NAPOLI: I puritani – Vincenzo Bellini, 16 settembre 2022

NAPOLI: I puritani – Vincenzo Bellini, 16 settembre 2022

I PURITANI
Opera seria in tre atti
Libretto di Carlo Pepoli
Dal dramma storico Têtes rondes et Cavaliers
di Jacques-François Ancelot e Joseph Xavier Boniface
Musica di Vincenzo Bellini
Edizione critica a cura di Fabrizio Della Seta


Direttore Giacomo Sagripanti

Personaggi e Interpreti:

  • Elvira Valton Lisette Oropesa
  • Lord Arturo Talbo Xabier Anduaga
  • Sir Riccardo Forth Davide Luciano
  • Sir Giorgio Valton Gianluca Buratto
  • Lord Gualtiero Valton Nicolò Donini
  • Sir Bruno Roberton Saverio Fiore
  • Enrichetta di Francia Chiara Tirotta

Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo
Maestro del coro José Luis Basso
Esecuzione in forma di concerto

Teatro di San Carlo, 16 settembre 2022


Prevista in un primo tempo in forma scenica, finalmente proposta in versione di concerto, I Puritani, ultima opera di Vincenzo Bellini ha ottenuto un successo che non si esagera nel definire apoteosico, con tanto di “Bis” del celeberrimo duetto tra baritono e basso del secondo atto, “Suoni la tromba e intrepido” (equivalente bellinina del “Va pensiero” per il valore patriottico tuttora valido e per il grido alla “libertà”) e una irrefrenabile standing ovation del publico quasi impazzito, corso sotto il palco ad applaudire e ringraziare i visibilmente emozionati e felici interpreti.

Tra di loro forse il più coinvolto emozionalmente il Maestro del Coro José Luis Basso, prossimo ad abbandonare il Teatro di San Carlo per il nuovo incarico al Teatro Real di Madrid. Molto amato da tutti i melomani, e non solo napoletani, i quali dopo il “fenomeno Maradona” adorano in particolare tutto ciò che è argentino. Alcuni stringendogli le mani in tono quasi di supplica, invocando: “non te ne andare!”. Ovviamente sugli scudi lo splendido lavoro del coro e così la fantastica orchestra del Teatro, elementi fondamentali alla splendida riuscita della serata.

Merito precipuo di Giacomo Sagripanti, il quale è prossimo alla trasferta a Bilbao per dirigere il 15 de ottobre sempre I Puritani. Il preparatissimo Maestro ha offerto una edizione praticamente integrale, aprendo i tagli “di tradizione” – quelli che in tempi nemmeno poi tanto remoti hanno ridotto la magnifica partitura a poco più di un’abbondante selezione dell’opera. Si sono potute così ascoltare tutte le riprese delle cabalette, delle strette nei concertanti. Riaperto pure il terzetto tra Arturo, Enrichetta e Riccardo del primo atto “Se il destino a me t’invola” pagina molto suggestiva che lo stesso Autore escluse a Parigi, per evitare che l’opera risultasse troppo lunga, ma che poi reintrodusse nella “versione Malibran” per il Teatro di San Carlo; soprattutto molto apprezzabile la riapertura del taglio centrale nel duetto tra Arturo ed Elvira nel terzo atto, come di tutti i recitativi, finora mai eseguiti, facendo fede all’edizione critica apprestata da Fabrizio Della Seta. Va lodato il lavoro con i cantanti – cantando tutte le parti, facendo pure le veci di suggeritore! – mantenendo dei tempi a tratti un po’ precipitosi, ma assolutamente condivisibili con il tono militaresco e anche festoso che l’opera possiede, trovando poi i colori, la “tinta” nostalgica e notturna la dove lo spartito le impone.

Il cast non poteva essere meglio assortito ed affiatato, producendosi in una interpretazione che non ha fatto rimpiangere la messa in scena. Va anche detto che a forza di vedere gli spropositi di molte regie ed allestimenti, sia chi firma che buona parte del pubblico tira un sospiro di sollievo nel potersi concentrare solo sulla musica senza dover poi nelle recensioni descrivere l’indifendibile.

Iniziando con le parti di fianco, le quali senza i tagli acquistano maggior risalto, specie per la partecipazione negli assieme. Così il basso Nicolò Donini si è dimostrato un rispettabile Lord Gualtiero Valton e Sir Bruno Roberton ha trovato nella voce del tenore Saverio Fiore il timbro  e la giusta proiezione. Enrichetta di Francia ha avuto una valida interprete nel mezzosoprano  Chiara Tirotta, dalla carriera in crescendo, dotata di una bella voce, morbida e vellutata.

Sir Riccardo Forth e Sir Giorgio sono stati pure affidati a due cantanti emergenti nel panorama italiano, il baritono Davide Luciano, voce perfettamente emessa, completa nell’intera gamma, usata con sapienza e bella linea di canto, e il basso Gianluca Buratto, dalla voce ampia, sonora ed estesa, tanto in zona grave quanto in acuto, solida e potente. Ottimi interpreti per accento e fraseggio, sia negli a solo, il primo nella stupenda aria e cabaletta che aprono l’opera, il secondo nel grande duetto col soprano nel primo atto, poi all’unisono nel battagliero duetto del secondo atto, ripetuto a furor di popolo.

Il folto pubblico all’ultima replica è letteralmente impazzito per i due “eroi” della vicenda, tenore e soprano. Xabier Anduaga la parte di Arturo la aveva già debuttata ne I Puritani a La Coruna circa un anno fa; qui, però, per la prima volta ha affrontato il ruolo nella sua completezza, il ché comporta uno sforzo quasi sovrumano. La tessitura del tenore notoriamente è acutissima, scritta per il leggendario Rubini che sosteneva in falsettone il Fa sopracuto nel “Ella è tremante”, si sviluppa quasi interamente nella chiamata “zona del passaggio”, cioè nel settore più alto della voce. Ciò che stupisce in questo ragazzo 28enne che sciorina Do e Re sovracuti come se si trattasse di una passeggiata, oltre alla bellezza virile del timbro, allo squillo argentino della voce che non conosce nasalità pur essendo tutta in “maschera” e l’intelligenza dell’interprete che gli permette di dominare le dinamiche tra il forte e il pianissimo, l’uso di una tavolozza di colori sfumata e varia in un fraseggio già maturo sottolineato da un accento esaltante, vivace e ben scandito. Dopo l’ingresso “A te o cara” l’applauso è stato già interminabile; con l’adagio “Credeasi misera” ha finito col folgorare il pubblico con autentiche saette vocali.

Lisette Oropesa debuttava nei panni di Elvira, e va sottolineato il cambio di abito eseguito durante il concerto, a seconda delle situazioni sceniche a rimarcare l’eleganza, lo stile e la classe di questa giovane artista. Si tratta di uno tra i pochi casi (Callas? Olivero? Deutekom?) in cui un difetto – in questo caso un percettibile vibrato che si nota di più a freddo, ma a cui ci si abitua presto e non ci si fa più caso – assume la qualità di una personale e riconoscibile peculiarità. Su tutto si impone la tecnica perfetta ed ammirevole, un’emissione e controllo dei fiati esemplari, le “messe in voce” dove la nota passa dal forte” al pianissimo e viceversa. L’estensione, così come il dominio delle agilità, sono un altro suo merito. Ciò che conquista però, al di là delle prodezze vocali, e la squisitezza nell’arte di porgere la frase, la dolcezza del suono e delle intenzioni, che non scivolano mai nel mieloso effettismo. In una parola quell’entrare anima e corpo nell’eroina romantica, l’innocente e folle Elvira, passando della gioia infantile alla pietosa tristezza. Momenti memorabili la polacca, brillantissima, “Son vergin vezzosa”, e il formidabile finale del primo atto, e poi un “Rendetemi la speme” e un “Vien diletto” semplicemente commoventi.

Andrea Merli

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