BARCELLONA: Norma – Vincenzo Bellini, 31 luglio 2022

BARCELLONA: Norma – Vincenzo Bellini, 31 luglio 2022

Norma

opera in due atti di Vincenzo Bellini

su libretto di Felice Romani

tratto dalla tragedia Norma, ou L’infanticide di Louis-Alexandre Soumet (1786-1845)


 

Direttore Domingo Hindoyan

Regia: Àlex Ollé

Personaggi e Interpreti:

  • Pollione Airam Hernández
  • Oroveso Marko Mimica
  • Norma Sonya Yoncheva
  • Adalgisa Teresa Iervolino
  • Clotilde Núria Vilà
  • Flavio Néstor Losán

Scene Alfons Flores
Costumi Lluc Castells
Luci Marco Filibeck

In coproduzione con la Royal Opera House Covent Garden de Londres

Cor del Gran Teatre del Liceu 

Direttore del CoroPablo Assante

Orquestra Simfònica del Gran Teatre del Liceu

Gran Teatre del Liceu, 31 luglio 2022


Ultima di ben dodici recite di Norma, quella di una bollente domenica 31 luglio ha chiuso i battenti del Teatre Liceu che riaprirà in settembre con il donizettiano Don Pasquale.

Per l’occasione si sono allineati due cast e nel ruolo della sacerdotessa druidica si sono alternati ben tre soprano. Il 41enne soprano lettone, Marina Rebeka, l’ho potuto ascoltare alla “prova generale” del giorno 15 luglio. Per correttezza professionale non l’ho recensita, sebbene il teatro fosse aperto al pubblico; si può ripetere il giudizio più che positivo della prova dell’8 marzo 2021 all’Opera di Stato di Ambugo, proprio prima che si imponesse il confinamento da pandemia Covid e che a suo tempo ho recensito in questo sito. La 42enne catalana Marta Mathéu, al suo debutto di ruolo ed al Liceu, che lette le recensioni ho prudentemente evitato, e la 40enne bulgara Sonya Yoncheva, completavano il terzetto.

Liceu Opera Barcellona: Norma – Vincenzo Bellini, photo©David Ruano

Sullo spettacolo che procede dal Covent Garden di Londra, buato implacabilmente al Liceu la sera della “prima” trasmessa per radio, si stenda più che un pietoso velo, una pesante coltre. Il regista Alex Ollé, che è noto per appartenere alla squadra de La Fura dels Baus, traspone l’azione in epoca contemporanea e praticamente in un unico ambiente – salvo l’interno di casa druidica, arredato all’Ikea, ricco di giochi per i pargoli e con televisione al plasma dove si proiettano cartoni animati per distrarli dal duetto tra la madre ed Adalgisa – una selva di crocefissi che costituiscono una sorta di chiesa. Qui si riunisce una setta religiosa (l’Opus Dei?) ed i militari (se tanto mi dà tanto, franchisti) che la sostengono. Norma ne è una sorta di papessa e Adalgisa la sua diacona. Ivi compresi numerosi bimbi in divisa da collegio e poi combinati come tanti piccoli “nazareni”, quelli della processione di Pasqua a Siviglia: si tratta dei Druidi. I due romani, Flavio e Pollione, vi si infiltrano, incappucciati pure loro, ma da lì a capire quale sia il conflitto politico, la dominazione romana prevista dal libretto, ne corre e, di fatto, non si capisce. Norma, comunque la si giri, è il “classico” triangolo amoroso tipico del melodramma, ove al baritono si sosituisce il soprano. Cercare un parallelo con la situazione politica spagnola pre o post franchista, non porta da nessuna parte. E’ semplicemnete fuorviante. Scena di Alfons Flores, costumi (le donne in abito talare non si possono vedere) di Lluc Castells, luci di Marco Filibeck.

Liceu Opera Barcellona: Norma – Vincenzo Bellini, photo©David Ruano

Sempre professionalmente a posto l’ottima orchestra del Liceu ed il magnifico coro, una compagine molto omogenea, istruito con efficacia da Pablo Assante. Domingo Hindoyan, 42enne direttore e violinista armeno-venezolano, nuovo direttore della Royal Liverpool Philharmonic Orchestra, è anche il marito della protagonista. Procede ad una lettura praticamente integrale, con i da capo delle cabalette e la riapertura dei tagli nei concertati, ma non dell’adagio che segue il coro “Guerra guerra”, scegliendo tempi piuttosto atassici, ora veloci e tendenti allo strepito nella sinfonia, ora lenti quasi letargici, specie nei duetti tra Norma ed Adalgisa, ma anche tra Pollione e Norma. In linea di massima sostiene il canto, ovviamente della consorte, ma si tratta di una direzione nell’insieme priva di vera tensione e nerbo.

Le delusioni non terminano qui. Tolti i più che corretti Flavio del tenore Nestor Losan e la Clotilde del soprano Nuria Vilà,  il 35enne basso croato Marco Mimica canta un Oroveso sempre sul forte, trovando solo nel finale degli accenti accorati. La voce così spinta tende già ad oscillare e sarebbe un peccato che un giovane ed in carriera si rovinasse presto. Per la 33enne Teresa Iervolino, mezzosoprano di Bracciano dal colore contraltile, si tratta semplicemente di una scelta sbagliata di repertorio: l’accento, il fraseggio, le intenzioni sono quelle giuste per Adalgisa, ruolo risaputamente concepito per un soprano che, di fatto, dovrebbe poter alternarsi a Norma. In mancanza di un Do acuto sicuro ed emesso a dovere, meglio desistere. E’ vero che sono tre note in tutta l’opera, ma o si ottiene di abbassarne il valore, o meglio evitare suoni che compromettono la linea di canto. Nel caso del 39enne tenore di Tenerife Airam Hernàndez, Pollione, ci troviamo davanti ad un interprete sensibile, che cerca anche colori, usa mezze voci, e dà un’interpretazione convincente dal punto di vista scenico. Deve però, e con una certa urgenza, risolvere il passaggio all’acuto poiché la sua pur interessante ed armonicamente doviziosa voce, inflitta all’inizio dell’opera da un vibrato che è parso mitigarsi nel corso della recita, si ingolfa già sul La acuto e dunque ne limita la possibilità di affrontare un più vasto repertorio.

Liceu Opera Barcellona: Norma – Vincenzo Bellini, photo©David Ruano

Finalmente la Yoncheva, attesa con una certa curiosità dopo i precedenti ascolti, che risalgono all’Imogene ne Il Pirata di Bellini in Scala, ma che annoverano anche in una Violetta a Berlino (quella Traviata in cui l’Annina avrebbe dovuto essere la compianta Luisa Mandelli) ed un concerto lirico a Miscolcz, in Ungheria. L’ho trovata vocalmente provata, forse deconcentrata poiché anche nel testo cantato ci sono stati alcuni svarioni, con l’acuto (parliamo del Do) tendenzialmente gridato e in difficoltà nel modulare il suono in pianissimo, dove tende a calare. Quello che però mi ha dato più fastidio è stata l’imitazione, cosciente o meno, della Callas. Dei difetti della Callas del periodo del declino, con suoni intubati nella ricerca di trovare note gravi. Sull’interpretazione, condita da un grido veristicheggiante sulla parola “indegno” nel finale primo e la ciliegina di un grido aggiunto sulla chiusa d’orchestra, voglio pensare che rientri nello sciagurato disegno registico. Effetti che, va sottolineato, Marina Rebeka ha intelligentemente evitato.

Liceu Opera Barcellona: Norma – Vincenzo Bellini, photo©David Ruano

Ciò detto va anche rimarcato che il teatro era stracolmo e che il pubblico ha decretato un franco successo a tutti, con punte di trionfo verso la Yoncheva dopo la cavatina “Casta diva” e tanto di Standing ovation al finale dell’opera. E ciò in un Teatro dove la Caballé debuttò il ruolo l’8 di gennaio del 1970. Io c’ero, e senza essere un “passatista” me la ricordo bene, ma se ora va bene così, beati tutti.

Andrea merli

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