi”! Tutto ciò reso da Stinchelli con una lettura esemplare, volutamente didascalica e senza tentare ulteriori sovrastrutture che, in questo caso, sarebbero solo fuorvianti. Del resto, al figlio di Margherita finito morto in lavatrice ci aveva già pensato Ken Russell a Genova nel 1987 e dunque oggi non sarebbe più una novità.

Sul versante vocale pure ottime notizie: senza ricorrere a grandi nomi, si è allineato un terzetto di bravissimi interpreti per i tre ruolo dei protagonisti. Iniziando dal basso koreano Simon Lim, ormai in carriera e meritevole di lode incondizionata, tanto per la bella linea di canto in cui sfoggia una voce piena, ragguardevole per estensione e per ricchezza di armonici, quanto per la esuberante interpretazione, fischio compreso, in cui non è mancato il tocco ironico e sarcastico che rende il personaggio un “diavolaccio” tutt’altro che terrorizzante. Ha superato la prova in una parte ambita ed appannaggio dei più grandi bassi, dimostrando tutta la sua bravura scenica e musicale.

Una sorpresa, per il sottoscritto che non aveva avuto ancora l’occasione di apprezzarlo, il giovane tenore di Viterbo Antonio Poli. Voce squillante, timbro bello e generoso, presenza scenica accattivante, ha tutte le carte per imporsi sulla scena e non solo italiana. Un margine di maturazione interpretativa glielo si concede, ma venire a capo con tanta intensità sia alla prima aria, “Dai campi, dai prati” e poi nell’ultima, “Giunto sul passo estremo” non è da tutti; è pure piaciuto e molto in corso d’opera, sia duettando con Mefistofele che con Margherita in un intenso e sognante “Lontano, lontano”. Bravo, da non perdere d’occhio!

Marta Mari, soprano di Brescia e, piace ricordarlo, allieva di Daniela Dessì, della sua Maestra ha acquisito i segreti di una tecnica perfetta: emissione che le consente messe in voce, pianissimi di grande pregio, ed ora anche una notevole capacità espressiva. La sua emozionante e coinvolgente esecuzione dell’aria “L’altra notte in fondo al mare” le ha garantito un primo lungo ed insistito applauso a scena aperta; è piaciuta molto sia nella scena del giardino, condivisa con la procace e molto in parte Marta del contralto Eleonora Filipponi, dalla solida vocalità, che poi nei panni di Elena di Troia, caratterizzando bene le differenze, vocali e sceniche, delle due parti.

Notevole il bravo tenore Paolo Lardizzone, Wagner e bene pure nei meteorici ruoli tanto Shay Bloch, Pantalis che Vincenzo Tremante, Nereo.

L’affollato Teatro Municipale alla recita domenicale ha risposto con grande entusiasmo, e non poteva essere da meno in questa “dorata provincia” dove con tenacia e tanta voglia di fare musica si tiene alto il livello della cultura in Italia.

Andrea Merli

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