COMO: La Fanciulla del West – Giacomo Puccini, 14 gennaio 2022

COMO: La Fanciulla del West – Giacomo Puccini, 14 gennaio 2022

La fanciulla del West

Giacomo Puccini

Opera in tre atti. Musica di Giacomo Puccini. Libretto di Guelfo Civinini e Carlo Zangarini.
Prima rappresentazione: New York , Teatro Metropolitan, 10 dicembre 1910
Ed. Ricordi, Milano, Riduzione dell’organico orchestrale a cura di Ettore Panizza

Maestro Concertatore e Direttore Valerio Galli
Regia Andrea Cigni

Personaggi e Interpreti:

  • Minnie, titolare del locale “La Polka” Rebeka Lokar
  • Dick Jhonson, alias Ramerrez Angelo Villari
  • Nick, cameriere de “La Polka” Didier Pieri
  • Jack Rance, sceriffo Sergio Vitale
  • Ashby, agente della compagnia di trasporti Wells Fargo Andrea Concetti
  • Sonora, minatore Valdis Jansons
  • Trin, minatore Antonio Mandrillo
  • Sid, minatore  Federico Cavarzan
  • Bello, minatore Ramiro Maturana
  • Harry, minatore Marco Miglietta
  • Joe, minatore Giuseppe Raimondo
  • Happy, minatore Matteo Loi
  • Larkens, minatore Maurizio Lo Piccolo
  • Billy Jackrabbit, indiano pellirosse Gaetano Triscari
  • Wowkle, la sua donna Candida Guida
  • Jack Wallace, cantastorie girovago Christian Federici
  • José Castro, meticcio, della banda di Ramerrez Marco Tomasoni


Scene Dario Gessati
Costumi Tommaso Lagattolla
Luci Fiammetta Baldiserri

Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano
Coro di OperaLombardia

Maestro del Coro Diego Maccagnola

Coproduzione Teatri di OperaLombardia

Nuovo allestimento

Teatro Sociale, 14 gennaio 2022


Allestire La Fanciulla del West è sempre una bella scommessa, ampiamente vinta da Opera Lombardia, a cui fa capo l’As.Li.Co., con una produzione che ha preso il via dal Teatro Grande di Brescia nell’autunno dello scorso anno e che ora termina il suo fortunato percorso regionale tra il Teatro Sociale di Como ed il Teatro Ponchielli di Cremona, dove andrà in scena il prossimo fine settimana.

Opera di grande fascino musicale, in cui Puccini utilizza temi country americani adattandoli alla sua peculiare scrittura ed inietta al rude dramma originale di Belasco inconfondibili e struggenti melodie, non gode della popolarità che pure si guadagnò al suo debutto al Teatro Metropolitan di New York olte centoundici anni fa.

La Fanciulla del West – foto newreporter©favretto

Impegno musicale, innanzitutto, che ha visto all’opera l’orchestra de “I Pomeriggi Musicali di Milano”, sebbene ristretta nei ranghi poiché si è utilizzata la riduzione approntata de Hector Panizza, indispensabile per i teatri che non hanno un grande golfo mistico, ma soprattutto perché in piena pandemia da Covid si è obbligati al distanziamento anche in buca. Si aggiungano le sostituzioni last minute nell’organico e si intuisca la difficoltà del direttore d’orchestra nel reggerne la guida. Fortunatamente sul podio c’era Valerio Galli, il quale non si esagera a dire che porta Puccini nel DNA oltre che nel sangue. La sua è stata una lettura appasionata ed appasionante, caratterizzata da un ritmo “cinematografico”, che è poi lo spirito di questo western ante litteram, indugiando con passione nei momenti di slancio lirico e sentimentale, senza lasciarsi prendere dal facile sentimentalismo. L’ingresso del cantastorie del campo, Jake Wallace, l’ottimo Christian Federici, è stato uno dei momenti di maggior tensione emotiva – e confesso che io non riesco mai ad ascoltare questo passo senza commuovermi – ma così pure l’arioso di Minnie, la straordinaria Rebeka Lokar entrata prepotentemente nel ruolo con una precisione musicale e padronanza vocale di tutto rispetto, “Laggiù nel soledad”, gran parte del duetto del secondo atto tra Minnie e Dick Johnson, Angelo Villari un tenore che dovrebbe essere preso in considerazione dai più grandi teatri a livello mondiale, squillante in acuto e ardente nel fraseggio, e poi tutto il finale da “Lo vorrai anche tu”, laddove viene da esclamare “quel diavolo d’un Puccini” parafrasando Madama Butterfly, hanno ottenuto dalla direzione di Galli un rilievo ed un’enfasi da incatenarci alla poltrona. Senza dimenticare il resto, ad esempio il succedersi precipitoso delle scene alla Polka nel primo atto e la teatralissima scena della partita a poker nel secondo. Perfetto pure l’apporto del coro, istruito da Diego Maccagnola.

Il cast, oltre ai già menzionati, è parso assai ben assortito e molto rodato: iniziando dal Nick, il barista della Polka, il tenore Didier Pieri ne rende ogni sfumatura, da quella ammiccante e un po’ truffaldina al lato umano che emerge nel secondo e terzo atto. Bella oltre che brava la Wowkle di Candida Guida e così pure Billy Jackrabbit, Federico Cavarzan, nei panni del baro Sid nel primo atto. Autorevole Ashby Andrea Concetti, molto presente il buon Sonora di Valdis Janson, e via via la lunga lista di minatori: lo squillanteTrin di Antonio Mandrillo, l’Harry incisivo di Marco Miglietta e ancora Ramiro Maturana, Bello, Giuseppe Raimondo, Joe, Matteo Loi, Happy, Alessandro Mundula, Postiglione, Maurizio Lo Piccolo nell’implorante cameo di Larkens ed infine l’impetuoso e “bodybilderato” José Castro di Marco Tommasoni.

La Fanciulla del West – foto newreporter©favretto

Una menzione speciale merita il baritono Sergio Vitale nella parte del “cattivo” Jack Rance, lo sceriffo che vorrebbe comprare per mille dollari un bacio da Minnie. Il rischio di renderlo trucibaldo, perdendo di vista il lato umano, il dolore che ne ha indurito il carattere è dietro l’angolo, ma Vitale in virtù di una vocalità morbida e piena, di una linea di canto sempre sotto controllo anche negli inevitabili sfoghi e invettive, ne ha fornito un ritratto che lo redime da ogni malvagità.

La Fanciulla del West – foto newreporter©favretto

Merito, anche, di uno spettacolo molto suggestivo e realizzato con un occhio posto nella necessità di doverlo spostare da una città all’altra, adattandolo a palcoscenici diversi. L’epoca è, pratiamente, contemporanea, una piattaforma girevole, una pedana in pendenza in cui si aprono botole che rappresentano i pozzi della miniera, ma che si adatta con poco atrezzo ai diversi ambienti risultando particolarmente efficace nell’ultimo quadro dove campeggia sospeso in aria l’enorme tronco a cui appendere il malcapitato bandito Ramerrez: scene di Dario Gessati, costumi di Tommaso Lagattolla, illuminazione di Fiammetta Baldisserri.

Su questo impianto il regista Andrea Cigni ha compiuto un ottimo lavoro di bulino nel caratterizzare ogni singolo personaggio, perfettamente individuabile pur confuso nella massa di coro maschile, dando credibilità al tutto, cosa tutt’altro che scontata in questo titolo. Una regia innovativa e ricca di idee che rispondono al libretto ed alla musica: come dovrebbe essere sempre.

Andrea Merli

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